di Andrea Antonuccio.
«Il terreno su cui poggiano le nostre prospettive di vita è notoriamente instabile, come sono instabili i nostri posti di lavoro e le società che li offrono, le nostre reti di amicizie e partner, la posizione di cui godiamo nella società in generale e l’autostima e la fiducia in noi stessi che ne conseguono»
Zygmunt Bauman, Modus vivendi, Laterza, 2008
«Le radici dell’insicurezza – ha affermato non molto tempo fa il noto sociologo Zygmunt Bauman – sono molto profonde. Affondano nel nostro modo di vivere, sono segnate dall’indebolimento dei legami […], dallo sgretolamento delle comunità, dalla sostituzione della solidarietà umana con la competizione». E aggiungeva che da questa mancanza di legami viene la paura: «La paura generata da questa situazione di insicurezza […] si diffonde su tutti gli aspetti delle nostre vite» («Alle radici dell’insicurezza», intervista a cura di D. Casati, Corriere della Sera, 26 luglio 2016, p. 7).
Nella medesima intervista, il teorico della “società liquida” fa un’altra acuta osservazione su migranti e dintorni: «Una volta che nuovi muri saranno stati eretti e più forze armate messe in campo negli aeroporti e negli spazi pubblici; una volta che a chi chiede asilo da guerre e distruzioni questa misura sarà rifiutata, e che più migranti verranno rimpatriati, diventerà evidente come tutto questo sia irrilevante per risolvere le cause reali dell’incertezza».
Zygmunt Bauman è morto il 9 gennaio 2017, all’età di 91 anni. Troppo giovane, secondo me.