Circoscrizioni al capolinea?

Che ne sarà delle circoscrizioni alessandrine? Il tema sarà dibattuto stasera in consiglio comunale, e merita senz’altro un po’ di attenzione.

Allora: c’è una legge dello Stato, e a quella non si scappa. Al rinnovo dei consigli comunali, le circoscrizioni così come esistono oggi spariranno per tutte le città sotto i 250 mila abitanti, Alessandria compresa.

Ci mancheranno? Per quel che fanno oggi, nessuno si strapperà i capelli, certamente. Le poche volte che le si è sentite menzionare, durante il mandato Fabbio, è perché nelle loro sedi si teneva qualche dibattito politico, più o meno noioso. Per il resto,  risorse scarse, e pochissima capacità e forse voglia di incidere sul territorio di riferimento, e di segnalare, se non altro, esigenze e difficoltà del territorio, e degli abitanti.

Non voglio fare lo sponsor elettorale di nessuno, ma non credo di dire una falsità se affermo che un solo cittadino, Pier Carlo Lava, con la sua associazione in un anno ha individuato e portato all’attenzione dell’opinione pubblica più questioni concrete di tutte le cinque circoscrizioni alessandrine (Nord, Centro, Sud, Europista e Fraschetta) messe insieme.

Quindi giusto abolirle, punto e basta?
Neanche per idea: io sono d’accordissimo con chi, da fronti opposti (per certo Emanuele Locci e Giorgio Barberis, ma magari anche altri) hanno più volte ribadito l’importanza del concetto di partecipazione, che non significa andare semplicemente a votare ogni cinque anni, o ricevere ‘ogni morte di papa’ la visita di un amministratore di Palazzo Rosso che ascolta un po’ di proteste, dice quattro ovvietà e se ne torna tranquillo alla base.

Una comunità o vive realmente, dibatte, partecipa, propone e decide, o non è una comunità.

Per questo l’auspicio è che non tanto stasera (l’amministrazione Fabbio ormai è al capolinea, il dialogo con l’opposizione azzerato da tempo, e i restanti due mesi e mezzo di mandato dipendono da verdetti di cui siamo sempre in attesa, ormai alla Godot in verità: tra farsa e teatro dell’assurdo), ma subito dopo le elezioni chiunque avrà il mandato di governare Alessandria si ponga, davvero e non in maniera rituale, il problema di come dar voce non solo a cinque macro aree, ma a tanti quartieri e sobborghi oggi assolutamente abbandonati a se stessi, e ad un destino di aree dormitorio che non è assolutamente giusto, ne irreversibile. Basta volerlo: e naturalmente essere in grado di mettere in campo idee e progetti. Ma d’altra parte, se non si è capaci di fare gli amministratori pubblici, meglio starsene a casa.

E. G.