Quattro condanne a due anni e sei mesi ciascuno per quattro imputati, per il reato di disastro colposo: si tratta di Francesco Boncoraglio, Luigi Guarracino, Giorgio Carimati e Giorgio Canti.
Domattina tutti i dettagli della vicenda processuale.
di Ettore Grassano
Comunque vada, in queste ore dal Tribunale di Alessandria è attesa (salvo ulteriori rinvii dell’ultima ora) una sentenza storica.
Del processo per inquinamento relativo al ‘polo chimico’ di Spinetta, durante questi tre anni di udienze, di testimonianze, di documentazioni e contro documentazioni, abbiamo scritto più volte: qui ad esempio, in partenza di processo nel 2012, e qui, nel 2014, quando ci fu la richiesta di condanna.
Oppure più di recente, quest’anno, cercando sempre di riflettere sul progetto di recupero ambientale per la Fraschetta (se davvero esiste), più che sulle responsabilità giudiziarie, che è compito altrui identificare.
In attesa del verdetto, ecco come (ben) sintetizza la vicenda Medicina Democratica, ossia uno dei pochi soggetti (grazie a Lino Balza, in particolare) ad essersi sempre battuti per fare chiarezza sulla vicenda, fin da tempi lontani.
Perchè se c’è un dato incontrovertibile è che gli alessandrini, con l’inquinamento da polo chimico, ci hanno convissuto, da sempre, come si fa con il terremoto o altri accidenti naturali. Atteggiamento mentale e ‘stile di vita’, peraltro, che forse spiega perchè il basso Piemonte è oggi de facto la discarica naturale di almeno un paio di regioni.
Ma stiamo ‘sul pezzo’, come si dice:
Per la sentenza del processo Solvay di Spinetta Marengo, prevista per il prossimo 14 dicembre, tante sono le aspettative. Innanzitutto quella delle parti civili vittime dell’ecocidio, che, ieri, l’Osservatorio ambientale avrebbe prevenuto. Insieme a quella degli abitanti della Fraschetta, per i quali, oggi, soltanto una costosissima bonifica del territorio potrà scongiurare un futuro di indagini epidemiologiche con sempre più morti e malattie. Ma l’aspettativa è anche delle innumerevoli comunità italiane che proprio dalla Magistratura di Alessandria attendono una netta inversione di tendenza alle sentenze (Eternit, Thyssenkrupp, Bussi, ecc.) che hanno scandalizzato l’universo ecologista e aperto un vasto dibattito sulla Giustizia in materia ambientale per la loro sostanziale impunità tramite la derubricazione dei reati dal pesante dolo alla lieve colpa e le prescrizioni. Tutte le aspettative ruotano attorno all’ormai famoso articolo 439 del codice penale che condanna la consapevolezza del delitto contro la collettività, il dolo appunto: “Chiunque avvelena acque destinate all’alimentazione, prima che siano attinte o distribuite per consumo, è punito con la reclusione non inferiore a…”. Sono almeno 21 le sostanze tossiche e cancerogene prima scaricate in falda e poi addirittura omesse di bonifica. E 18 anni è la richiesta del Pubblico Ministero per il principale degli 8 imputati (127 anni di reclusione complessivi), oltre ad un risarcimento miliardario per l’ambiente. Gli occhi del mondo penale e ambientalista sono rimasti per 7 anni puntati sul tribunale di Alessandria (3 anni in Corte di Assise) dove la battaglia in campo dottrinale è stata esaltata dagli enormi interessi economici in gioco, in vista di una sentenza di possibile portata storica in campo giudiziario. In questi 7 anni, invece, gli occhi delle vittime hanno pianto testimoniando in aula e non pochi si sono nel frattempo spenti in attesa di giustizia.
Medicina Democratica
Sezione provinciale di Alessandria