“No, per ora segnali concreti dalla politica locale non ne sono arrivati: ma confidiamo che abbiano preso nota, e ci stiano almeno pensando. Il nostro intento è assolutamente costruttivo: abbiamo cercato di fare un primo passo, per quel che ci compete”. Manuela Ulandi, presidente di Confesercenti per la zona di Alessandria, ci crede davvero, e in tandem con il presidente provinciale Sergio Guglielmero ha deciso di ‘suonare la carica’, rivolgendosi non solo alla politica cittadina, ma all’intero ‘sistema Alessandria’. Che qualche settimana fa, all’incontro organizzato da Confesercenti in Camera di Commercio, ha risposto ‘presente’: segno evidente che di progetti innovativi c’è davvero ‘fame’, così come di progettualità e futuro. E pazienza se poi i soliti ‘criticoni’ fanno sapere che ‘il progetto di via San Lorenzo coperto è roba vecchia di vent’anni, ci si aspettava di più’.
“Un conto sono le chiacchiere da bar – sorride Ulandi – altro un progetto realizzato da architetti, con indicati i costi precisi di realizzazione, e come reperirli, come abbiamo fatto noi. Se già un progetto esisteva, me lo portino e lo esaminiamo insieme, ci mancherebbe: ma facciamole le cose, non limitiamoci a dire che ogni idea è un déjà vu, come scusa per girarci dall’altra parte”.
Proviamo allora a capire, conversando con Manuela Ulandi, cosa altro ‘bolle nella pentola’ di Confesercenti, e se l’idea presentata in Camera di Commercio sarà solo la prima perla della collana con cui il commercio alessandrino prova a proporre alle istituzioni locali un progetto, a cui ovviamente sta poi anche ad altri aderire, per realizzarlo concretamente.
Presidente Ulandi, Alessandria ha risposto ‘presente’ al vostro appuntamento pubblico in Camera di Commercio: c’era tanta politica locale (bipartisan, anzi tripartisan: segnalata anche una delegazione dei 5 Stelle, per quanto un po’ in disparte e ‘sulle sue’), c’erano i commercianti, e le associazioni di categoria. Poi cosa è successo?
(sorride, ndr) Per ora nulla, al di là naturalmente di apprezzamenti per il progetto, e anche di qualche critica: ma va bene, non vogliamo discutere e condividere, mica imporre nulla. Purché si faccia, perché Alessandria non ha più tempo….
Tanti i commenti, anche sul nostro magazine: e da parte di qualcuno l’impressione che, nel vuoto progettuale di chi ne avrebbe il compito istituzionale, Confesercenti abbia cercato di ‘dare la scossa’. Insomma, volete fare politica?
Per carità, assolutamente no. Chiediamo solo a chi amministra la città, oggi ma anche e soprattutto dall’anno prossimo, chiunque sarà, di farlo con un progetto concreto e condiviso, che metta il commercio nel centro storico al cento, come asset qualificante per il rilancio dell’intera città. Perché ci crediamo, e pensiamo che solo questa possa essere la strada per fermare il declino che tutti abbiamo vissuto in questi anni sulla nostra pelle.
Lei ha fatto una fotografia chiara, anche numericamente, dell’esistente, e indicato temi precisi su cui lavorare: non sono un’opera in particolare insomma….
I numeri se crede li ripetiamo: nel comune di Alessandria ci sono 2.200 attività economiche, che occupano circa 9.000 persone, con un fatturato annuo di circa 860 milioni di euro. Se ci limitiamo all’area dentro gli spalti, identifichiamo uno spazio commerciale di almeno 80 mila metri quadrati, con 400 negozi e un fatturato di circa 160 milioni di euro, e 1.600 occupati. E tutto questo nonostante la crisi, e nonostante i commercianti non siano propriamente al centro di grandi strategie sistemiche, diciamo così.
Parliamo di un potenziale Outlet ‘naturale’, all’interno del centro cittadino. Proprio in questi giorni, peraltro, l’Outlet più famoso non solo qui da noi, quello di Serravalle, ha praticamente raddoppiato la propria offerta….
Tanto di cappello, sono bravissimi. E rappresentano un modello organizzativo, imprenditoriale e gestionale a cui ispirarsi: sa con quanto rigore si devono muovere i singoli marchi e commercianti all’interno di un centro simile? A quanto ‘gioco di squadra’ sono obbligati da regole ferree? Ed è giustissimo, perché così oggi funziona. Altrimenti la gente compra su Internet, si fa consegnare la merce a casa, e chiusa lì…ma in quel caso che fine farà il centro delle nostre città? La politica ci pensa, ci riflette?
Ci permettiamo di dubitarne, presidente Ulandi. Ma lei sta pensando al famoso center town management? O a cos’altro?
Personalmente preferisco chiamarlo urban management, ma non ne faccio certamente questione di etichette. Dico che occorre che si definisca un perimetro, fatto di un certo numero di vie, in cui gli operatori da un lato sono tenuti ad un certo comportamento, e stile comune diciamo così. Penso ad orari, iniziative, arredi e quant’altro. Dall’altro lato però vengono loro garantite, grazie ad una regia comune, alcune condizioni di ‘accoglienza’ indispensabili a garantire flussi di clientela importanti. Quindi manifestazioni, parcheggi, progetti che, nel corso di tutto l’anno, rivitalizzino e rendano ‘attraente’ quella porzione centrale di città.
Ma chi dovrebbe fare tutto questo? Il comune tramite il proprio specifico assessorato? Un manager privato, o addirittura una struttura ad hoc?
Obiezioni sacrosante. Il ruolo del comune nel realizzare un simile progetto credo sia assolutamente centrale. Ovviamente ci si arriva in primis attraverso un assessore competente: chi si occupa di commercio ne deve sapere insomma, non deve aver fatto prima il giorno prima l’infermiere o altri lavori che non c’entrano nulla. Lo dico con rispetto, ma anche con convinzione. Poi occorre certamente che l’assessore sia affiancato da un manager competente che, esattamente come succede negli Outlet privati, abbia la responsabilità della gestione, e lavori tutti giorni ‘pancia a terra’, a stretto contatto con i commercianti, e le associazioni di categoria. Solo una gestione manageriale del centro storico, potrà garantirne il rilancio: o vogliamo continuare a vivere questo autunno di anarchia e declino?
Certamente no, presidente Ulandi. Ma l’obiezione più classica è: chi paga tutto questo?
Un intelligente urban management non deve avere necessariamente costi esorbitanti, anzi. Ma quel che serve lo si può e deve reperire con una tassa di scopo: i commercianti che stanno all’interno di un determinato perimetro e vogliono davvero crescere, e dare un futuro alla loro attività, devono essere disposti a autofinanziare il progetto, ovviamente in termini ragionevoli. Magari pensando al contempo a come ridurre il peso di altri balzelli, come quelli la cui riscossione è affidata a Ica, che rappresentano invece vere e proprie tasse, senza alcun corrispettivo. Le sembra un discorso irragionevole?
Tutt’altro. Ma c’è un’altra obiezione: già oggi i sindaci di potere ne hanno pochino, e lo scenario neocentralista che si profila per questo paese lascia sempre più pensare per il primo cittadino ad un ruolo da ‘taglianastri’. Invece lei pensa ad un sindaco attivo e propositivo….
Assolutamente sì, e ci piacerebbe (non solo la sola a pensarla così, dentro e fuori Confesercenti) che l’Anci, con il suo nuovo presidente, si facesse portavoce con il governo di un’istanza precisa, affinché alle liberalizzazioni siano concesse alcune deroghe, conferendo maggior autonomia ai comuni, e ai sindaci. Non è possibile che un sindaco non possa più incidere in alcun modo: così, ripeto, si sviluppa un’anarchia che fa rima con declino. Del resto, basta varcare il confine con la Francia, e da Mentone in poi si trovano cittadine con centri storici puliti, profumati, accoglienti. Qui da noi, da Ventimiglia ad Alessandria, si suona sempre la stessa, pessima musica. Ma la vedere la sporcizia, la mancanza di decoro di molte strade della nostra città? E’ evidente che così le persone le respingi, le inviti ad accomodarsi ai centri commerciali che ormai assediano Alessandria, o a fare acquisti direttamente in rete. Invertire questa logica si può: ma bisogna volerlo, e affidarsi a persone competenti, e che sanno di cosa si stanno occupando.
Chiudiamo con via San Lorenzo, presidente Ulandi: la passeggiata coperta si farà davvero?
Noi ci crediamo, e abbiamo tutto pronto: progetto, e analisi in dettaglio dei materiali e dei costi. Abbiamo anche indicato nei Piani di Qualificazione Urbana finanziati dalla Regione Piemonte la strada giusta da percorrere per il finanziamento. Nel 2016 non ci sono stati nuovi bandi, e si è ‘pescato’ nelle graduatorie 2015. Per cui è prevedibile che nel 2017 esca il nuovo bando: starà agli amministratori di Alessandria attivarsi, e fare determinate scelte. L’ultima volta che siamo riusciti ad intercettare le risorse è stato quando abbiamo rifatto Corso Roma e Piazzetta della Lega: è il momento di riprovarci.
Ettore Grassano