Storie da bus (3): Un biglietto per sorridere

“Tutta questa gente, ma come è seria! e perché è così silenziosa?”, esclama la vecchietta col cappellino verde osservando i passeggeri del 55 nell’ora del rientro serale.

La apostrofa un’altra: “Se parlassero tutti insieme se la immagina quanta confusione! e poi, cara signora, sono tutti immusoniti perché devono lavorare, o meglio, perché non c’è lavoro…”.

“Ma al mondo l’importante è stare in salute e poi la si prende come viene”, replica accalorandosi la prima. Nel frattempo sale una terza signora anziana, amica della scandalizzata, che prende la parola come in una gag e con l’aria di chi vuole dare spiegazioni per una situazione bizzarra a cui è abituata: “La mia compare qui, che conosco da una vita, parla bene perché fa la pensionata milionaria, ecco perché minimizza e tutto le sembra facile”.

Quest’ultima la interrompe fingendosi inalberata: “Non è vero, non le dia ascolto! È che io so accontentarmi di poco e mi godo la vita!”, svela. “Ora, per esempio, abbiamo una grande fretta perché dobbiamo prepararci per la sera: c’è il ballo del circolo ufficiali e si fanno conquiste!”, precisa ridacchiando. “Io sono una vedova, la mia amica qui è zitella da una vita (l’altra le lancia delle occhiatacce scherzose). Cosa vuole, in qualche modo ci dobbiamo tirare su…”, spiega con un tono autocanzonatorio e comincia a canticchiare.

Le due amiche scendono, la terza signora le saluta con un’espressione a metà strada fra l’allibito e il divertito. Si chiudono le porte cigolanti del bus e si spegne tutto d’un tratto l’allegro chiacchiericcio  che le tre donne avevano imbastito. Il mezzo di trasporto ripiomba nel silenzio grigio di un inverno tardivo, fra pendolari di mezza età, di mezzi lavori, di volti scuri e di mezzi sogni.

Filosofia spicciola e qualunquista o saggezza benedetta dai capelli d’argento? Questo è un paese solo per vecchi o forse sono i giovani e mezzi giovani a non saper più vivere, incapaci persino di sorridere alle vecchine del 55?

La Zanzara