E’ scattato mercoledì 20 luglio davanti al Ministero delle Politiche Agricole il blitz degli agricoltori per #laguerradelgurano organizzato da Coldiretti.
A rappresentare il Nord Italia e il Piemonte, la provincia di Alessandria con una numerosa delegazione di imprenditori, a testimoniare il difficile momento che sta attraversando il settore e il clima di esasperazione.
Dopo il crollo dei prezzi del 42% a luglio rispetto allo scorso anno sono migliaia gli agricoltori giunti dalle diverse regioni nella Capitale per difendere il grano italiano dalle speculazioni che colpiscono la coltivazione più diffusa sul territorio nazionale con la strage di centinaia di migliaia di aziende, la desertificazione di milioni di ettari di terreno e la messa in pericolo per il futuro di prodotti simbolo del Made in Italy come la pasta e il pane.
La mobilitazione è iniziata mercoledì mattina davanti alla sede del Ministero delle Politiche Agricole in via XX Settembre a Roma dove è stato convocato dal Ministro Maurizio Martina il tavolo nazionale della filiera, dai campi all’industria fino alla distribuzione commerciale.
“Le speculazioni che si spostano dalle banche ai metalli preziosi come l’oro fino ai prodotti agricoli hanno fatto crollare il prezzo del grano su valori che sono inferiori a quelli di 30 anni fa provocando una crisi senza precedenti. Le quotazioni dei prodotti agricoli – sottolinea il presidente provinciale Coldiretti Alessandria Roberto Paravidino – dipendono sempre meno dall’andamento reale della domanda e dell’offerta e sempre più dai movimenti finanziari e dalle strategie speculative che trovano nel Chicago Board of Trade il punto di riferimento del commercio mondiale delle materie prime agricole su cui chiunque può investire anche con contratti derivati”.
Il risultato è che oggi il grano duro per la pasta viene pagato anche 18 centesimi al chilo mentre quello tenero per il pane è sceso addirittura ai 16 centesimi al chilo, su valori al di sotto dei costi di produzione che mettono a rischio il futuro del granaio Italia.
In pericolo non ci sono solo la produzione di grano e la vita di oltre trecentomila aziende agricole che lo coltivano ma anche un territorio di 2 milioni di ettari a rischio desertificazione e gli alti livelli qualitativi per i consumatori garantiti dalla produzione Made in Italy”.
Da pochi centesimi al chilo concessi agli agricoltori dipende la sopravvivenza della filiera più rappresentativa del Made in Italy mentre dal grano alla pasta i prezzi aumentano di circa del 500% e quelli dal grano al pane addirittura del 1400%.
“Dai campi agli scaffali ci sono dunque margini da recuperare per non far chiudere le aziende agricole e non pesare su un sistema produttivo che ha bisogno del Made in Italy per essere credibile sui mercati nazionali ed esteri” ha affermato il presidente nazionale della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che “occorre investire nella programmazione strutturale per non perdere definitivamente il patrimonio di qualità e biodiversità dei grani italiani che rappresenta il un valore aggiunto della produzione nazionale.”
Sono stati appesi striscioni “No grano no pasta”, “Stop alle speculazioni”, “Chi attacca il Made in Italy attacca l’Italia” e “Il giusto pane quotidiano” ma c’è anche una curiosa bilancia con 15 chili di grano ed uno di pane; così tanto grano infatti deve essere venduto dagli agricoltori per comprarsi un chilo di pane. Sono stati anche preparati sacchetti di grano da 5 chili che equivalgono al valore di un euro con i quali gli agricoltori hanno annunciato di voler fare la spesa nei locali circostanti.