Sembra il più classico dei ballottaggi centro sinistra/centro destra, quello tra Rita Rossa e Piercarlo Fabbio per la carica di sindaco ad Alessandria. Ma attenzione: su 76.167 aventi diritto al voto, 30 mila elettori al primo turno hanno scelto di starsene a casa. Mi sembra un dato di grande rilevanza, che è impossibile trascurare. Il 40% di voti di Rita Rossa, pur notevole, corrisponde a circa 17 mila elettori, su oltre 76 mila. Fabbio ne ha raccolti meno di 8 mila.
In altri termini: la maggior parte degli alessandrini non si riconoscono in nessuno dei due competitor che andranno al ballottaggio.
So che ai politici questo punto di vista può sembrare indigesto, ma se non si parte da lì, si rischia di non avere davvero più il polso reale del Paese, e della città. Gli alessandrini, e gli italiani, stanno dicendo che non ci credono più. Ed è un messaggio esplosivo, devastante, che speriamo sia raccolto da tutti, e non annegato nella retorica delle percentuali, senza tener conto dei dati assoluti e reali.
Detto questo, il prncipale elemento di novità e di rottura, ad Alessandria come in tante altre città (da Genova a Parma, dove addirittura sono al ballottaggio) è rappresentato dal Movimento 5 Stelle. Chi snobba Grillo, lo ridicolizza, o ragiona ancora in termini di “voti nostri che ci ha rubato” (Bresso docet, nelle regionali piemontesi del 2010) è clamorosamente fuori strada. Anche perché i 5 Stelle sono altro, e di più, rispetto al grande comunicatore (comico è riduttivo, ne converrete) genovese. Non so se il Movimento possa davvero aspirare ad essere la leva di trasformazione del Paese, o sia soltanto un sintomo della crisi del sistema. Saranno questi ragazzi a doverlo dimostrare: vedremo se e come sapranno crescere e darsi un’organizzazione qualitativa. Certamente però sono destinati a recitare un ruolo da protagonisti, e tutti con loro dovranno fare i conti, all’interno delle amministrazioni locali e, in prospettiva (se ci faranno votare, e se lo faranno con una legge elettorale non “truccata”) anche a livello politico nazionale.
Ma rimaniamo su Alessandria, dove l’altro elemento di riflessione è rappresentato dall’estrema frammentazione generata dal numero “spropositato” di candidati civici: una parcellizzazione che non ha giovato a nessuno, tant’è che, se ho fatto bene i conti, saranno molti coloro che, rimanendo sotto il 3%, non entreranno neppure in consiglio comunale.
Oggi comunque comincia la vera campagna elettorale dei due aspiranti sindaci.
Tra Rossa e Fabbio la distanza è tale, che immaginare recuperi mi sembra azzardato. E’ vero che potenzialmente tutti coloro che hanno votato per altri candidati, ma anche i 30 mila che si sono astenuti, sono coinvolgibili. Ma come possa riuscirci un sindaco uscente stanco e “provato” soprattutto dall’ultimo anno di battaglie su tutti i fronti, appare difficile immaginarlo. Se pensiamo all’entusiasmo (e al plebiscito) con cui Fabbio fu eletto nel 2007, e alla manciata di voti che ha raccolto al primo turno, possiamo misurare in numeri la sua caduta “verticale” di questo quinquennio. E se consideriamo che una sorte sostanzialmente analoga toccò (tra il 2002 e il 2007) a Mara Scagni, abbiamo la misura di quanto, nell’ultimo decennio almeno, sia diventato improbo e faticoso fare il sindaco di Alessandria.
Naturalmente non vogliamo spaventare nessuno: ma i prossimi cinque anni per gli amministratori alessandrini non saranno propriamente una passeggiata.
E. G.