Il PIL non fa felici, ma senza soldi, oggi non puoi fare neppure pipì. E bisogna avere la moneta giusta altrimenti niente.
Anche per la Bibbia la povertà è un male, soprattutto per le sue conseguenze.
Quando questa arriva inaspettata – e oggi purtroppo capita molto spesso – disgrega le famiglie, aggiungendo alla povertà materiale quella morale.
In alcune famiglie dove prima entravano due stipendi è arrivata la disoccupazione per entrambi i coniugi se questi lavoravano nella stessa azienda.
Un parroco che all’inizio del suo ministero – qualche decennio fa! – era in una comunità dove non c’erano poveri, oggi si trova nell’impossibilità di gestire le poche risorse a lui affidate per il gran numero di bisognosi in cerca di aiuto.
Il volontariato è messo a dura prova e penso con grande sconforto a cosa potrebbe capitare se quel senso di impotenza che ormai serpeggia tra quanti da anni stanno dedicando il loro tempo e le loro risorse dovessero incrociare le braccia.
Al sottoscritto capita di sentirsi dire: sono venuto da lei perché mi hanno detto che è il più organizzato.
E’ un gioco pericoloso: il gioco allo scaricabarile.
In questo contesto si inserisce il problema dei nuovi ospiti: i nuovi immigrati. Quelli ormai integrati da una generazione percepiscono questa emergenza divenuta ormai strutturale e consolidata; per paura di dover cedere qualcosa e sentendo che neanche per loro si può garantire un posto di lavoro, dicono: non c’è più posto.
Una persona non è un pacco. Non si può pensare che una volta accolta siano finiti i problemi. Questi cominciano proprio quando non c’è più l’emergenza. E non ci sono ancora le condizioni per mettere loro a disposizione un’abitazione, un’assistenza, un’istruzione, un lavoro.
A meno che non si pensi di poterli mantenere come degli eterni assistiti.
Non ho sentito – a parte gli appelli alla solidarietà, alla presa di coscienza che siamo un popolo di migranti, che risposte possiamo dare ai poveri che abbiamo da tempo tra noi e ai nuovi poveri che arrivano tra noi.
I poveri – a quelli che hanno perso il lavoro e a quelli soprattutto giovani che non riescono a trovarlo – hanno anche smesso di cercarlo.
Quando si riuscirà a pensare seriamente quali risposte dare a queste nuove emergenze?
Si ha l’impressione che la cosa non interessi più di tanto o che si pensi che col tempo le cose si metteranno a posto da sole. Ma non sarà così. I processi economici e finanziari vanno governati.
Le risorse di quanti stanno bene in tempo di crisi come questa – la più grave degli ultimi 100 anni – devono diventare opportunità per creare lavoro e reddito per tutti, non per speculare e arricchire.
Dico a tutti: svegliamoci o ci penserà la collera dei poveri a svegliarci. Ma allora sarà troppo tardi.
La mia è una provocazione. Cercata e voluta. Convinta e fondata.
Ringrazio chi contesta o è d’accordo. Purchè se ne parli.
Scrivetemi pure a questo indirizzo, risponderò e mi farò interprete delle vostre proposte: ivo.piccinini@virgilio.it