“Si ricorda quando, più o meno un anno fa, parlai proprio su CorriereAl della necessità di un comitato di salute pubblica per salvare Alessandria? Ecco, la penso sempre così: il bilancio politico del quinquennio che si sta concludendo è decisamente deludente, e occorre ripartire da alcuni valori fondamentali, con chi ci sta”.
Ci piace, ogni tanto, tornare a fare il punto della situazione con il professor Giorgio Barberis, ricercatore universitario alessandrino (e presidente del corso di laurea di Scienze Politiche a Palazzo Borsalino), conosciuto ai più anche per il suo ormai ventennale impegno politico a sinistra, “quella vera però – precisa sorridendo – e mi auguro che nessuno ancora confonda il Pd renziano con la sinistra, perché sono davvero fraintendimenti non solo semantici, ma valoriali, e di sostanza”.
Partiamo, con Barberis, dallo scenario post referendum, e cerchiamo di capire quali scenari attendono il nostro paese (“ma lo capiamo solo ragionando in termini almeno europei: e poi la radice della sinistra è l’internazionalismo, non certo i localismi e le piccole patrie”), ma anche il futuro prossimo di Alessandria, con le elezioni amministrative alle porte. C’è spazio, a casa nostra, per un’alternativa laica e progressista al ‘Pd renziano”, come lo chiama Barberis, e in questi mesi vedremo emergere una proposta concreta, magari con quella ‘trasversalità’ di cui spesso si è parlato negli ultimi due anni, ma che poi ‘stringi stringi’, quando si avvicina il momento, rischia di non prendere mai forma, per il prevalere delle piccole, diverse identità politiche?
Professor Barberis, la vittoria del No al referendum è stata davvero trasversale, figlia di tanti padri diversi. Non certo una proposta politica insomma. Ora che succederà?
Credo che gli italiani abbiano detto ai primi di dicembre un no importante (come già fecero dieci anni prima, nel 2006) ad una proposta di riforma, o meglio di controriforma costituzionale che avrebbe consegnato il nostro paese completamente nelle mani del potere esecutivo, restringendo enormemente gli spazi della democrazia. Personalmente mi sono impegnato a fondo, in tutte le occasioni di pubblico dibattito, e spero davvero che ora sia chiaro a tutti che un governo, qualsiasi governo, non può farsi tentare dall’idea di cambiare le regole del gioco da solo. Ora sicuramente comincia un anno complicato, e per chi è di sinistra si tratta di mettersi subito al lavoro, per far emergere con forza priorità ineludibili, a partire dalla lotta a disuguaglianze ormai talmente eclatanti da sembrare irreali.
Ci arriviamo, ma ci faccia prima una previsione sul governo Gentiloni: durerà un anno, fino alla scadenza naturale della legislatura, o avremo elezioni anticipate?
(sorride, ndr) Che si tratti di un Renzi 2 è chiaro a tutti credo: anche se, quantomeno, abbiamo messo un freno al carrierismo spregiudicato e senza freni di un personaggio inquietante come l’ormai ex premier. Gentiloni se non altro ha uno stile diverso, garbato e mai sopra le righe: detto questo, la continuità in negativo è assoluta. Sui temi, e persino sull’inadeguatezza di diversi ministri: penso al recente caso Fedeli, alle gaffe continue della Lorenzin, ad una figura imbarazzante come Poletti.
Bocciatura piena insomma: lei prevede elezioni anticipate?
Alla fine credo che non ci saranno, anche se costantemente si legge di trame renziane che si intrecciano con quelle berlusconiane: le somiglianze tra i due d’altra parte sono evidenti. A voler votare in teoria sono in tanti: Renzi e Salvini, i 5 Stelle, e non pochi altri. Bisogna capire se si metteranno d’accordo sulla legge elettorale però: i due Matteo mi pare concordino sul Mattarellum ad esempio, e le prossime settimane vedremo di capirne di più. Personalmente sono un sostenitore del proporzionale alla tedesca, ossia con uno sbarramento intorno al 4%, ma la possibilità appunto di una rappresentatività ampia e fedele del volere popolare. Sarei anche propenso ad una evoluzione del Senato in direzione federale, ma dubito che ci siano i tempi e le condizioni per un accordo simile.
Ma lei pensa, professore, che ci sia ancora spazio, nell’Italia di oggi, per una proposta politica di sinistra classica?
Facciamo un passo indietro, o verso l’altro, e guardiamo all’ordine globale: l’Italia non può che evolvere all’interno dello scacchiere internazionale. A me pare che oggi più che mai ci sia un bisogno fortissimo di una proposta ‘di sinistra’, in termini di valori e progetti. Una sinistra capace di muovere dai valori di sempre, ovviamente in ottica moderna. Vedo le condizioni disumane del campo profughi di Cona, in Veneto, ma anche di altre simili realtà al sud, e mi chiedo che paese siamo diventati. Certamente c’è stata e c’è un’inadeguatezza nella gestione delle politiche di immigrazione, la mancanza di un vero progetto che non sia emergenza continua. Ma penso davvero che dalla lotta alle disuguaglianze si debba ripartire, sia in riferimenti agli stranieri, che agli italiani. Oggi siamo arrivati a mettere i poveri, i deboli gli uni contro gli altri, mentre c’è una esigua minoranza di persone che davvero vivono di privilegi assurdi, gestendo ricchezze finanziarie enormi, assolutamente indifferenti alle dinamiche di crisi e di sofferenza vera della popolazione.
Ma lei cosa propone Barberis? Non sembrano più esserci le condizioni, diciamo così, per espropri proletari e, soprattutto, per la collettivizzazione di proprietà e mezzi di produzione…
(sorride, ndr) Beh, intanto sulle banche ci andrei cauto: se per salvare, penso ad Mps e ad altre, dobbiamo sprofondarci valanghe di denaro pubblico, dei cittadini, non vedo perché quegli istituti non possano, anzi non debbano diventare pubblici. Che facciamo, collettivizziamo solo le perdite, e privatizziamo i profitti? Per quanto riguarda le enormi, insostenibili disuguaglianze tra chi ha ricchezze smodate, e i sempre più numerosi che invece non possono permettersi neppure una casa dignitosa, o di mantenere la famiglia, curarsi e far studiare i figli, una soluzione c’è, e si chiama patrimoniale. Vera, rigorosa e non credo così impopolare, se andasse a colpire la fascia di ricchi veri che, mi creda, se la potrebbero permettere eccome.
Uno dei drammi del nostro paese, soprattutto guardando agli under 40, si chiama occupazione: che pensa dei referendum promossi dalla Cgil su jobs act e voucher?
Li appoggio pienamente, e dobbiamo vigilare perché non venga in qualche modo ‘neutralizzati’. Al contempo però dico attenzione: il tema del lavoro, e delle sue regole, va assolutamente gestito a livello di Unione Europea. Perché altrimenti sappiamo bene cosa succederebbe, sia sul fronte lavoratori che imprese, in presenza di regole fortemente disomogenee all’interno dell’UE. Per questo credo che sia importante per la sinistra ripartire dall’Europa, e per noi in Italia naturalmente guardare ad esperienze importanti, come quella di Syriza in Grecia e di Podemos in Spagna: partiti nuovi, moderni, e fortemente di sinistra, che riescono a dar voce all’insoddisfazione popolare, trasformandola in proposta politica.
Però in Italia c’è il Movimento 5 Stelle: non crede che abbiano colmato loro, oggi, quello spazio politico?
Li ho sempre osservati e li osservo con attenzione, senza spocchia e senza pregiudizi. Ma no, la risposta è no: il Movimento 5 Stelle risponde a un capo, o ad una ristrettissima cerchia di persone che lo controllano, spesso senza neppure comparire. Mi pare sia un fenomeno interessante, ma anche pericoloso: certamente cresciuto anche per la debolezza cronica della sinistra italiana, e per la deriva neoliberista che ha portato al Pd di Renzi. Ma davvero l’auspicio, e credo la necessità, è riuscire a creare un soggetto nuovo, forte, popolare, che vada ad intercettare un enorme bisogno di sinistra, in termini di valori e di politiche. Grillo e Renzi non sono sinistra, né uno né l’altro. Questo mi auguro sia chiaro a tutti.
Parliamo di Alessandria, Barberis: a maggio Palazzo Rosso cambierà verso, o ci sarà un Rossa 2, secondo lei?
Anche qui contestualizzo: nel 2012 mi impegnai in prima persona, come capolista della Federazione della Sinistra. La nostra esperienza in giunta durò più o meno un anno: il tempo di capire la non realizzabilità di progetti e aspettative della campagna elettorale, e che la distanza tra noi e il Pd era incolmabile. Questa consiliatura è stata ampliamente deludente: sia chiaro, so bene che gli enti locali hanno anche scontato e scontato scelte sbagliate del governo centrale, drastici tagli di risorse, e anche di autonomia decisionale. Però ci sono temi, come la partecipazione e la trasparenza, che sono stati completamente disattesi: sobborghi e quartieri abbandonati, cittadini ignari e sempre più distanti dal palazzo. Che fine ha fatto il progetto sui nuovi consigli di quartiere? Complessivamente Alessandria è ferma, si sta spegnendo, e questa amministrazione non ha colto o creato opportunità. Faccio un esempio che conosco bene: il nostro Ateneo. Le classifiche anche recentissime lo confermano: siamo un fiore all’occhiello sia per didattica che per ricerca. Ma Alessandria lo sa? Enti e istituzioni, comune in primis, cosa hanno fatto in questi anni per sostenere l’Università, per aiutarla a crescere, per creare un tessuto cittadino capace di accogliere 3.200 studenti? La risposta è poco o niente.
Quindi la sinistra presenterà un candidato e un progetto forti, o state alla finestra, scegliendo il meno peggio?
Torniamo al tema del comitato di salute pubblica, che lancia un anno fa proprio su CorriereAl, e a cui credo ancora: è tempo di unire forze, idee, progetti, risorse. Senza barriere, senza pregiudizi: io credo che esista in questa città un ampio elettorato, assolutamente insoddisfatto dalla gestione Rossa Pd, e che guarderebbe con interesse ad un progetto laico, solido e concreto, capace di proporre alcune priorità forti, e di realizzarle. Il tempo però stringe…
Potrebbe essere lei, Barberis, il candidato di quest’area, che se ben comprendiamo avrebbe una forte connotazione laica e civica, e sarebbe alternativa al Pd, ma anche al centro destra e ai 5 Stelle?
Non nego che ci siano stati incontri, anche recenti, e che qualcuno mi abbia chiesto la disponibilità. Certamente ci sarò, portando la mia esperienza in particolare sui temi che conosco: l’università e la scuola, la cultura, la partecipazione. Dobbiamo tornare a far emergere il principio delle competenze: ognuno fa quel che sa fare meglio, costituendo una squadra forte e determinata a contare, nel futuro di questa città. Il candidato, o la candidata, saranno una conseguenza di questo percorso: che ormai va fatto rapidamente.
Ettore Grassano