La città di vetro [Il Flessibile]

caruso4di Dario B. Caruso.

Non è facile andare via da casa e sentirsi comunque a casa.
Accade anche se la lingua è differente, anche se il tempo è differente, anche se la cucina è differente. Per non parlare dei ritmi: pranzo alle 15, cena alle 23 dopo i concerti, e notti brevi di sonno e cariche di socializzazione.
Accade di sentirsi a casa anche se i volti sono nuovi perché riconosci in ciascuno di loro qualcosa che ti accomuna, un gesto, un’espressione, un’idea.

Vuol dire che sono stato per una settimana in Galizia.
L’occasione era quella di partecipare ad un Festival Internazionale assieme a Paola Esposito e Marco Pizzorno. E anche in questa occasione ritorno in patria con l’idea di essere parte di un intero mondo che vive gli stessi problemi, a distanza di migliaia di chilometri.

La Coruna è una città di grande fascino.
flex1Si allunga sull’Oceano come a protendersi verso il mare aperto per un nuovo viaggio.
Si allarga lungo la costa come a presidiare la posizione duramente conquistata.
È il segreto, forse, di questa gente che ha saputo unire il passato col futuro, riuscendo a coniugare l’architettura, l’arte e lo stile di vita moderno con la conservazione di una storia bella e ricca di aneddoti.
Passeggio con mia moglie, nei momenti liberi, osservando ed imparando.
Le vetrate dei palazzi che si affacciano sul porto sono bellissime e impreziosiscono l’aria, già tersa di per sé. Per questo viene denominata “la città di vetro” incantando chi arriva dal mare con un primo impatto incredibile.
Il Castillo di San Anton è una delle tre fortezze che controllavano l’ingresso dal mare; oggi è l’esempio di come sia possibile recuperare un corpo estraneo all’attuale esigenza urbanistica mettendolo al servizio della cultura e della storia; i turisti apprezzano e ringraziano.
A dominare la baia il giardino che conserva al centro la tomba di John Moore, generale britannico che cadde nel 1809 proprio in questa città durante la battaglia contro le forze napoleoniche.

Ma la personalità che assurge a simbolo è Maria Pita, l’eroina in cui tutti si identificano, uomini e donne.
Maria era un donnone che seppellì ben quattro mariti di cui due macellai; fu colei che a fine Cinquecento tenne a bada gli Inglesi arroccandosi nella città vecchia con i cittadini scampati all’assedio della città bassa e ricacciando indietro il nemico che, stanco, rinunciò.
I Galiziani hanno memoria lunga. Pensate che ancora oggi gli Inglesi non sono benvenuti, profonde tracce di guerre non ancora ripianate.
Ciò è evidente quando ci si trova a parlare del più e del meno: mentre le schermaglie linguistiche sono divertite con i Portoghesi e i Francesi, con gli Inglesi non si risparmiano parole forti e ritorna a pelo d’acqua l’Invincibile Armata.

Per fortuna c’e la musica che flessibilmente cancella barriere.
Si ritorna in Italia annoverando anche questo bel luogo come ennesima ipotesi di buen retiro.
Chissà.