Le affermazioni liquidatorie di Monti sul ruolo della concertazione e del dialogo sociale sono sbagliate e inappropriate.
Sbagliate, perché forse il Professore dimentica come uno dei segnali di discontinuità, che ci si attendeva dalla sua missione, era anche legato allo sforzo di ricucire quel tessuto di coesione sociale che Berlusconi e il suo governo avevano deliberatamente e gravemente lacerato.
Inappropriate, perché non può appartenere a un governo di emergenza, nato certo con tutti i crismi costituzionali della democrazia parlamentare ma non suffragato dalla forza del voto popolare, la prerogativa di definire se e attraverso quali metodi e strumenti debba svolgersi il confronto tra l’esecutivo e le parti sociali.
Inoltre, l’afflato meritoriamente europeista del premier dovrebbe indurlo a considerare che, appena oltre le Alpi, in una non meno grande e importante nazione d’Europa, il presidente Hollande, direttamente eletto dai francesi, sta addirittura considerando di elevare il metodo della concertazione al rango costituzionale.
Essere europeisti è un tratto positivo. Non si può esserlo, però, a senso unico: di più quando si tratta di inserire in Costituzione i vincoli sul bilancio, di meno o per nulla quando si tratta di coinvolgere le rappresentanze del lavoro, dell’impresa e degli enti locali nel confronto sulle azioni da svolgere.
Forse Monti non considera una variabile insidiosa: quella che il Governo, pur permanendo la lealtà delle forze che lo sostengono (e quella del PD è fuori discussione), possa saltare sulla “piazza”, se le tensioni sociali dovessero, con il prossimo autunno, divenire insostenibili. Sarebbe, perciò, meglio non scherzare con il fuoco. E il Presidente della Repubblica farebbe bene a suggerirlo al Presidente del Consiglio.
Daniele Borioli
Segretario Provinciale PD