Governicchi e Governoni

Cavalchini nuovadi Pier Luigi Cavalchini
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Reduce da due previsioni sbagliate (ero convinto che vincesse la Clinton e i sondaggi della LSE mi spingevano alla scommessa per il SI’) provo ancora. In fondo è facile: è sufficiente interpretare i vaticinii come esorcismi… e – specularmente – avrete il vincente del momento.

In questo caso vado controcorrente e arriverò ad affermare che non sarà Gentiloni a tenere il timone, per una breve navigazione governativa, ma qualcun altro. Troppi sono i segnali di “agitazione” e di “non accettazione del dato referendario” per poter andare verso la più semplice delle soluzioni: quella di un “governo a termine” con compiti limitati all’ordinaria amministrazione, con la sola eccezione della omogeneizzazione del sistema elettorale. I vari Padoan, Franceschini al loro posto, così come molti altri, Boschi compresa. Soluzione “salomonica” che però non è compatibile con la frattura che si è consumata nella fase finale dei “Mille Giorni” di Renzi e che ha raggiunto l’acme nella campagna elettorale più lacerante della storia repubblicana.

Ha ragione Renzi quando afferma che i tredici milioni di SI’ sono “suoi”, gentiloni-mattarellasuoi…. non del Partito Democratico e neanche di Forza Italia o dell’NDC. Proprio “suoi”, di una nuova “Lista Renzi” (o forse la base di quel “Partito della Nazione” di cui tante volte si è argomentato). E proprio da questa constatazione bisogna, a mio modesto parere, partire….

Renzi furbettoUna formazione in rapido assestamento che si fonda sulle realizzazioni più volte citate dallo stesso leader Presidente del Consiglio uscente: “Vedrete che molte delle cose che abbiamo fatto e che tanti criticavano resteranno: gli 80 euro; l’abbassamento delle tasse a cominciare dall’Imu, alle tasse agricole, dall’Irap, all’Ires; i diritti civili; il sociale, il dopo di noi, l’autismo, la cooperazione internazionale, lo spreco alimentare, la sicurezza stradale; I reati ambientali e l’accordo sul clima di Parigi; il processo civile telematico, le misure contro la corruzione, la reintroduzione del falso in bilancio, la responsabilità civile dei magistrati, l’istituzione dell’Anac, il divieto di dimissioni in bianco, le opere incompiute portate a termine, come la Quadrilatero, la Variante di Valico e la Salerno Reggio Calabria; il divorzio breve, la dichiarazione precompilata, la fatturazione elettronica, il super e iper ammortamento, il tetto agli stipendi pubblici, le riforme di scuola, pubblica amministrazione, i soldi in più alla sanità, le pensioni, la stabilizzazione del 5 per 1000, i fondi per la non autosufficienza, il comparto della ricerca, l’abolizione di Equitalia, il Freedom Of Information Act, il rilancio di Pompei e della Reggia di Caserta, l’organizzazione di Expo e del Giubileo, la prospettiva di industria 4.0, l’avvio della bonifica della Terra dei Fuochi. Mi fermo qui, ma potrei andare avanti per paginate intere. I mille giorni sono qui, per chi ha 5 minuti.”

Questo è l’ultimo dei moltissimi “posts” piazzati dal Matteo nazionale sul suo sito, con il malcelato obiettivo di iniziare un “riepilogo” da spiattellare in queste fasi convulse di “consultazioni al vertice” o, meglio ancora, da far pesare nella prossima Direzione nazionale PD del 18 dicembre. Un “programma” vero e proprio che fa capire dove ha lavorato di più il “Renzi Uno” , riferimenti generici compresi. Ad esempio il passaggio su “Riforma della Scuola” e della “Pubblica Amministrazione”, solo enunciazioni ‘ en passant’ per cento motivi, oppure l’appropriazione indebita di un evento internazionale come la COP21 di Parigi. Ma Matteo è fatto così.

In realtà, nella concreta realtà delle cose, si è trattato di un governo che ha tentato di fare ma che, per mille motivi, non è riuscito a “fare” ciò che si era prefisso. E questo lo sa Renzi, come lo sanno al Parlamento Europeo, così come è perfettamente noto a Banca Centrale Europea e ai grossi investitori. E’ sugli interventi veri, duri e senza scrupoli – quando necessario – che si dovrà misurare il prossimo Governo vero (non l’imminente “invernale” con compiti limitati). Per cui sarebbe buona cosa procedere velocemente ad una omogeneizzazione dei sistemi elettorali per Camera e Senato (io sono per l’estensione attualmente in vigore al Senato con correttivi opportuni, fra cui uno “sbarramento” serio). Come sono per l’eliminazione di ogni artificio parlamentare moltiplicatore di furbizie e ritardi (ad es. la “navetta”) e per il dimezzamento netto di tutti i parlamentari. Ma sono solo opinioni … ed invece ciò di cui si ha bisogno in questa fase è qualcosa di molto “asettico” il più possibile apartitico, che porti in modo responsabile italiane ed italiani il più presto possibile alle urne. Verrebbe da scrivere…”un asettico breve efficace governo invernale”.

Un “Gentiloni 1” (*) con i chiari di luna in corso, rischierebbe di arrivare al prossimo ottobre 2017 e, con ogni probabilità, a fine legislatura, con voto nella primavera del 2018, con un profilo ben diverso e conseguenti scelte di qualità. A partire dal ridimensionamento dello stesso Matteo Renzi (e del suo gruppo, dentro e fuori il PD) , con il conseguente smontaggio scientifico del “partito dei 13 milioni”. Sarebbe l’accettazione di una sonora sconfitta referendaria a cui non dare seguito (tanto meno con prove di forza) e l’inizio di un percorso più cauto molto centrato sulle figure di Gentiloni, Franceschini e del Presidente Mattarella. Area su cui innestare – verso il centro – tutti gli altri elementi delle future alleanze di governo.

Un’ipotesi che, però, Renzi non potrà accettare e che – temo, così come per la paventata vittoria del SI al Referendum – porterà ad elezioni a breve con minimi interventi in extremis su sistema elettorale ed una sostanziale “pace armata” fra tutti i contendenti. D’altra parte l’abitudine a giocare “liberi” al “tutti contro tutti” sembra piacere più di qualsiasi altra opzione. Con plauso di chi gestisce l’Italia – nell’ombra – a colpi di miliardi di “euro spostati / tolti / messi” come a Monopoli che non può vedere di buon occhio una “pacificazione al centro” con probabilità di successo minime, ma possibili.

Ammesso che si avverino queste due condizioni, – un governicchio a termine e le elezioni a brevissimo – avremo altrettanto a breve due trasformazioni: una nel PD con sganciamento di tutta l’ala non renziana (se sarà fatta “sloggiare” oppure se ne andrà di sua iniziativa,… è secondario) ed una in ciò che resta di Forza Italia con un irrobustimento del Gruppo Verdini e co. fino alla marginalizzazione a destra di chi dovesse resistere al “grande imbuto” in formazione. Così, con Camera e Senato rinforzati da tre quarti di origine Forza Italia (che vanno a superare grandemente l’un quarto scarso di dissidenti DEM) si partirà per la “quarta Repubblica”, quella delle Riforme condivise (un po’ di più che con il Referendum) e con enormi punti interrogativi all’orizzonte… disoccupazione e lavoro latitante, … immigrati e politiche di integrazione, … rilancio della politica industriale (?), … impegno per grandi opere (possibilmente utili e ben ragionate… non come l’azzardo del c.d. “Terzo Valico”), … gestione di passaggi epocali difficili (destatalizzazione dei servizi, “istruzione” e “sanità” comprese).

Dopo il “governicchio”, non di Gentiloni, un “Governone” ancora con Matteo Renzi al comando… Questa la mia previsione (e citando Renzi “ve lo dico col sorriso” … e magari andandovi a rileggere le prime dieci righe del presente “editoriale”).

(*) – E anche se fosse l’amico Paolo Gentiloni … poco cambia… “il dado è tratto” e sarebbe solo una petita diminutio a cui si renderebbe disponibile l’attuale Ministro degli Esteri.