Paolo Bellotti, funzionario giuridico-pedagogico del ministero di Giustizia, opera nelle carceri di Alessandria (San Michele e Don Soria) e presso il Provveditorato Regionale di Torino.
Paolo è un volto molto conosciuto ad Alessandria (e non solo), e dunque non ha bisogno di molte presentazioni. E anche se da qualche anno non è più “in trincea” in Consiglio comunale, continua a far parlare di sé. Ultimamente anche come scrittore.
Paolo, parliamo del tuo libro, “Visti da dentro”, che hai presentato un po’ ovunque ottenendo molti consensi (e una recensione su Avvenire). Intanto: perché lo hai scritto?
Con il mio lavoro vengo a contatto con pezzi di storie di vita che raccontano uno “spaccato” di Italia troppo spesso dimenticato. Sono storie intense, forti, storie di vita che ho deciso di “fare uscire” dal recinto del muro di cinta, perché hanno comunque qualcosa da dire anche a chi sta al di là di quel muro.
Che cos’è il carcere in Italia, oggi?
E’ molte cose contemporaneamente: è la rappresentazione di un fallimento (o delle difficoltà) di un modello sociale, e per molti è la “discarica sociale” in cui vanno a finire solo i più deboli e gli ultimi. Ma è anche l’unica risposta (a oggi l’unica possibile) per tutelare chi di quei crimini è rimasto vittima.
E per te che cosa dovrebbe essere, invece?
Sono convintamente un “credente” nella Costituzione italiana. I nostri Padri costituenti hanno affermato che la pena dovrebbe tendere al reinserimento sociale. Ecco cosa dovrebbe essere il carcere: un luogo nel quale l’individuo che ha commesso dei reati possa assumersi le proprie responsabilità e trovare in se stesso, o all’esterno, le risorse per un diverso inserimento sociale. Sarà anche utopia, ma i Padri costituenti sono stati grandi pensatori e sapevano cogliere l’essenza delle cose.
Torniamo al libro. Quali (e quante) soddisfazioni ti sta dando?
Cimentarsi in un’avventura nuova come quella di scrivere è stato ed è ancora una sfida, e le sfide sono un po’ per tutti il sale della vita. Ma non voglio parlare delle soddisfazioni che ho ricevuto dall’esterno… la vera soddisfazione che ho ricevuto nello scrivere il libro l’ho ritrovata dentro me stesso.
Molti di noi svolgono dei lavori che hanno un forte impatto umano (gli insegnanti, i medici, gli infermieri e molti altri) e siamo quasi sempre costretti a fare i conti con l’eccessiva burocratizzazione del lavoro sociale, dove è più importante rispettare i budget di spesa piuttosto che ascoltare e risolvere i problemi di chi ci sta di fronte. Attraverso la scrittura del libro ho riscoperto in me lo spirito di quando avevo iniziato il mio mestiere, è stato un po’ come riscoprire le mie radici ideali. Spero che questo mio viaggio possa coinvolgere anche i miei lettori.
L’ultima presentazione del tuo libro è stata ad agosto al Meeting di Rimini (insieme con un altro libro sul carcere di Giuditta Boscagli). Ci racconti qualcosa?
L’invito a partecipare al Meeting di Rimini non me lo sarei mai aspettato, é stata una grande sorpresa e allo stesso tempo ho sentito tutta la responsabilità. Alla presentazione c’era molta gente, tutti avevano letto il libro e avevano domande precise da rivolgermi.
Mi sono trovato di fronte a un pubblico serio e preparato, con il forte desiderio di confrontarsi. Mi sono chiesto perché un libro come il mio, decisamente laico nel presentare il mondo penitenziario, avesse incontrato gli interessi di quel mondo. E la risposta me l’hanno data loro: mi hanno detto che nei miei racconti c’è al centro l’uomo, con le sue debolezze, fragilità ma anche con le sue infinite risorse. Le storie umane che escono dai miei racconti hanno interessato una platea così radicata nell’esperienza religiosa.
Adesso passiamo al Bellotti “animale politico”. Il prossimo anno elezioni comunali: il tuo voto (da 0 a 10) a Rita Rossa sindaco di Alessandria.
Vedo che non ce la si fa proprio a non coinvolgermi in analisi politiche… Ok, questa volta accolgo l’invito. A Rita Rossa darei un bel 5, quindi l’insufficienza, ma non per quello che normalmente sento dire su di lei (le buche delle strade, il bilancio, la sicurezza ecc), perché su questo versante si è oggettivamente fatto quello che si poteva.
La sua più grande responsabilità è stata quella di non aver saputo (o di non aver voluto) scrollarsi di dosso un sistema di potere che da anni governa Alessandria. Un sistema che sembra privilegiare gli interessi economici piuttosto che il bene comune, dove “l’affare” è più importante del servizio pubblico reso. Questa è la sua più grande responsabilità, ed è un peccato perché fra i consiglieri comunali e nella sua giunta vi sono davvero persone che credono in quello che fanno. Solo che sembra non contino nulla. Si ha la sensazione che le decisioni vere, quelle che incidono realmente sugli aspetti sostanziali della vita comune, e che conseguentemente implicano un notevole impegno di risorse economiche, vengano prese altrove e non fra i banchi del Consiglio comunale. Per questo penso che ci sia bisogno di aria nuova in Comune.
“Un sistema di potere che da anni governa Alessandria”. Te la sentiresti di essere più chiaro ed esplicito?
Certamente. Prendi per esempio i centri di potere burocratico del Comune, responsabili fra l’altro di pratiche richiamate anche in processi contro l’ndrangheta. Chi allora ha firmato quegli atti oggi è ancora lì che comanda e dirige, eppure sono tutte nomine su base fiduciaria del sindaco.
Oppure prendi tutta la vicenda delle discariche che si vogliono realizzare nel nostro territorio: perché il sindaco non si oppone? Quali interessi ci sono dietro? Forse alcune parentele sono più importanti della tutela della salute dei cittadini? Se vogliamo guardare anche alle ultime questioni, prova a chiederti perché sui finanziamenti (milionari) per la riqualificazione della periferie non si è voluto aprire un confronto per informare i cittadini, ma il tutto è avvenuto all’ultimo minuto e nelle “segrete stanze”? Vai a vedere quali erano gli studi e le ditte che lavoravano con la giunta Fabbio, e quelle che lavorano oggi con la giunta Rossa, e poi dimmi se anche tu non hai la sensazione che in città lavorino sempre gli stessi. Ecco che cosa intendo quando parlo di poteri forti in Alessandria.
Avremo un Bellotti candidato alle prossime elezioni, allora? E con chi?
Tu mi voteresti?
(Attimo di riflessione) Perché no… Ma prima vorrei sapere in quale lista ti candideresti.
In una lista che al momento non c’è, e ho la sensazione che non ci sarà. Allora, guarderei con particolare interesse a chi in questo momento è più in grado di ogni altro di rompere quel sistema di potere di cui ti parlavo prima. E, nel caso in cui il mio contributo fosse gradito, sarebbe solo di consulente esterno.
Stai parlando dei 5 Stelle?
Ho molte perplessità sul modello generale dei 5 stelle, ma conosco i militanti locali, sono ottimi ragazzi. Se in politica devo fare una netta distinzione fra chi ci crede e chi fa politica solo per interesse, posso dire con sicurezza che loro davvero credono in quello che dicono. E forse è proprio di questo che si sente il bisogno. Comunque, grazie per la tua disponibilità a votarmi nel caso di una mia candidatura (sorride, ndr). Vediamo se questo lo riporti nell’articolo.
Riportato. E grazie per l’intervista.
Andrea Antonuccio