“O la ami o te ne vai”, Ron Kovic
Ron Kovic è un giovane americano che crede nella sua patria, in cui ripone la massima fiducia. Membro di una famiglia conservatrice e tradizionalista, ed influenzato dall’enfasi politico che vede i giovani come un valido mezzo con cui affermare e proteggere il paese, si arruola nell’esercito e poco dopo parte per il Vietnam.
A vent’anni, insieme a molti altri giovani come lui, viene mandato al fronte e vive sulla propria pelle la brutalità della guerra, oltre a soffire enormemente per la perdita di un caro amico, di cui in parte è responsabile. Durante un attacco, in un momento di grande tensione, Ron viene ferito gravamente, non muore ma resta su di una sedia a rotelle.
Il ragazzo si ritroverà così a dover affrontare la perdita della propria indipendenza, scoprendo una realtà amara e cinica in cui lui non è percepito come un lodevole eroe di guerrà, bensì come un uomo non più capace di provvedere a se stesso, e quindi poco utile. Deluso e sempre più consapevole dei propri errori, verrà emarginato persino dalla propria famiglia, non in grado di comprendere fino in fondo il devastante disagio di un giovane uomo che da un momento all’altro viene privato non solo della propria autonomia, ma anche della virilità, visto che gli sarà impossibile avere figli e rapporti sessuali.
Rammaricato per aver seguito fino in fondo degli ideali distorti che lo hanno condannato ad una triste condizione, Ron, dopo un cammino di sofferenza e disperazione, si impegnerà per far si che il mondo conosca la sua storia e quella di molti altri veterani come lui.
In questo film del 1989 Stone regala al pubblico un racconto duro e straziante, ma anche coraggioso e realistico, basato sulla vita del ex marine Ron Kovic, poi divenuto attivista e scrittore socialmente impegnato per la pace.
Il regista vuole offrire allo spettatore una visione lucida e concreta non solo degli orrori legati alla guerra, ma anche far riflettere su come migliaia di giovani furono manipolati nelle loro scelte da un contesto sociale che li ha praticamente costretti ad immaginarsi soldati fin da ragazzini, quando partecipavano alle pompose parate in cui chi combatteva veniva esaltato come un eroe da glorificare.
Tom Cruise nei panni di Ron offre una buona performance, forse la migliore della sua carriera. L’attore veste i panni di un ragazzo che crede con fierezza e agonismo in un sogno e viene catapultato proprio grazie ad esso in un incubo da cui sembra non riuscire più svegliarsi, complice il mondo cinico e ipocrita in cui vive.
Da notare anche la buona interpretazione di Karoline Cava nel ruolo della madre di Ron, donna legata alle tradizioni che crede in maniera rigida in alcuni principi cardine della famiglia , spogliati però dell’amore e di quell’umanità che dovrebbe spingerla a voler capire i sentimenti del figlio, cosa che invece sembra essere incapace di realizzare, preoccupata più che altro di come il ragazzo possa uniformarsi alla sua ferrea morale cattolica, in cui la sessualità è vista come atto profano e non essenziale.
Nel cast, valido e convincente, appaiono anche William Dafoe e Tom Berenger, che collaborarono già con il regista nel film Platoon.
Un nastro crudele e toccante in cui non vi sono vincitori e sconfitti, ma solo esseri umani che lottano per ciò in cui credono, restando sgomenti dall’indifferenza di un mondo in cui e facile smarrirsi e quasi impossibile ritrovarsi, a meno che non si sia disposti ad ammettere i propri errori, che a volte possono avere conseguenze irreversibili anche per chi credeva con tutto il cuore di essere nato in giorno speciale come Ron, nato il 4 luglio e convinto di poter difendere il proprio paese, dimenticandosi però di tutelare se stesso.