Globalizzati di tutto il mondo, unitevi!

Che curioso destino sarà mai quello che accomuna i poveri proletari di tutto il mondo, da quando il loro profeta, Carl Marx, li ha invitati ad unirsi per lottare insieme!
La messa in guardia del profeta comunista riguardo alle religioni, che a suo dire non erano altro che l’oppio dei popoli, sembra ottenere l’effetto contrario. Mai come di questi tempi l’importanza della religione condiziona più che in passato la vita di vaste aree del pianeta. La religione viene utilizzata per scopi malvagi da sempre più vasti gruppi di potere, al punto che ritornano di moda le guerre di religione. Intendiamoci: ha ragione papa Francesco quando dice che non è proprio vero che le guerre nascano dalla fede in un Dio, ma semmai la religione viene utilizzata per mascherare ben altri interessi e per confondere le coscienze di esseri umani che in questo modo diventano nemici dell’umanità.

Altro paradosso mi sembra l’accusa che si sente profferire a carico di papa Francesco, da parte di chi, non soltanto dalla destra estrema, lo accusa di parlare come un comunista. Chissà se Marx avesse immaginato che tra i pochi comunisti rimasti in Italia ci fosse proprio il capo della chiesa di Roma! E dire che basterebbe leggere il Vangelo per capire da che parte deve stare il successore di Cristo: dalla parte dei poveri e degli oppressi.

Il guaio è che molti fra i poveri del mondo sono da qualche tempo allettati a sostenere politici di casa loro che credono più alla potenza, all’ordine imposto dall’alto, alla sopraffazione delle minoranze, alle diverse scorciatoie che illudono da sempre le grandi masse, piuttosto invece che l’uguaglianza dei diritti e dei doveri, delle pari opportunità di genere, di classe sociale, della libera sovranità di scelta del proprio destino.
La democrazia sta arretrando paurosamente in quasi tutto l’arco dei paesi che ci fanno corona e purtroppo anche l’Italia rischia di fare scelte autoritarie, non per consapevole necessità, ma solo per paura. Qualcuno fra gli intellettuali del nostro paese sostiene che stiamo vivendo il tramonto della nostra civiltà, paragonando la cosa all’epilogo dell’impero romano. Ma se vengono meno le certezze positive delle conquiste accumulate in secoli di lotta contro l’oscurantismo e la sopraffazione delle coscienze, allora sarà ancora peggio. Infatti la fine dell’impero non rappresentò la fine della civiltà del diritto romano, che sopravvisse, adottato dai barbari che conquistarono il potere sostituendo quello ormai corrotto e incapace di portare frutti che c’era prima.

C’è forse da chiederci: quali benefici potrà portare all’umanità occidentale l’islam, ad esempio? La posta in gioco è troppo alta, o tutto o niente. Con certe idee pare impossibile avere punti di contatto. Lo stesso Francesco ha chiaramente fatto capire che quando una religione non contempla la misericordia ed il perdono è obiettivamente una religione pericolosa. Lui ha parlato in generale ma si è capito a cosa si riferiva. Il papa conosce i pericoli che assediano il mondo. Sa che siamo entrati in un imbuto di follia e di violenza, ma lucidamente ci mette in guardia dal pericolo di rispondere con altrettanta follia distruttiva. Ci sono già i fanatici musulmani che si ammazzano tra di loro, prima ancora di prendersela con noi infedeli. Le lotte fra sunniti e sciiti hanno fatto più morti che fra tutti gli altri e noi facciamo fatica a capire da quale posizione partire per spiegarne le motivazioni.

Siamo condizionati forse dalle categorie di pensiero del secolo appena passato: chi può essere classificato di destra e chi di sinistra? I paletti che eravamo abituati a seguire non ci aiutano più. Siamo di fronte a degli assassini che amano darsi la morte con le loro stesse mani, fanatici che non pensano perché in realtà non hanno ideali sui quali costruire un futuro, ma soltanto un enorme disprezzo della vita in quanto tale, vita che non hanno imparato ad affrontare.

Papa Francesco ci conforta con le sue parole, comprende le nostre paure che talvolta rischiano di tramutarsi in incubi, ci esorta a non abbandonare il faro che ci deve guidare nel buio della notte. Ci ricorda che quella che si definisce cristiana deve essere una comunità in cammino e pertanto non può chiudersi in se stessa, ma tentare sempre comunque un dialogo con tutti.

Un filosofo contemporaneo, il polacco di origini ebraiche Z. Bauman, ci mette anche lui in guardia, dicendo che i demoni che ci perseguitano non svaniranno neppure con l’aiuto della lotta armata, dal momento che la loro origine ha a che fare con gli stessi elementi costitutivi della nostra società. Il tarlo sta dentro di noi.

Abbiamo dovuto vedere le stragi tunisine, in un paese che a fatica stava per intraprendere la strada della democrazia, abbiamo visto la decapitazione dell’archeologo siriano custode dei tesori di Palmira, un eroe martire della civiltà, abbiamo visto le stragi di Parigi, di Bruxelles, di Monaco, di Nizza, come quelle di Ankara e di Istanbul, abbiamo forse fatto finta di non vedere quelle di Bagdad, dello Yemen, del Pakistan e dell’Afghanistan, dell’Africa sahariana, della Nigeria e della Somalia, emozionandoci un poco di più per quelle del Bangladesh solo perché vedevano vittime italiane. Ebbene, noi e tutto il mondo occidentale, come abbiamo reagito? Cosa abbiamo fatto nella direzione della difesa dei diritti dell’uomo, della democrazia, della libertà?

Ma a chi spetta il dovere di difendere questi pilastri della civiltà occidentale? Forse agli americani, costretti ad ingoiare il rospo delle ripetute violazioni della Cina in tema di diritti, mentre la stessa Cina possiede oltre il 30 per cento del debito pubblico americano? Forse ai francesi ed agli inglesi che quando si sono mossi contro il despota Gheddafi avevano la sola preoccupazione di subentrare agli italiani nei lucrosi affari con i nuovi padroni di quel paese? I francesi hanno dovuto poi subire la ferocia dei martiri dell’Isis, i tagliagole che sognano il martirio più che altro per disperazione esistenziale, gente che con la vera religione di Maometto ha ben poco da spartire, visto che molti di loro sono degli spostati vittime di droghe, di alcool, di sesso deviato e dei videogiochi. Gli inglesi, che hanno conosciuto anche loro attentati sanguinari alla metropolitana di Londra e non solo, con la Brexit non hanno trovato di meglio che tradire i giovani della nuova Europa che vogliono aprirsi al mondo. Forse crediamo possano difenderci Donald Trump e Vladimir Putin, l’uno fautore delle armi facili e del liberismo più spietato, ossessionato dall’egoismo che dovrebbe orientare i passi della ormai ex-superpotenza, l’altro che nell’illusione di rinverdire i fasti del potere zarista, illude il popolo russo ed è pronto a qualsiasi cinico accordo con despoti di qualunque risma solo per raccattare qualche beneficio economico?

Sono questi i difensori della civiltà occidentale?

E noi italiani cosa siamo? Siamo contro la globalizzazione, contro la libera circolazione dei lavoratori, contro le aperture del commercio, contro la libertà di movimento dei popoli. Vorremmo alzare barriere protettive e poi spalanchiamo le porte agli arabi, ai cinesi, ai thailandesi ed a chiunque voglia comprare le nostre aziende, le nostre società di calcio, le nostre banche, le case di moda, i nostri più rappresentativi simboli dell’italianità, dell’arte e dell’ingegno secolare del nostro popolo. Non vi pare che ancora una volta lo stesso problema (ammesso che la globalizzazione sia un vero problema) venga sfruttato per mettere alla corda la gente normale e favorire invece i già noti speculatori e sfruttatori?
Globalizzati con le pezze al culo, unitevi!

Luigi Timo – Castelceriolo