Bufale e paradossi

Soro Bruno 1di Bruno Soro
www.cittafutura.al.it

 
“… e senza grandi disturbi qualcuno sparirà,
saranno forse i troppo furbi
e i cretini di ogni età”.
L’Anno Che Verrà, testo e musica di Lucio Dalla, 1978

 
Immaginatevi di avere un attacco di appendicite e di recarvi al Pronto Soccorso del più vicino ospedale. Lì giunto si avvicina un corpulento barelliere che vi dice: “La opero io. Ho visto su internet come si fa”. Penso che in tal caso balzereste giù dalla barella urlando: “Aiuto, c’è un tizio che non ha nemmeno una laurea e non è neppure un Ministro, ma che vorrebbe operarmi”! Perché, mi chiedo, una volta rientrato a casa ed ancora in preda al terrore, accomodato in poltrona davanti al televisore, quando un On. Pinco Palla, diventato deputato essendo stato votato sulla rete da un centinaio di amichetti, cerca di convincervi che “si deve uscire dall’euro” (non sapendo che non si può), e voi spegnete il televisore pensando: “l’è fürb c’me Pedoca” (1) , ma quando poi vi recate a votare esprimete la vostra preferenza per la “movida” che lo ha eletto?

Un paradosso, direte? Mica tanto. E perché, allora, mentre siete dal giornalaio e tanaro-in-piena-3incontrate un tizio che con inossidabile certezza, vi dice che l’evento alluvionale del 21-26 novembre scorso ─ la cui intensità di pioggia nelle nostre zone è stata superiore a quella dell’evento del 1994 (2) ─ non ha provocato danni solo perché “questa volta non hanno aperto le dighe”, e voi invece di zittirlo con un “taci Pedoca”, ve ne andate a casa un po’ più rassicurati? Ora, se è ampiamente documentato che la «leggenda metropolitana» dell’apertura delle dighe è una bufala colossale, il paradosso messo in luce dall’evento alluvionale del novembre scorso è invece interessante. Infatti, se le acque del Tanaro fossero esondate nella zona compresa tra il ponte Tiziano e il nuovo Ponte Meier, dove per soli 30 cm ciò non è accaduto, prima di giungere al quartiere degli Orti, esse si sarebbero riversate sul centro cittadino. Poi, e solo dopo avere intasato tombini, scantinati e garage sotterranei del centro, per la parte restante avrebbero interessato questo quartiere.

Bufale e paradossiParadossale, vero? Il quartiere Orti, infatti, che nel novembre 1994 è stato sommerso da un’onda tipo tsunami ─ provocata dallo svuotamento dell’enorme invaso formatosi in seguito all’intasamento del vecchio ponte della ferrovia ─, grazie agli interventi effettuati nei ventidue anni che ci separano da allora, oggi, paradossalmente, è più sicuro rispetto al centro cittadino. Una sicurezza, si badi bene, non assoluta, ma nei limiti dei lavori eseguiti che assicurano il passaggio di una “piena di progetto” di 3.500 m3/sec, e che il quartiere condivide con tutta quell’area cittadina (un buon terzo del centro città) inclusa dal Piano delle Fasce Fluviali approvato dall’Autorità di Bacino del Po nella fascia “di inondazione per evento catastrofico”. (3)

Infine, vi sono ormai sufficienti riscontri scientifici circa il fatto che l’attività umana abbia significativamente influito sui mutamenti climatici. Quella degli effetti dell’antropizzazione non è certamente una bufala: per la prima volta nella storia dell’umanità, l’uomo, che ha sempre subito gli effetti dei cambiamenti climatici, a partire dalla Rivoluzione Industriale, con la sua attività antropica è riuscito ad influenzare il clima. E’ sufficiente, infatti, mettere a confronto i dati sull’evoluzione demografica a livello mondiale con quelli del riscaldamento globale per ottenere un riscontro dell’esistenza di una significativa relazione tra i due fenomeni. Escludendo la possibilità che l’aumento della temperatura del pianeta possa esercitare una qualche influenza sulla crescita demografica, il nesso di causalità tra i due fenomeni non può che essere quello che sia stata quest’ultima ad influire sulla prima.

Nel suo preveggente libro di “Uomini, tecniche, economie” (Feltrinelli, Milano 1966) il grande storico dei fatti economici Carlo M. Cipolla (1922-2000), oltre a fornirci una convincente spiegazione del fatto che l’impressionante evoluzione demografica registratasi proprio a partire dal 1800 sia dovuta alla Rivoluzione Industriale, a conclusione della sua analisi riportava la seguente annotazione: “Anche se si resiste al pensiero sconfortante che è già troppo tardi, difficilmente si può evitare la sgradevole sensazione che tutto ciò che possiamo prevedere per il prossimo futuro è un peggioramento della situazione”. Lanciando nel frattempo il monito che: “Se l’umanità non farà uno sforzo enorme per autoeducarsi, non si può escludere completamente la possibilità che la Rivoluzione Industriale possa rivelarsi infine una calamità disastrosa per la specie umana”.

Ora, paradossalmente, nonostante gli impegni formali assunti nella Conferenza Internazionale sul clima di Parigi del dicembre 2015, ci si preoccupa di più del problema (a noi più vicino) delle migrazioni, un fenomeno epocale, imputabile alle guerre e alla povertà estrema, rispetto a quello degli effetti dell’antropizzazione (percepito come lontano), ma che, in un futuro assai prossimo, diverrà una delle più pericolose concause dei fenomeni migratori.

Una possibile spiegazione di tutto questo rincorrersi di bufale e paradossi è che, mentre le bufale rassicurano, i paradossi ci costringono a pensare, a ragionare, a dubitare. A differenza delle bufale, I paradossi inquietano. In un contesto nel quale domina la post-verità, paradossalmente, la scienza non dà certezze. Essa offre solo «narrazioni», in altri termini, delle possibili spiegazioni che emergono da un processo di conoscenza che procede più o meno nella maniera seguente: viene individuato un problema; → si adotta un «paradigma», ossia un punto di vista su come si potrebbe procedere per individuare una soluzione; → si assumono delle ipotesi, ovvero si elabora una «teoria» circa il modo con cui si ritiene che le cose funzionino; → si costruisce un «modello formale» nel quale le ipotesi assunte vengono tradotte in un linguaggio formale fatto di simboli e di relazioni, con le quali le ipotesi vengono messe in relazione le une alle altre; → si cerca la soluzione del modello esplicitando la quale, con un linguaggio di comunicazione, viene proposta quella specifica narrazione.
Non la verità, quindi, ma una possibile spiegazione, da verificare o smentire, empiricamente sulla base della osservazione dei fatti, da contrapporre ad altre possibili ed alternative narrazioni. Troppo complicato, vero? Molto più semplice e immediato credere alle bufale.

 
(1) La vicenda della Regina Pedoca, viene così raccontata da Umberto Eco in “Il miracolo di S. Baudolino” (Carlo Maccagno – Tipografo in Alessandria, gennaio 1989): “Pedoca, sconfitta dagli alessandrini, compie un allucinato rituale di rabbia e distruzione, versa sulla terra arida il vino delle sue botti, come ad alludere misticamente a un grande e barbaro sacrificio di sangue”. (…) “Gli alessandrini guardano, prendono nota, e ne cavano come unica conclusione che, per indicare la stupidità di qualcuno, si dovrà dire in futuro: “fürb c’me Pedoca”. Quell’aneddoto, arricchito di particolari storici, è stato poi ripreso da G. Zucca in “Le leggende alessandrine sulla nascita della città”, che figura nel numero speciale della rivista Nuova Alexandria edita nel 2001 per celebrare la nascita della città dall’Associazione Culturale NuovAlexandria.

(2) Nell’introduzione all’Analisi preliminare dell’evento 21-26 novembre 2016 di Arpa Piemonte (http://www.arpa.piemonte.gov.it/) si legge che “La piena del Tanaro e dei suoi affluenti nella parte alta del bacino (a monte della confluenza con lo Stura di Demonte) (…) è confrontabile, in termini di severità, a quella dell’alluvione del novembre 1994”. Più oltre, in quella stessa relazione si legge che “Ad Alessandria il Tanaro è rimasto sopra i livelli di pericolo tra il pomeriggio del 25 e la mattina del 26, raggiungendo il colmo (6,67 m) alle prime ore del mattino del 26”. Dall’analisi pluviometrica emerge infine che i millimetri di pioggia caduti nell’intero bacino del Tanaro (i dati riportati nelle relazione si riferiscono allo Stura di Demonte, al Tanaro, al Bormida e all’Orba) sono stati significativamente superiori sia all’evento del novembre ’94 che a quello dell’ottobre 2000.

(3) Il Piano delle Fasce Fluviali, approvato dall’Autorità di Bacino del Po nel luglio del 1998, prevede infatti tre distinte fasce fluviali, la Fascia A, destinata a contenere una piena ordinaria, la Fascia B, nella quale una piena straordinaria viene contenuta all’interno delle arginature e la Fascia C, detta di inondazione per evento catastrofico che coincide, di fatto, con tutta l’area cittadina invasa dalle acque nell’alluvione del 1994. Essa include, oltre al Quartiere Orti, tutta quell’area che, costeggiando l’argine del Tanaro, è delimitata va da Largo Maestri del Lavoro d’Italia, Lungo Tanaro San Martino, Largo Catania a Lungo Tanaro Magenta, ma interessa anche il Centro Storico, da via Tiziano, Corso Crimea, Corso Roma, Piazzetta della Lega, via dei Guasco, l’Ospedale Civile giù fino a lambire il Cimitero.