Visto il loro proliferare, sembra che l’unico modo per raccogliere voti alle prossime elezioni amministrative di maggio sia nascondersi dietro alle liste civiche, insomma i partiti si travestono per la vergogna!
La stima verso i partiti politici non è mai stata così bassa (pare intorno al 5%) e il consenso del “non voto” è altissimo. Naturale quindi che i partiti pensino a come mascherarsi, c’è la necessità di “intercettare” il consenso di quella parte di elettorato che si definisce disgustata dalla politica e recuperare gli abbandoni.
Il travestimento nelle liste civiche sembra addirittura una necessità nazionale. Bisogna tassativamente evitare il richiamo esplicito ai partiti che, sempre più compromessi, stanno perdendo simpatie. Con le liste civiche si recuperano candidati che non vogliono rientrare in etichette partitiche o si tenta di minimizzare l’effetto di sonore batoste.
I partiti dovrebbero avere la funzione di interpretare la volontà di quella parte della cittadinanza che ha delegato, con il consenso elettorale, al partito il compito di rappresentarla e gli amministratori che ciascuna forza politica ha espresso, dovrebbero tradurre tale volontà in atti amministrativi che determinino la qualità della vita cittadina. Ma sempre più spesso assistiamo ad una, quantomeno, erronea traduzione della volontà in atti amministrativi, che viene intesa come un “dictat” da parte del partito nei confronti degli amministratori.
Si può affermare che i partiti stanno morendo? Questo non lo so, ma certo è che la stessa definizione di “partito politico” è un’evidente contraddizione in termini se si considerano distintamente due vocaboli.
Partito significa “di parte”, cioè che privilegia un certo gruppo, che persegue determinate finalità e scopi; politica invece, deriva da “polis”, che in greco significa “città”, ossia l’intera comunità dei cittadini. Appare evidente che le due definizioni fanno a pugni tra loro e possono creare confusione con conseguenze che non hanno nulla a che fare con il bene comune o l’amministrazione della cosa pubblica.
Negli ultimi tempi si abusa molto del termine “antipolitica” che, secondo me, andrebbe sostituito con il termine “antipartitico”. Per questo motivo nascono le liste civiche, quelle vere, non quelle travestite dai partiti stessi per favorire spudoratamente interessi di parte.
Il vocabolario della lingua italiana Zingarelli definisce l’aggettivo “civico” come: pertinente alla città, alla cittadinanza, al cittadino in quanto abitante di una città e pertinente al cittadino in quanto membro di una Stato o genericamente di una comunità politica, con particolare riferimento ai valori positivi della vita associativa.
Quindi una lista civica è un insieme di cittadini che non appartengono a nessun partito, ma con la precisa intenzione di fare politica, nel senso più vero e alto della parola. Fare politica non significa necessariamente appartenere ad un partito. Un governo che parte dal basso, senza le logiche stantie della convenienza partitica, che guarda ai bisogni del cittadino e del territorio in cui vive. Per questi motivi le liste civiche appaiono oggi l’unica forma democratica di governo del territorio locale e creano non poco disagio ai partiti, perché sono veramente vicine alla gente, ai bisogni della città e ai vari problemi pratici.
Bisogna però fare molta attenzione e distinguere le vere liste civiche dalle liste civetta o liste d’appoggio create ad hoc per “intercettare” voti e veicolarli poi a questo o quel partito.
Chiedendo in giro “la vostra lista chi appoggia o che orientamento ha? ”, quasi tutti hanno risposto “non appoggiamo nessuno, noi non siamo ne di destra ne di sinistra ”. Bene facciamo finta di crederci, ma poi verrà il giorno del ballottaggio e allora si schiereranno da qualche parte. Molti esponenti di “presunte” liste civiche hanno già accordi elettorali in tasca, troppo forte è la tentazione di non salire sul carro del vincitore. Ecco le solite le solite liste civetta con i travestiti della vecchia politica.
Voglio quindi rivolgere un appello ai miei concittadini: “Alessandrini, smettiamo di farci governare dai partiti e proviamo ad amministrarci col buon senso!”
Renato Spinelli, candidato consigliere comunale