«[…] a seguito di un confronto con tutte le componenti interessate è stata stabilita un’ulteriore intensificazione delle azioni di prevenzione e di controllo del territorio»
Romilda Tafuri, prefetto di Alessandria
Del carteggio intercorso tra sindaco e prefetto di Alessandria molto è stato detto e molto è stato scritto. Direi che è il momento di calare il classico velo pietoso che spesso le istituzioni, anche se mosse dalle migliori intenzioni, ci costringono a tirar fuori dal cassetto.
E’ impressionante la miopia di chi risponde solo con numeri e statistiche; sorprende, non troppo favorevolmente, il ritardo (in buona fede?) di chi si accorge dopo qualche anno che in città c’è un problema di sicurezza.
Ciò detto, la risposta delle istituzioni è che dobbiamo rassegnarci. Quando le statistiche confermeranno che siamo una città pericolosa, allora sì che potremo dire di esserlo realmente. Nell’attesa di questo momento (che prima o poi arriverà) possiamo solo tacere, commuoverci per le “percezioni” errate (che nervoso…) e, soprattutto, non disturbare il conducente.
A cui, per inciso, nulla frega delle piccole risse cittadine (l’ultima, in ordine di tempo, quella di qualche giorno fa in piazza Santo Stefano), dei furti in appartamento e dei ladri di biciclette. Robetta statisticamente irrilevante. Senza una bella strage, qui il culo non lo muove più nessuno.
E allora, più per sport che per senso civico, mi permetto di segnalare ai tutori dell’ordine la massiccia presenza di prostitute nelle vie della città. Fatevi un giro intorno alle 11 di sera, e poi ditemi. Io ho percepito (che bel verbo!) un abbondante meretricio in via Giordano Bruno e in via San Giovanni Bosco. Le ragazze (per cui provo una pena infinita) sono una a distanza di pochi metri dall’altra: come non notarle?
Certo, da piazza della Libertà queste “attività” sfuggono, le denunce non pervengono e le statistiche (di conseguenza) non registrano. Diceva bene mia nonna: occhio non vede, cuore non duole. E dunque, perché preoccuparsi?