A voi sembra che Alessandria sia in fibrillazione per il ballottaggio elettorale di domenica e lunedì? A me per niente, e lo dico come constatazione, senza rallegrarmene per nulla, anzi.
Ieri, osservando con un’amica alcune vignette un po’ astiose esposte in qualche vetrina cittadina, non ho potuto fare a meno di pensare a quanto invece il sentimento dilagante in città, rispetto alle elezioni di Palazzo Rosso, sia indifferenza mista a rassegnazione. Praticamente tutti si aspettano, da giugno, rincari a raffica, a partire dall’Imu per poi passare attraverso tariffe di asili, servizi sociali, magari Tarsu e quant’altro.
Se sul fronte del centro sinistra c’è comunque una falange di addetti ai lavori e militanti che si sta dando da fare per far tagliare il traguardo da vincitrice a Rita Rossa, nel centro destra il disincanto è addirittura imbarazzante, e anche se il sindaco Fabbio e i suoi fedelissimi formalmente non si danno per vinti, il clima che si respira è già quello del “rompete le righe” e del “si salvi chi può”.
In mezzo, c’è la grande maggioranza degli alessandini, assai preoccupati (come italiani) da quel che sta succedendo a livello nazionale ed europeo, e pochissimo coinvolti da un ballottaggio che si trascinerà comunque fino a lunedì alle 15 (ma perché non si può votare un giorno solo, come in Francia e in tanti altri Paesi?).
Poi, finalmente, Alessandria avrà un nuovo sindaco. Probabilmente votato da un’esigua minoranza di cittadini (scommettiamo: più o meno di 20 mila?)
Scopriremo rapidamente se ci sarà la possibilità anche di un cambio di passo, o se la bandiera di Palazzo Rosso continuerà a sventolare mestamente a mezz’asta, senza progetti da condividere e sogni da realizzare.
E. G.