Il primo sicuro vincitore delle elezioni comunali alessandrine è il Movimento 5 Stelle, di cui torneremo a parlare certamente nei prossimi giorni. Il secondo vincitore (o, assai più probabilmente, vincitrice) emergerà dalle urne nel pomeriggio del 21 maggio, e speriamo davvero in uno spoglio più celere di quello di lunedì scorso. In ogni caso, si tratterà di una vittoria ricca di spine, e anche di questo riparleremo presto, e spesso.
Fermiamoci un attimo, oggi, a parlare di chi queste elezioni le ha perse. Sia perché in fondo non abbiamo, in questo blog, la vocazione a saltare sul carro del vincitore, e anzi ci diverte assai di più “fare le pulci” ai forti, e continueremo così. Con buona pazienza, speriamo, di chi non gradisce. Sia perché a volte c’è più da imparare dalle sconfitte che dalle vittorie.
Allora: a perdere sono stati, in primis, tutti quei consiglieri che, ripresentandosi alle urne dopo cinque anni, hanno pressoché dimezzato i propri consensi personali.
Attenzione: è vero che c’è stato un crollo della partecipazione, e che quindi perdere voti era più facile che guadagnarne. Ma non sono mancati alcuni casi in controtendenza, che hanno comunque fatto passi in avanti, o comunque tenuto la posizione.
Esempio significativo è quello di Emanuele Locci, consigliere comunale confermato in ogni caso, e amico di questo blog, che ha sostanzialmente riconfermato i voti del 2007, ma così facendo è balzato in testa alle preferenze del Pdl. Su AlessandriaNews, tra l’altro, Locci rilascia dichiarazioni tutt’altro che scontate sullo scenario politico, e sul Movimento 5 Stelle in particolare.
Oppure quello di Gianni Ivaldi, grande trionfatore in casa Pd, dove pure non hanno ritenuto di candidarlo come capolista (di solito con il capogruppo uscente succede).
Sconfitto seccamente, almeno rispetto alle aspettative dichiarate, mi pare invece possa essere considerato Corrado Parise. Non che davvero io mi aspettassi che la sua lista civica potesse arrivare al ballottaggio, ma francamente un risultato almeno intorno al 4-5%, con conseguente ingresso in consiglio, mi pareva credibile. Al di là delle analisi che Parise stesso fa su AlessandriaNews (astensione, boom dei 5 Stelle, ecc), a mio avviso è evidente che il suo è stato un caso di sopravvalutazione del web come circuito che tende ad autoalimentarsi, mentre la vita vera, soprattutto in una città anziana e lenta come Alessandria, scorre ancora altrove.
Si possono o meno condividere, naturalmente, le considerazioni di Parise sulla “padella e la brace” rappresentate da Pdl e Pd. Ma è un fatto che l’avversione di gran parte della popolazione nei confronti dei partiti tradizionali si è concretizzata in astensione e in voto ai 5 Stelle, lasciando Le Nuvole al palo. Vedremo se Parise continuerà a fare politica (io credo di sì), se approderà su lidi montezemoliani o finirà altrove. Certo il suo caso (come del resto quello di Mara Scagni, e di Gianni Vignuolo) insegna che, anche se il Pd non è più “il Partitone” di Botteghe Oscure, mollarlo per fargli concorrenza senza avere spalle abbastanza larghe è sempre dura.
Personalmente credo che Parise in consiglio comunale un po’ di vivacità e “vigilanza” in più l’avrebbe portata. Così come mi spiace che non ci entrino Mara Scagni e Paolo Bellotti (che ha scelto di non candidarsi). Ma, a proposito: ecco le due ipotesi di composizione della nuova assemblea di Palazzo Rosso, in caso di vittoria di Rossa o di Fabbio.
I commenti stavolta li lascio a voi.
Ma il panel degli sconfitti non è completo, se non volgiamo lo sguardo anche a loro: Sel e Federazione della Sinistra, a forza di guardarsi in cagnesco tra loro, han finito per non accorgersi che delle loro beghe interne non importa una pippa a nessuno.
D’accordo che, se il sindaco sarà Rossa, i capolista Lombardi e Barberis entreranno comunque in consiglio. Ma il 2% di Sel, e il 2,24% della Federazione della Sinistra, a fronte ad esempio dell’ottimo 6,55% dei Moderati (all’interno della stessa coalizione) mostrano in maniera netta il fallimento dell’offerta politica della sinistra alessandrina.
I motivi sono probabilmente diversi, tra cui certamente anche l’incapacità di proporre un proprio candidato alle primarie di fine 2011, con sostanziale “appiattimento”, almeno percepito, sulle posizioni di Rita Rossa e del Pd, rispetto a tanti temi essenziali. Ma più ancora alla base del modesto risultato elettorale di Sel e Federazione della Sinistra c’è il fatto che le idee e le proposte camminano sulle gambe degli uomini. Provino allora, gli intellettuali della nostra sinistra (ma anche Corrado Parise) a confrontarsi senza spocchia con Cesare Miraglia, per capire, semplicemente, come si mette in piedi un movimento popolare che, senza pretese intellettualistiche, raccoglie voti veri tra la gente. Io almeno, se avessi ambizioni politiche, partirei da un piccolo caso di successo, per imparare come si fa.
E. G.