Vi consiglio, ogni tanto, la lettura di www.sondaggipoliticoelettorali.it, naturalmente a patto che vi piaccia giocare con i numeri, le proiezioni e le statistiche della politica. In particolare, il sondaggio SWG pubblicato l’11 maggio scorso, ed effettuato nei giorni immediatamente precedenti, dice una cosa chiarissima. Ossia che l’attuale Parlamento non ha più nulla a che fare con il Paese reale. Infatti, alla domanda “per chi voterebbe alle prossime elezioni politiche?”, il 25% del campione non risponde, mentre il 19% dice che si asterrebbe. Ma, attenzione, fra quelli che voterebbero ben il 32,4% si orienterebbe verso formazioni (5 Stelle in primis, ma anche Sel, Federazione della Sinistra, La Destra ecc…) che oggi non sono presenti alla Camera e al Senato.
A fronte di un quadro simile, il ritornello di chi vorrebbe comunque congelare lo status quo è sempre quello: “Grecia, Grecia, Grecia”. Ossia, se andiamo a votare precipiteremo nell’ingovernabilità, e faremo passi da gigante verso Atene.
Per cui meglio essere governati da tecnici a consenso bassissimo, sostenuti da politici a consenso ancor più basso, piuttosto che precipitare nel baratro.
Chi, invece, pensa che nel baratro ci siamo già pienamente, vorrebbe che ci fosse se non altro, attraverso le urne, un riallineamento tra la volontà popolare e i suoi rappresentanti ufficiali, magari attraverso una legge elettorale il meno possibile disonesta. Primo passo essenziale per tentare di trovare una via d’uscita condivisa dal popolo, e non al popolo imposta (come ormai pare si intenda la democrazia: vedasi alla voce grandi opere, o referendum inapplicati).
Voi da parte state? Mi sa proprio che astenersi e lavarsene le mani, questa volta, sia proprio impossibile.
E. G.