Quando si parla di tagli alla spesa pubblica mettere d’accordo tutti è praticamente impossibile, quindi inevitabile il coro di critiche per la spending review in corso.
Noi facciamo la nostra parte con una semplice osservazione, su un segmento centrale nei Paesi più evoluti, e infatti in Italia sempre più emarginato: la ricerca scientifica, e la fisica in particolare.
Leggiamo, dai giornali di ieri:
Riorganizzati Cnr, Infn e Ingv, cancellati altri istituti. Riorganizzati il Cnr, l’Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn) e l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv). Sono soppressi dall’entrata in vigore del decreto sulla spending review l’Istituto nazionale di ricerca metrologica, la Stazione zoologica Anton Dohrn, l’Istituto italiano di studi germanici e l’Istituto nazionale di alta matematica sono soppressi e i relativi organi statutari decadono. Soppresso anche l’Istituto nazionale di oceanografia e di geofisica sperimentale,l’Istituto nazionale di astrofisica e il Museo storico della fisica e centro di studi e ricerche “Enrico Fermi”.
Insomma, se riorganizzare le Province è un parto, se rinunciare a centri di studio sul peperoncino calabro, sulla poesia lucana del seicento, sull’agronomia d’oltremare o altre amenità è praticamente impossibile (per non dire del carrozzone delle partecipate degli enti locali, di cui parliamo spesso), “segare” brutalmente strutture di ricerca scientifica (che magari funzionano male, per carità) è assai più “nelle corde” del Paese. Tanto perché il messaggio sia chiaro, e non consenta illusioni di sorta. Studiare per diventare scienziati in Italia è inutile, e se proprio qualcuno vuole ostinarsi a provarci, ragazzi, la Svizzera e la Germania sono a due passi: accomodatevi.
Qui da noi non è proprio aria, e giustamente anche “il bosone di Higgs” studiato al Cern di Ginevra diventa immediamente “la particella di Dio“. Paese per stregoni e ciarlatani.
in compenso se volete fare i comunicatori, gli artisti (nelle diverse e sempre più multimediali declinazioni) o i calciatori/veline, fatevi avanti, che i canali di accesso ai mestieri del futuro si moltiplicano di anno in anno. Ma armatevi di santa pazienza: nonostante la crisi, o forse per quello, la fila degli aspiranti è sempre più lunga. Inspiegabile perversione italica, o che altro?
E. G.