di Giancarlo Patrucco
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Devo dire che sono rimasto sorpreso dalla mossa strategica che il Califfato organizzò ormai quasi due anni fa: l’espansione lungo la direttrice libica. Va bene – mi dicevo – le cose vi stanno andando per il meglio, siete a un’ora di marcia da Bagdad, avete lucrato sulla crisi siriana, ricevete continui rinforzi in uomini e armi, ma l’avventura libica potrebbe riservarvi più di una sorpresa. Mandare 5 o 6 mila uomini in quello sterminato cassone di sabbia è come mandare una barchetta a scopare il mare. Il sistema tribale tuttora in vigore da quelle parti tende a stare con il più forte, ma serve soprattutto chi paga meglio. Se, poi, pensate di prendere di mira la fascia costiera, finirete per intralciare altri interessi, libici e non.
E’ andata come mi aspettavo. I finanziatori e i fornitori più o meno occulti hanno dovuto fare della prudenza una virtù, la Russia è intervenuta pesantemente a sostenere Assad, le forze speciali americane hanno ricompattato l’esercito iracheno, l’occidente ha armato i curdi e l’esercito nero ha cominciato a perdere terreno un po’ in tutta la zona del suo primo radicamento stabile. La stessa cosa è avvenuta in Libia e anche lì il Califfato perde terreno.
Mi aspettavo pure che, di fronte alle sconfitte sul campo, la regia del terrore incentivasse gli attentati suicidi, soprattutto in Occidente. Ciò che non immaginavo era l’intensità, la frequenza, la disponibilità di un bacino di reclutamento così esteso e così vario, che va dai foreign fighters rimpatriati clandestinamente all’ultimo sbullonato che si fa reclutare per dare una prova eclatante della sua esistenza.
Un attentato dopo l’altro, ormai qualche certezza l’abbiamo acquisita. E’ vero, importano i luoghi e importano gli eventi. Un attentato a Nizza, sulla Promenade, vale un posto in prima pagina su tutti i media del mondo. Ma va bene anche Dacca, se di mezzo ci sono occidentali. E, se non ci sono occidentali nelle vicinanze, va bene chiunque, com’è capitato sul treno in Germania. Europei, americani, cinesi, giapponesi, anche musulmani. Si tira nel mucchio perché arrivi il messaggio: nessuno è esente, nessuno può ritenersi al sicuro, l’Isis può colpire in ogni momento e ovunque.
Attraverso le biografie degli attentatori, ricostruite con qualche fatica d’intelligence, sappiamo che sono sempre musulmani, sappiamo che possono essere gruppi strutturati o cani sciolti, però possono contare su un retroterra, largo o ristretto, a volte complice, a volte soltanto indifferente. In quell’acqua nuotano i nostri pesci più grossi, dalla desolazione delle banlieu spuntano i nostri lupi solitari.
A questo punto, che dobbiamo fare? Anzi, meglio, cosa dovremo o saremo costretti a fare? Perché una cosa è chiara: il mondo moderno ha un suo ritmo, un suo stile di vita che non può essere interrotto. Non si possono chiudere i luoghi di ritrovo, non si possono bloccare le attività produttive e commerciali, non si possono cancellare i grandi e i piccoli eventi. Capita subito dopo un attentato che qualcuno si fermi, ma è questione di giorni, poi la vita riprende. Però l’angoscia cresce ed è difficile tenerla dentro.
A questo punto, potrei cavarmela tirando in ballo le ricette della destra. Dirvi che il mondo sta sterzando da quella parte e farvi gli esempi che già conoscete. La convention repubblicana che incorona Donald Trump, il peso crescente di Putin, la deriva turca, la debolezza europea, i fischi a Vals, le fibrillazioni in Belgio, in Austria, in Olanda, in Polonia, in Ungheria, le difficoltà dell’Alleanza Atlantica, della Merkel, di Renzi, della Spagna.
Ma così significherebbe cavarsela con poco. Visto che il mondo tira a destra, facciano loro il lavoro sporco. Poi, la sinistra potrà rientrare. Già, ma quanto sarà distante quel poi? E quanto ci costerà in libertà individuali e limitazioni alla democrazia? Alla fine, mi pare giusto pretendere che i progressisti di ogni latitudine e di ogni colore ci diano la loro ricetta, avanzino le loro proposte per far fronte a questa realtà che si prospetta di giorno in giorno più dura. Quello che dicono oggi è un balbettio indistinto: l’intelligence, la vigilanza, la prevenzione… Sappiamo tutti che dovranno essere prese misure più dure, ma c’è una bella differenza tra farle prendere dai democratici e farle prendere dai reazionari.
Aspettiamo con fiducia. Battete un colpo se ci siete ancora.