Mercogliano: “Accorpamento Aso e Asl? Sì, ma prima tutti gli ospedali del territorio siano gestiti dall’Azienda Ospedaliera”

Mercogliano 1“Operazioni alla valvola aortica come quella che ha interessato di recente Silvio Berlusconi ne effettuiamo tantissime, qui da noi: e le classifiche Agenas ci pongono ai primi posti a livello nazionale. Certo, è mai routine quando c’è di mezzo la vita di una persona, soprattutto se di età avanzata, e quindi con possibili patologie associate: ma la percentuale di successo, e di pieno recupero, sfiora ormai il 99%”. Il dottor Domenico Mercogliano, direttore del reparto di cardiochirurgia dell’Ospedale SS. Antonio e Biagio e Cesare Arrigo, ben conosce le leggi dell’informazione, e accetta ‘di buon grado’ di partire da una notizia di attualità, che riguarda un paziente illustre (“conosco i colleghi del San Raffaele, sono stati bravissimi”), per discutere poi in realtà, con grande passione e competenza, di sanità piemontese e alessandrina, e non è la prima volta.

Ciò che sta a cuore al dottor Mercogliano (che da diversi anni svolge funzioni di primario, in attesa che il ruolo sia assegnato, “ma questo problema riguarda anche altri colleghi, e va posto a livello regionale”) è evidenziare da un lato l’ottimo livello qualitativo della sanità pubblica piemontese, “e alessandrina in particolare”, dall’altro però sottolineare che “lo sforzo che la Regione Piemonte ha fatto e sta facendo per ripianare i conti è notevole, ma ci sono dei limiti insuperabili, al di sotto dei quali ospedali come il nostro non potrebbero più assicurare l’elevatissima qualità fino ad ora assicurata”. Non ancora un grido d’allarme insomma, ma un segnale forte da spedire direttamente ai vertici regionali della sanità e della politica, perché mostrino di considerare davvero l’Azienda Ospedaliera di Alessandria un’eccellenza sulla quale investire.

 
Dottor Mercogliano, sul concetto di ‘rete’ lei ha già a lungo insistito: laOspedale Alessandria 2 recente proposta del presidente della commissione Sanità regionale, l’alessandrino Domenico Ravetti, di lavorare nella direzione di un ‘accorpamento’ tra Aso e Asl la convince?
Sì, ad una condizione, che è la seguente: prima porterei tutti i diversi presidi ospedalieri (ossia gli ospedali di Casale, Novi, Acqui, Tortona, Ovada, ndr) sotto la guida e il coordinamento dell’Azienda Ospedaliera, lasciando alla Asl la gestione del territorio. In questo modo, ci sarebbe modo di creare davvero una rete ospedaliera integrata ed efficiente, in grado di utilizzare al meglio le risorse, e di aumentare la qualità dei servizi erogati. Molto concretamente: pensi se l’ospedale x fosse in grado di specializzarsi a fondo sulle operazioni alla safena, e l’ospedale y diventasse il riferimento provinciale (o meglio, del quadrante Alessandria Asti) per la cataratta, tanto per citare due tipi di intervento molto diffusi. O ancora, per rimanere al comparto cardiologico che più mi compete, a quanto si potrebbero ottimizzare le sinergie tra le diverse cardiologie di territorio: che naturalmente già esistono oggi, nel senso che un infarto acuto viene automaticamente gestito da Alessandria. Ma indubbiamente una sola realtà gestionale, sia pur con diversi punti operativi sul territorio, consentirebbe un salto di qualità.

 

Ravetti nuovaQuindi il messaggio che ‘lanciamo’ alla politica è: prima un’Aso che gestisce tutti gli ospedali, e solo in seconda battuta la fusione con la Asl, che nel frattempo deve continuare a gestire i servizi territoriali?
A mio avviso sì. Voglio andare oltre: Mimmo Ravetti sta facendo un lavoro importantissimo a livello ‘sistemico’, e altrettanto rilevante è stato in questo ultimo anno l’operato del nostro direttore generale, dottoressa Baraldi. Penso all’apertura di nuove sale operatorie, come all’assunzione, importantissima, di nuovo personale, che tutti auspicavamo da tempo. Il vero snodo rimane però la Regione Piemonte: sono d’accordo o no nel considerare il quadrante Alessandria Asti altrettanto rilevante e strategico, e alla pari con Torino, Novara e Cuneo? Per competenze ed eccellenze qui non manca nulla, ci sono davvero ‘punte’ qualitative notevoli: però allora deve arrivare un segnale forte, in termini sia di ottimizzazione delle risorse esistenti, che di nuovi investimenti.

Si riferisce anche al nuovo ospedale, di cui si è tornato a parlare con unaSanità nuova certa insistenza?
Anche, ma non solo. Mi spiego: il problema del contenitore esiste, eccome, ma è conseguenza di una riflessione, e di scelte precise, sul contenuto. Vogliamo che Alessandria rimanga un ‘hub’, e che anzi ambisca ad un ruolo di vera eccellenza nazionale? Ha già oggi tutte le competenze per puntare al ruolo, ma da Torino servono segnali precisi, che vadano nella direzione richiesta e indicata dalla nostra direzione generale. In questo quadro il nuovo ospedale diventa strategico, perché i limiti strutturali del Santi Antonio e Biagio sono evidenti, e noti a tutti. Ma, al di là delle
questioni logistiche (dove lo collochiamo?) e di risorse, deve essere chiaro che si tratta di realizzare il vero ospedale del futuro, che è un ‘di più’ rispetto a quel che c’è oggi, non una semplice sostituzione dei presidi ospedalieri esistenti: altrimenti appunto si entra in una logica di difesa dei ‘campanili’ e dei piccoli orticelli, oggi francamente insostenibile.

Cardiochirurgia 3La sua cardiochirurgia è un reparto di eccellenza assoluta e riconosciuta: i trapianti di cuore però non li fate. Perché?
I trapianti di cuore sono un percorso delicatissimo, che richiede competenze ad hoc, e un intero ospedale ‘finalizzato’, per così dire. In Piemonte si fanno solo alle Molinette, dove sono bravissimi, e credo sia giusto così. Proprio in nome di quella specializzazione ‘eccellente’ a cui è giusto tendere, per ottimizzare le risorse e offrire ai pazienti soltanto la massima qualità.

 
Dottor Mercogliano, lei è un medico da sempre impegnato anche in Partito Democratico scissionepolitica, e fa parte dell’assemblea cittadina del Pd: non ha l’impressione che Alessandria, proprio sul fronte politico, sia davvero periferica oggi rispetto a Torino? Pensando ovviamente anche ai risvolti in sanità…
Purtroppo temo sia così, e non da oggi: da una ventina d’anni. E spetta in primis a noi esigere che la rotta sia invertita. Guardi, la gente non è stanca di politica, tutt’altro: è stanca dei politici. Io amo dire che elettori e pazienti hanno sempre ragione: sono politici, e medici, che devono essere in grado sul primo fronte di intercettare e soddisfare le esigenze dei cittadini, sul secondo di individuare e curare in maniera ottimale le diverse patologie. Per restare alla politica: se tante persone oggi non votano, o votano partiti di protesta, interroghiamoci, noi del Partito Democratico per primi su dove stiamo sbagliando. Perché stiamo sbagliando, questo è evidente.

Dottore, lei ha partecipato alla recente assemblea cittadina del Pd che ha ‘sfiduciato’ il segretario Massimo Brina?
C’ero, e ho anche presentato un documento a mia firma che invitava tutti al confronto, e ad evitare un epilogo così sgradevole. Non sono riuscito nel mio intento, e al momento del voto mi sono astenuto. Ora però, per il bene della città e non dei singoli, mi auguro che con l’elezione del nuovo segretario Daniele Coloris si torni a remare tutti nella stessa direzione.

Ettore Grassano