Studiare è ormai un privilegio?

Puntare ad un’istruzione universitaria, in mancanza di una famiglia in grado di sorreggerti completamente, in Italia è ormai una pia illusione.

Leggo che l’Edisu, ossia l’ente per il diritto (si fa per dire) allo studio della Regione Piemonte, ha ridotto da 20 a 11 milioni di euro le risorse messe a disposizione per le Borse agli universitari. E già se ne parla come di un mezzo successo, rispetto alle previsioni della vigilia.

Qualcuno, guardando all’immediato futuro, sottolinea che l’anno prossimo potrebbe andare molto, molto peggio. Non credo ci sia bisogno di molti commenti, a fronte di notizie come questa (e il Piemonte, naturalmente, è pienamente allineato al trend nazionale). Un Paese che non investe sul futuro della formazione culturale e professionale ha già perso in partenza. Francia e Germania, per citare realtà a noi vicine ma lontanissime, anche di fronte alla crisi si sono ben guardate da “sforbiciare” borse di studio e ricerca, consapevoli che il futuro della collettività è legato a doppio filo all’investimento sui ragazzi.

Da noi invece sempre più stimoliamo i giovani a percorsi di studi brevi, finalizzati a piccoli impieghi e ad attività a basso valore aggiunto e competenza (e peraltro cominciano a scarseggiare pure queste opzioni). Come se trasformarci nella Cina d’Europa fosse ormai un destino ineludibile, e tutto sommato accettabile. Davvero alle menti più brillanti, se non appartengono all’èlite dei “figli di papà”, non resta che emigrare?

E. G.