Quando diciamo che bisogna “svelenire il clima” non intendiamo fare apologia dell’ecumenismo, che in politica a volte è persino dannoso, o del “volemose bene” anche se siamo su opposte barricate. Vogliamo semplicemente avvertire chi calca la scena politica alessandrina che il modo migliore per differenziarci dai cattivi spettacoli che ci vengono propinati nelle aule più alte della democrazia è guardare in faccia la realtà e reagire alle difficoltà, se è il caso anche venendosi incontro quando l’obiettivo è perseguire il bene della comunità che si guida.
Il consiglio comunale dell’altra sera, l’ultimo a detta di tanti (e fino a maggio che faranno, si scanneranno con i banner sui siti?), non ha consegnato agli astanti l’impressione che la politica alessandrina sia qualcosa di maturo e di cui fidarsi, ma piuttosto un compendio di politica rissosa e anche un po’ bambinesca che, diciamocelo, ha veramente stufato.
Ma questo, ripeto, non perché siamo apologeti del quieto vivere: se ci sono divergenze politiche è giusto che queste emergano e se le vedute sono differenti è giusto che ci sia il confronto. Il tema è un altro: Alessandria sta affogando in una marea di problemi – tralascio qui le colpe, le responsabilità e i capi di accusa, ci sono torme di professionisti della polemica che lo fanno egregiamente – e sulla balconata della sala consiliare si vedevano lavoratori (perlopiù lavoratrici) che si attendevano delle risposte, e non degli insulti reciproci. Si attendevano dei provvedimenti, e non delle pantomime.
Molti politici sono preoccupati dal “crescente astensionismo”, un problema serio e concreto: ma a risolverlo non è l’uomo della strada che il suo voto lo deve esprimere, semmai è il rappresentante che deve riavvicinare la politica ai cittadini, mostrare la sua faccia pulita e credibile e riportare la gente alle urne.
Finché ci saranno consiglieri comunali grafomani o sproloquianti, finché si guerreggerà su conti passati e buchi futuri, finché si urlerà che la giustizia è nelle mani dei comunisti (evidentemente qualche batterio berlusconiano circola ancora a palazzo Rosso) potremo anche pregare che la gente vada a votare, potremo scrivere appelli disperati sui giornali, potremo affiggere manifesti (sempre che si trovi ancora posto) inneggianti all’importanza del voto, ma i problemi resteranno lì, immobili a guardarci. E i cittadini, delusi, risponderanno con il loro disimpegno. Maturità e rispetto reciproco, unendo le forze per superare i problemi. Basta poco per ridare “un senso a questa storia” (copyright Rossi, poi Bersani), al fare politica. Ce la faremo?
Stefano Barbero
Lista civica “Noi crediamo in chi crede in noi”
Coalizione di Centro per Barosini sindaco