di Enrico Sozzetti
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La Cittadella di Alessandria gode di extraterritorialità? Entrare nella fortezza è come mettere piede in una ambasciata? Pare di sì. Perché si possono allestire percorsi di intrattenimento ludico (è il caso del softair) in occasione di un evento e poi lasciarli in pianta stabile nei mesi successivi. È possibile parcheggiare all’interno di un bastione un’autovettura, forse sottoposta a sequestro giudiziario, almeno in base ad alcune indiscrezioni raccolte da consiglieri comunali, ed è necessario concordare con alcuni gestori degli spazi (sono giuridicamente legittimati a farlo? E da chi: Demanio, Sovrintendenza, Comune?) anche una sorta di compenso per i servizi resi in occasione delle manifestazioni. Ma la Cittadella non appartiene al Comune di Alessandria, bensì è stata affidata alla Sovrintendenza che però finora non si è dimostrata particolarmente reattiva se è vero che di fronte all’ipotesi di aprire, in futuro, un ufficio all’interno della fortezza non c’è stato un funzionario disposto a dare la disponibilità al trasferimento. In compenso dentro si trova di tutto, come hanno denunciato nei giorni scorsi i consiglieri comunali di minoranza, Andrea Cammalleri (M5S) e Maurizio Sciaudone (Pdl).
E l’amministrazione comunale cosa risponde? Che è a conoscenza di tutto. Vittoria Oneto, assessore alla Cultura, ha candidamente dichiarato: “Ora indagheremo sulla presenza del divano e del frigo: un conto è se sono stati utili per la costruzione del percorso (il softair, ndr), per esempio per offrire ristoro ai partecipanti, un altro è se fanno parte degli arredi di una sede. In questo secondo caso andranno ovviamente tolti immediatamente”. Due semplici questioni. Per prima cosa, nessuno allora esercita un controllo all’interno dell’area? E non manca uno palleggio di responsabilità da fare impallidire alla luce di quanto potrebbe avvenire (incidenti, infortuni), mentre a qualcuno vengano pagati i servizi come la fornitura di energia elettrica. Seconda cosa, ma chi ha autorizzato (se fosse vero) l’uso di un frigo per dare ristoro ai partecipanti? È stata l’Asl? Chi ha accertato il rispetto delle norme per la somministrazione di bevande (e magari di cibo)? Infine, se divano e frigo (ma anche tavoli, sedie, caffettiera e arredi vari) ci sono davvero, allora andranno tolti? Agire prima no? Quindi: chi controlla in Cittadella?
La Cittadella è di tutti e di nessuno. E ricorda un po’ la storia del ponte Tiziano di Alessandria sotto il quale, nel 2007, scoppiò un incendio proprio ad alcuni mesi dal voto per il sindaco (il mandato di Mara Scagni era al termine). Materassi, coperte, piccoli suppellettili e un televisore funzionante collegato a una scatola di derivazione dell’energia elettrica erano la testimonianza non di un rifugio estemporaneo di qualche sbandato, bensì di una presenza organizzata e strutturata. E soprattutto nota da tempo anche alle forze dell’ordine con gli inquilini che si erano tranquillamente trasformati in normali residenti, fino all’incendio che ha causato danni enormi al ponte. Ovviamente pagati dalla collettività. Il regime di extraterritoralità della Cittadella potrebbe apparire analogo. Volontari e appassionati gestiscono eventi, manifestazioni di ogni genere si susseguono, tutto all’insegna della buona volontà. Ma chi controlla? E, soprattutto, con quale autorità e legittimità? Intanto fuori proseguono i lavori del ponte Meier. Un altro manufatto che l’amministrazione di Rita Rossa userà per una campagna elettorale fortemente a rischio per il primo cittadino uscente.
Due ponti (Tiziano e Meier) e una Cittadella per sindaci, donne e di sinistra. E un futuro, in parte, ancora tutto da scrivere. In mezzo c’è stato anche un sindaco di centrodestra. Però Piercarlo Fabbio ha solo inaugurato la posa della prima pietra virtuale quando erano stati appena affidati i lavori alle imprese incaricate. Era metà luglio. Anno 2011.