“Oggi interroghiamo l’alunno…”, recita la scritta sulla lavagna, mentre un divertito (e un po’ ‘compresso’) Mauro D’Ascenzi sorride seduto dietro un vecchio banco di legno, di quelli che si usavano, appunto, alle elementari ai tempi suoi, e nostri. L’amministratore delegato del Gruppo Acos è stato, la settimana scorsa, tra i tanti illustri ospiti del Festival delle Conoscenze, bella iniziativa del Comune indirizzata ai ragazzi delle elementari, medie e scuole superiori. Tra gli altri ‘alunni’, chiamati a confrontarsi con i giovani cittadini novesi di oggi, adulti di domani, c’erano diversi altri ‘big’, novesi e non: uno su tutti Enrico Morando, il viceministro all’Economia del governo Renzi. “Mi sono seduto dietro il banco in due diverse mattinate”, sorride D’Ascenzi, “e non per parlare dell’azienda e dei suoi risultati tecnico-gestionali, ma per affrontare, dal punto di vista valoriale, e direi quasi filosofico, due tematiche essenziali nel mondo di oggi, e ancor più di domani: l’energia, e l’acqua”. Proviamo allora, su un piano un po’ meno filosofico e più manageriale operativo, a capire come la multiutility novese Acos si appresta a chiudere il 2016, e quali sono i principali progetti futuri.
D’Ascenzi, partiamo dalla nuova sede nel ‘palazzo di vetro’ di via Garibaldi: quando aprirà, e cosa conterrà?
Nei prossimi mesi trasferiremo lì tutti gli uffici che si occupano delle relazioni con i clienti, a partire ovviamente dagli sportelli per il pagamento delle bollette. Nell’attuale sede (nella foto, ndr) gli spazi sono davvero ridotti ormai, soprattutto nell’ottica della trasformazione della tassa rifiuti in tariffa, con incasso e gestione da parte nostra, e non più dei singoli comuni. E’ un passo in avanti verso la clientela, senza dubbio.
Parliamo proprio di rifiuti, e del ‘porta a porta’ con raccolta differenziata ‘spinta’: i mugugni non mancano, già si parla di comitati di protesta sia a Novi che nel Tortonese…
(riflette, ndr) I fatti stanno così: Gestione Ambiente ha ottenuto dal Consorzio l’affidamento ventennale della raccolta rifiuti, e l’indicazione di implementare il sistema dell’Italia del Nord Est, detto Priula-Contarina, con l’utilizzo di nuovi cassonetti dedicati a ciascuna tipologia di rifiuto. Noi eseguiremo, come sempre facendo del nostro meglio: ma non siamo noi a decidere dove legare l’asino, diciamo così….quello lo decide il padrone, ossia i sindaci e il Consorzio.
Concretamente, le case singole e i condomini si riempiranno letteralmente di contenitori per la differenziata?
Speriamo abbiano tutti salotti sufficientemente ampi (sorride, ndr): scherzo naturalmente. Ma è chiaro che il ‘passaggio’ non sarà indolore, occorrerà che i cittadini si abituino al nuovo metodo, e cerchino di collaborare. Noi faremo la nostra parte.
Ci saranno risparmi significativi per la clientela?
I costi credo che saranno sostanzialmente invariati….
E i ‘costi’ che pagheranno i sindaci alle prossime elezioni, qualcuno li ha calcolati?
Vedremo e se come reggeranno ‘l’urto’, che altro posso dire. Nel frattempo noi abbiamo messo in liquidazione Acos Ambiente, ci siamo aggregati con ASMT Tortona e abbiamo acquisito Serravalle Servizi: il gruppo Acos si muove insomma, e cerca di strutturarsi in maniera sempre più efficace, compatibilmente con le esigenze del mercato.
In principio fu il gas, D’Ascenzi: oggi quello è ancora il vostro core business oppure no?
Da lì Acos è partita, e il gas è anche oggi la nostra anima industriale, anche se ovviamente rappresenta solo uno degli asset del gruppo. Oggi complessivamente il gaso pesa per circa il 50% del fatturato complessivo, ma con una distinzione importante: in buona parte parliamo di gas acquistato e rivenduto, mentre il gas ‘vettoriato’, ossia distribuito con nostre infrastrutture, è circa il 10% del fatturato.
Il che ci riporta alle famose ‘gare del gas’, di cui parliamo ormai da diversi anni: si faranno mai? Lei è anche vicepresidente di Utilitalia, la Confindustria delle multiutility: che notizie ci sono?
Siamo tutti in attesa: per noi come Acos è una ‘partita’ da giocare su due diversi bacini, per complessivi 60/70 milioni di euro di infrastrutture: quindi tutt’altro che un’inezia. Quando sarà il momento, ci faremo trovare pronti, e giocheremo al meglio le nostre carte.
Capitolo acqua: quest’anno nel novese non si è registrata nessuna interruzione di servizio di rilievo: significa che la situazione sta migliorando?
No, vuol dire che ci siamo senz’altro mossi con accortezza, ma il problema rimane: ormai il clima ci regala una costante alternanza di periodi di siccità, e piogge torrenziali, e questa è la situazione che occorre fronteggiare. Servono certamente investimenti infrastrutturali milionari, per pensare a soluzioni innovative, e per migliorare la qualità della rete. Consideri che oggi circa il 40% dell’acqua va perduta nel corso della distribuzione che la porta nelle case: certo, è acqua che torna in natura, nelle falde. Ma ottimizzare il processo è fondamentale. Per farlo o si aumentano tout court le tariffe (e peraltro in questo modo le risorse necessarie non le hai subito in cassa, ma le recuperi negli anni), oppure si pensa soluzioni innovative: una di queste, a cui stiamo lavorando insieme ad altri player del settore, si chiama ‘idrobond’: ossia strumenti finanziari a lungo termine, ovviamente completamente garantiti per chi li acquista, e con rendimenti interessanti. Credo sia una delle strade del futuro.
I lettori di CorriereAl ormai lo sanno D’Ascenzi, lei è anche un romanziere di talento: c’è un nuovo libro in arrivo?
Di talento lo dice lei: mi piace scrivere, questo sì. E’ liberatorio, e ti concede una pausa dal quotidiano. Nel cassetto c’è una storia mezza scritta, e mezza no: l’ambientazione è sempre quella della mia Maremma, come in passato. Ma in un paesino più sulle colline, anche se l’odore del mare arriva sin lì. Tutto si svolge dentro una vecchia osteria, gestita da una signora anziana e saggia, che ha pochi clienti affezionati….
Che sono altrettanti ‘tipi’ umani?
Esattamente: figure care della mia gioventù, contadini toscani diventati operai, e segnati dall’esperienza delle miniere. E il cibo, o meglio cibo e vini, sono una parte centrale della storia, della cultura di quel territorio, e di quella gente.
Ci incuriosisce: in che anni è ambientato?
(ci pensa su un attimo) Sa che non lo so? O meglio, un riferimento fondamentale certamente c’è: prima dei telefonini, di Internet, della comunicazione in tempo reale. Nella mia osteria le persone ancora parlano tra loro di persona, discutono, si arrabbiano e fanno pace. Tutto guardandosi sempre negli occhi, e senza ‘mi piace’, like o faccine preconfezionate.
Ettore Grassano