Si tratta di un progetto sviluppato dall’UFIM (Unita Funzionale Interaziendale Mesotelioma) validato al massimo livello scientifico, già dotato del necessario finanziamento AFEVA (Associazione Familiari E Vittime dell’Amianto) e sottoscritto dall’ASO di Alessandria. Ma evidentemente tutto questo non basta per passare alla fase operativa.
“Nella giornata in cui si presenta a Roma, davanti alle massime autorità dello Stato, la proposta di Testo Unico sull’amianto, e nel contempo si svolge a Torino un altro decisivo passaggio lungo il difficile cammino della giustizia per le vittime e per i loro familiari, desta sconcerto l’inspiegabile situazione di stallo che blocca l’avvio del progetto di ricerca e sperimentazione sul trattamento del mesotelioma, predisposto dall’UFIM (costituita tra l’Azienda Ospedaliera e l’Azienda Sanitaria alessandrine) proprio allo scopo di migliorare l’approccio terapeutico ai pazienti colpiti da questa gravissima patologia.
Il progetto è stato già da tempo validato sul piano medico-scientifico, fa capo a una struttura, per l’appunto UFIM, che da anni opera sul territorio con grande competenza ed è divenuta negli anni punto di riferimento fondamentale per le moltissime persone che, non solo nel Casalese, si trovano ad affrontare le dolorosa condizione legata alle malattie da amianto. In aggiunta a tutto questo, il ritardo appare ancora più intollerabile se si considera che il progetto è finanziato con i fondi AFEVA, ottenuti nel corso della lunga e non ancora terminata battaglia per la giustizia contro i responsabili della strage. Sarebbe perciò anche moralmente intollerabile che questo imbarazzante ritardo, che scarica il suo peso anche psicologico su centinaia di famiglie, si prolungasse ancora, senza neppure fornire ai malati e alle famiglie, e più in generale ai cittadini, una spiegazione chiara e trasparente, ammesso che ci sia.
Dalle informazioni a disposizione, risulta che il passaggio formale nel Comitato Strategico, necessario per dare il via al progetto, sia stato effettuato ormai da tempo e che, per parte sua, l’Azienda Ospedaliera abbia già provveduto alla sottoscrizione di sua competenza. Dunque, come spesso accade in Italia, “manca solo una firma”. Un tratto di penna che separa la burocrazia da chi attende solo di operare (con la serietà, la professionalità e i risultati che UFIM ha mostrato sul campo negli anni) e da chi attende di poter esigere il proprio diritto a cure migliori.
Sappiamo quanto l’Assessore regionale alla sanità sia sensibile alla questione e siamo certi del suo intervento per sbloccare la situazione. Ma è importante che davvero non si perda un minuto in più.
Daniele Borioli, Senatore PD
Domenico Ravetti, Consigliere regionale PD