La passione di Silvio Bragagnolo per i suoi passiti si percepisce in ogni sua parola, nello slancio con cui racconta che ” il Passito è l’essenza di un percorso di vita, personale e di un territorio, contenuto in un calice di vino”. L’azienda Bragagnolo si trova a Strevi, nel cuore del Monferrato acquese, in quella Valle Bagnario detta anche “Valle degli sceicchi” poiché i suoi vigneti di Moscato e di Brachetto rappresentano la ricchezza e la qualità ottenute da un duro lavoro.
Lo Strevi Doc passito “Passione” 2008 ha vinto quest’anno sia il Marengo d’Oro per i vini aromatici, sia il Premio Marengo Giovani.
Dottor Bragagnolo, partiamo dalla recentissima vendemmia: soddisfatto?
Complessivamente sì: è stata vendemmia ‘asciutta’, quindi molto positiva sia per le uve rosse che per le bianche. Le uve da Moscato, per le stesse ragioni, ossia una stagione estiva decisamente ‘secca’, sono arrivate al traguardo un po’ affaticate: decisamente zuccherine, ma con un quadro aromatico meno ricco dello scorso anno.
Come ha inizio la storia della sua azienda?
Tutto cominciò con miei nonni e con il mio bisnonno, i quali arrivarono dal Veneto in Piemonte e lavorarono inizialmente come servitori, poi come mezzadri. Col tempo e tanto lavoro l’azienda Bragagnolo si evolse e passò a mio padre, che divenne affittuario. Una decina di anni fa gli subentrai io, laureato in agraria, con un master in enologia e con tanto passione; molti terreni oggi sono di proprietà e li coltivo assieme a mia moglie, guardando al futuro: i nostri figli Dario, di quasi 2 anni, e Isabella, nata pochi mesi fa.
Perché il passito?
La Valle Bagnario è unica: le sue uve aromatiche hanno una tradizione di almeno 7 secoli. La nostra azienda (composta da 25 ettari, 15 dei quali piantati a vigneto) ci offre la possibilità di produrre un vino che può essere considerato un’opera d’ arte, sintesi enologica perfetta di in territorio.
Il passito richiede certamente un percorso impegnativo nelle sue diverse fasi: è come un figlio che dev’essere cresciuto fino a che non diventa indipendente.
Il primo passito che porta la mia firma è del 2003. Volevo creare un’azienda fortemente specializzata, riconoscibile sul mercato da tutti gli estimatori; un giorno vorrei essere ricordato come “il Signore del Passito”.
Come vendete i vostri passiti?
Considerando il passito come un’opera d’arte: la si offre a chi sa apprezzarla permettendo contatto diretto con le nostre vigne e di far scoprire la storia di questo vino; per questo scopo è stata creata anche la “Passiteria”, cioè un locale in cui degustare secoli di tradizione in mezzo alle vigne di Moscato e Brachetto.
Siamo sulla carta dei vini dei migliori ristoranti italiani e abbiamo un circuito di estimatori privati che cresce di anno in anno. Ovviamente non produciamo solo passiti (Strevi DOC passito e Brachetto DOCG passito), ma anche altre 14 tipologie di vino: vini da tavola bianchi e rossi e filtrati dolci.
“I’m social” dice con orgoglio il vostro sito…
Assolutamente!: il web, grazie ai social, ha consentito di creare una comunità di esperti e di appassionati con cui interagire in tempo reale, confrontandosi e condividendo esperienze ed emozioni: questo è un valore aggiunto fondamentale.
Il Monferrato acquese è pronto ad essere protagonista nel mondo del vino?
Le aziende acquesi sono già protagoniste nel panorama mondiale vitivinicolo, ognuna con la propria identità. Mio padre ha un grande merito per quanto mi riguarda: mi ha insegnato molto, ma al momento opportuno mi ha lasciato spazio affinché potessi esprimermi e affermarmi. Nel nostro settore, e non solo qui da noi, questo dovrebbe succedere più spesso, lasciando ai giovani la responsabilità del cambiamento e dell’innovazione.