Non è facile in questi giorni andare in giro a presentare un libro che reca come sottotitolo Il teorema della distruzione. Se vogliamo, è la paradossale quanto beffarda se non crudele conferma che gli scrittori inconsapevolmente riescono ad anticipare in una loro gestalt altamente significativa la “musica che sta per girare intorno”.
Non è da oggi che personalmente mi capita (ma questo specifico lo rimando ad altra occasione) e la stessa faccenda coinvolge parecchi scrittori/amici da un sacco di tempo: per dirne di un solo, ci sono certi romanzi di Alan Altieri (da Città oscura a Kondor) che hanno già raccontato con largo anticipo quanto sta accadendo oggi sul pianeta. Come i pochi medium autentici di mia conoscenza, gli scrittori profetici non vivono bene questo loro “potere”. Anzi, spesso, ne rifuggono e, se possibile, se ne sottraggono. Ma non sempre è fattibile. Qui il caso può diventare personale.
Mi sono spesso chiesto perché proprio Land’s End, Cornovaglia, a supportare “il teorema della distruzione”. Okay, l’omaggio implicito a Daphne Du Maurier, Gli uccelli, un luogo altamente suggestivo – e simbolico sin dal nome – come lo sono tutti i Finis Terrae. Ma questa, credo, è la buccia. Sotto, non vorrei sbagliarmi, ma c’è dell’altro. Cosa? Entra in ballo quella zona comune, quella visione dal futuro, che accomuna scrittori che neppure si conoscono e mai si conosceranno.
La spiego. Durante l’elaborazione di Land’s End, verso la conclusione, mi sono fatto un bel giro sui siti e sugli store di vendita, scoprendo che Land’s End, Cornovaglia, come location autentica per un immaginario terrore definitivo e/o personale, era martellatissima. In modo particolare, da scrittori da ogni parte del mondo che lo stavano lavorando in reciproca contemporanea a loro insaputa. Per quel che mi riguarda, nulla di nuovo sotto il sole: Paolo Toselli, più che fraterno amico, e io abbiamo scritto in segreto l’uno dall’altro un bel po’ di anni fa due libri quasi gemelli che sono pure usciti negli stessi giorni (Tutte storie e La famosa invasione delle vipere volanti) senza stupirci più del dovuto data la nostra secolare frequentazione di eventi straordinari.
La lista però delle altre Land’s End un po’ a me e alla Guidotti dovrebbe far tremare un po’ i polsi, anche se non possiamo far altro che confessare che non ne sapevamo nulla e nulla, tutto sommato, ne sappiamo ancora oggi. Leggete un po’ qua:
Land’s End di Bill Fox (thriller), pubblicato nel 2015; Murder at Land’s End di Frank Evans (mystery), pubblicato nel 2014; A Haunting at Land’s End di Barbara Pleasant (thriller), pubblicato nel 2015; Land’s End Trilogy di Melodie Campbell (fantasy), pubblicato nel 2014; Land’s End di Jackie D. (drama), pubblicato nel 2016.
Senza contare che da tempo circolano altri libri con identico titolo, ad esempio, un romanzo di fantascienza di Frederik Pohl e Jack Williamson con identico titolo, Land’s End di Mary Bishop (gothic romance) e un thriller del 1985 di Anne D. Le Claire. Per non dire del sottotitolo del film pseudo-sequel del capolavoro di Hitchcock Gli uccelli.
Quello che però mi fa personalmente riflettere nella lista sono gli anni di pubblicazione. Perché, facendo due conti della serva, potrei azzardarmi a dire che nello stesso unicum di contemporaneità sul pianeta un certo numero di persone, scrittori e scrittrici, si siano agganciati alla stessa idea (in circolo) e hanno partorito le loro storie, per fortuna ovviamente diverse altrimenti i sospetti maliziosi avrebbero ben ragione di essere.
Queste cose capitano, sia chiaro. Agli scrittori navigati non dovrebbero fare alcun effetto. Eppure si tratta di sincronicità che hanno del magico, inutile rifugiarsi dietro il salvifico appiglio del “caso”. Un grande scrittore italiano, amico fraterno, leggendo il nostro Land’s End in anteprima ha iniziato a sudare freddo scoprendo un elemento nel libro che lui stava utilizzando nella sua opera in corso di produzione. Poi si è rasserenato, verificando che ognuno procedeva verso destinazioni e soluzioni quanto mai differenti e non accostabili. Bisogna farsene una ragione. Queste faccende sono frequenti perché c’è una forza in giro per il pianeta che in qualche modo, affascinante e oscuro, interfaccia le menti degli scrittori al lavoro, in grado loro malgrado di aprire porte che collegano immaginazione e realtà.
Un inconsapevole lavoro collettivo di produzione intellettuale.
Sicuro che, quando ce ne accorgiamo a libro finito, cristoniamo: «Capperi, c’è qualcuno che ha scritto un libro con lo stesso titolo». Già, ma quando? Proprio mentre noi scrivevamo il nostro… Dai, non per niente Caso è l’anagramma della parola Caos. Ma ormai anche la scienza sta prendendo in seria considerazione che le nostre menti sono tutte collegate a un livello molto più intimo di quel che si può immaginare nel nostro limitato quotidiano. Come scrive Paolo Baglioni in un articolo che vi invito a leggere, i pensieri umani sono in grado di creare campi di informazioni che confluiscono nella Mente Globale che tutti condividiamo. E Baglioni si chiede: se la coscienza non si creasse nella mente ma venisse ricevuta dal cervello nello stesso modo in cui un decoder riceve segnali satellitari? È possibile allora che i nostri pensieri possano creare “campi di pensiero”, in grado di interagire con i campi del pensiero degli altri?
Quando affermiamo la Guidotti e io durante le presentazioni, che Land’s End ha aperto delle porte, forse ci stiamo riferendo a questo fenomeno. L’intuizione degli scrittori può allora diventare la via più rapida verso la comprensione dei più grandi misteri della vita. E, come ho scritto diversi anni fa, un libro può “bucare” il reale.