1) Si riparla di via Dossena. Lo fa “La Stampa” con un articolo-intervista all’architetto che ha ri-progettato l’area. Nell’articolo si legge la delusione dell’architetto per lo stato di degrado in cui è ridotta la sua creatura. Premetto: l’opera di un architetto va considerata arte, e nel caso specifico il progetto di quella via è il prodotto di come la professionista l’ha immaginato. Che fosse bello, che potesse piacere o il contrario, poi è altra cosa e sta al gusto delle persone dare il proprio parere. Da quel che si è letto in questi mesi quell’arredo a molti non è piaciuto, ma non deve essere per forza una bocciatura che va a sminuire la professionista. Le è stato chiesto di stilare un progetto e i nostri amministratori lo hanno promosso, quindi sono loro che avrebbero dovuto chiedere anche un parere ai residenti e agli operatori commerciali, e se approvavano l’opzione di via chiusa al traffico e con quel tipo di arredo. L’architetto non ha colpe se Alessandria è ormai una città “mal frequentata” di giorno e di notte da buona parte di individui a cui non frega nulla di rispettare ciò che non si sono mai guadagnati, tanto c’è chi paga per rimediare ai danni. Con l’andazzo attuale, forse si dovrà veramente ridisegnare una città solo per teppisti, come dice amaramente l’architetto Paola Pleba, e sarebbe come arrenderci al degrado e alla soprafazione. Domanda rivolta ai preposti all’ordine pubblico e sicurezza urbana: “Alessandria si deve arrendere”?
Voto: 5
2) Nuova Piazza Santa Maria di Castello. Dopo un tempo infinito, “rischioso”, faticoso e anche costoso per una manciata di cittadini, con un iter che ha impegnato in un lungo processo (fino ad arrivare alla Cassazione) un’Associazione e tre privati, per dare dignità, spazio e luce alla prima Chiesa sorta agli albori della nascita di Alessandria, finalmente i lavori saranno conclusi, pare a febbraio. Come sempre di fronte ad un progetto innovativo sorgono domande, e su un giornale online in data 09/01/2017 leggo: “Piazza S. Maria di Castello pronta a fine febbraio. Ma le panchine? – Un breve stop per le feste natalizie e ora si riprende con i lavori in piazza Santa Maria di Castello che inizia a prendere forma, con pavimentazione, verde e qualche arredo. E le prime a destare “preoccupazione” sono le nuove panchine: fredde d’inverno e roventi d’estate? Al vaglio una possibilità per renderle più vivibili”. Legittima domanda perché proprio nei giorni scorsi un conoscente ha criticato la scelta delle panchine definendole strane, brutte e scomode, inoltre ha pure rilevato il non corretto uso, come impronte di scarpe sporche di terra. Quindi nulla di nuovo in merito al rispetto di un bene pubblico, e anche qui come per via Dossena, la zona è “mal frequentata”, e non mi riferisco a chi ci vive. Oltre ai teppistelli di casa nostra, mi riferisco a chi pur non avendo diritto di gironzolare in città senza dimora oppure provvisorio in attesa di conoscere il suo destino, poco rispetta il decoro di Alessandria. Quindi le panchine di ferro saranno brutte ma resisteranno nel tempo, non servirà verniciarle, saranno sicuramente “decorate” con scritte e schifezze varie. Se poi saranno ricoperte da una sottile lastra di pietra (come si legge nell’articolo) cambierà poco, importante è che resistano.
Voto: 8
3) Da parecchi giorni dalle nostre case alle roulotte passando per le tendopoli e baraccopoli arrivando ai senzatetto quindi nessun cittadino escluso, per tutto lo stivale è un tam tam telefonico: “ MA ABBIAMO UNA BANCA?”. E’ la stessa domanda telefonica interrogativa tra Fassino e Consorte, ricordate? Questa domanda incredula se la pone il popolo italiano, quello che sta sotto la pedana, e il tacco, degli “Dei dell’Olimpo” nazionali. Ognuno di noi mai avrebbe supposto che con la propria fiscalità sarebbe entrato in possesso di una banca: e che banca, roba di lusso, un vero “reperto storico”. Con una nonchalance incredibile da parte del nostro governo, del parlamento, della politica in generale e della giustizia, come se fosse una faccenda normalissima, hanno deciso che saremo noi popolino a pagare i debiti della “crème nazionale”, composta da grandi famiglie industriali, grandi costruttori, partiti politici, cooperative, enti pubblici, affaristi, faccendieri. Una massa di “facce di tolla parassitarie” che nonostante il bubbone saltato fuori tacciono e manco provano vergogna, tanto sanno che nessuno li chiamerà a onorare tali enormi debiti: certe “abitudini” sono traversali, e certamente in quel “bancomat” ci hanno infilato le mani tutti. In MPS per anni sono ruotati presidenti e consigli di amministrazione, cariche sempre decise dalla politica, con l’avallo di organi di vigilanza quali Banca di Italia, ABI, CONSOB, Ministero, Governi. Che ne è del rispetto Costituzionale, con l’art. 47 che contempla tra gli obiettivi da perseguire la tutela del risparmio e la disciplina e il controllo dell’esercizio del credito? Nessuno ha mai controllato? E che posso pensare di noi italiani? Ma che cittadini siamo se permettiamo supinamente a questo governo “posticcio” di ripianare il dissesto di tale Istituto di Credito pur conoscendo chi l’ha affondato utilizzandolo come un “bancomat” per crearsi imperi personali e vivere alla grande alla faccia del “popolo coglione” che non reagisce mai? Ci sarà volontà, nella Commissione parlamentare d’inchiesta sul dissesto del Monte dei Paschi, di stilare anche la lista dei “blasonati” per riuscire a recuperare buona parte delle perdite sequestrando i loro beni personali?
Voto: 2