Ebbene, si parte con il nuovo anno.
Qualcuno dice: sembra ieri.
È giusto, è esattamente come ieri.
Il mio vicino di casa del secondo piano continua ad avere il suo brutto carattere, la mia macchina ha lo stesso clacson, i miei capelli le stesse lacune.
Certe considerazioni relative alla realtà dei fatti ci oscurano la via del cambiamento. L’ingombro del comodo ci eclissa la strada del possibile.
È un dato di fatto.
Il comodo non desta preoccupazione, è facile per definizione e non si scontra con la burocrazia anzi la accondiscende. Tiene conto di tempi lunghissimi che non scontentano nessuno poiché tutti siamo assuefatti all’abitudine dell’attesa.
La velocità del virtuale è una necessità, la lentezza del reale una comodità.
La prima permette di sapere istantaneamente cosa accade dall’altra parte del mondo, la seconda permette di mantenere in vigore apparati obsoleti e nocivi.
Sogno.
La mezzanotte del nuovo anno diviene una bacchetta magica, quello scoccare dato dalla sovrapposizione notturna delle due lancette ci dà l’impressione di poter cambiare molte cose incomprensibilmente comode per pochi e insostenibili per i più.
Non sarebbe difficile, a ben vedere.
E non sarebbe difficile fare esempi, numerosi quanto le lamentazioni da bar di tutti noi, stanchi di brutte facce e belle parole.
Non sarebbe difficile attivare la modalità del possibile che, per definizione, lo è: basterebbe volerlo.
Fateci caso, ognuno nel proprio lavoro o impegno quotidiano riesce ad essere particolarmente efficace e produttivo quando gli è possibile agire senza condizionamenti ancorché nel rispetto delle regole.
La flessibilità del mio essere nasce da quando a nove anni sono stato mandato dalla nonna al negozio sotto casa per comprare un litro di latte. E con il resto prendevo i chewing-gum, quelle tre palline che con cinque lire scendevano dal distributore fuori dal negozio, due per me e una per mia sorella, più piccola.
Tornavo a casa e nessuno aveva nulla da ridire; infatti praticavo la mia libertà senza uscire dalle regole dettate dai miei genitori.
Voi direte che allora era diverso.
Sbagliato.
Era diverso per me che avevo quarant’anni in meno ma non era diverso per il mondo che aveva gli stessi problemi di oggi: austerità, terrorismo, guerra fredda, crisi energetica, malattie incurabili.
Tanto tempo in movimento per restare fermi.
Assurdo.
Basterebbe avere la bacchetta magica della flessibilità, non necessariamente alla mezzanotte del 31 dicembre, per commutare il comodo in possibile, spingere il pulsante del facile da off a on.
Appare impossibile da troppo tempo.
Ma se ci riflettiamo non è difficile.
Basta volerlo.
Accendiamo il nuovo anno.
Tre…due…uno…ON!