Voglia di cambiamento?

Cavalchini nuovadi Pier Luigi Cavalchini
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Si sta verificando, all’indomani dei risultati delle Elezioni Amministrative di domenica 19 giugno, una delle poche eventualità “scardina giochi”. Finalmente la “piramide” di potere che parte da un “capo” e arriva, tramite innumerevoli connessioni, fino ai Comuni e agli Enti di gestione più piccoli, mostra crepe e sfaldature. Evviva.

Infatti sarà ben poco “governabile a tavolino” una realtà come quella di Roma (o quella di Torino) non in totale sintonia con la cima della catena (quasi un gigantesco “Lego” a cui, prima del 19 giugno, potevi anche cambiare un elemento…tanto l’insieme non variava di un pelo). Ora no. Le cose sono completamente cambiate e speriamo che restino in bilico come sono ora. Una completa vittoria (anche nazionale) dei Cinque Stelle, o di un redivivo centro-destra più Lega, riproporrebbe il pacchetto “prendere o lasciare” di prima. Quindi molto meglio l’instabilità attuale, che per me è ‘vera governabilità’ perché obbliga – chi ha l’ambizione a gestire la res publica – al lavoro autonomo, all’impegno non coperto da questo o quel leader regionale o nazionale, alla affermazione di una propria identità in nome di una rappresentanza vera e non fittizia.
E tutto questo è ora possibile proprio perché il leader di turno ha appena perso a casa sua, consegnando il Comune (ogni riferimento è casuale) al peggior nemico.

Nonostante la Legge 142/90, famigerata “Legge sulla governabilità comunale”, nonostante la possibilità per i sindaci delle città (grandi e piccole) di perpetuare i loro “uffici” per ben di più di due mandati (spesso sono cinque, con un interregno da pro-sindaco, ufficialmente vice sindaco) , vale a dire per la bellezza di venticinque anni, qualcosa è cambiato.

E’ vero, i cittadini li “possono mandare a casa” ma, si è visto proprio in quest’ultimaRaggi Appendino tornata elettorale, l’eventuale ‘lesa maestà’, il ‘non stare ai giochi di potere e sottopotere’, il ‘ribellismo infantile (*)’, non viene considerato alla stregua di un confronto civile in nome della miglior politica ma solo, e soltanto, voglia di rompere, di “vendicarsi” per veri o presunti torti subiti, vis distruttiva … “perché non siete in grado di proporre nulla…” … “…E comunque vi aspettiamo al varco … e alla prima difficoltà rideremo” . Quante volte abbiamo ascoltato queste frasi in TV, alla radio, nei “confronti uno a uno” che tanto piacciono ai nuovi spettatori/circensi di oggi? Un numero di volte pari a quelle che saranno le proposte concrete, sui fatti, sui dati oggettivi che dovranno caratterizzare – per forza – chi si è messo in gioco per assumersi responsabilità titaniche.

Tutto è contro. Si faranno carte false per sottrarre informazioni e dati importanti a chi cercherà di proporre qualcosa, ci si alleerà pure con il diavolo per dimostrare di “contare ancora”, si costringeranno tutti coloro i quali vorranno giustizia e pari opportunità (nel lavoro, negli studi, nei diritti) ad adire alle vie legali anche per avere una semplice “determina” amministrativa. Si cercherà, soprattutto, di fare ostruzionismo, visto che la ‘piramide’ di cui sopra può permettersi il cambio di solo qualche mattoncino, l’insieme non “può” crollare. Un percorso lungo e complesso che vedrà – a breve – anche duri interventi della Banca Centrale Europea e dei principali Istituti di Rating internazionali, perché altrove le brecce (piccole) sono state colmate da tempo e “non si possono permettere ulteriori sconti a chi non fa il suo dovere”. Quest’ultima battuta è del Ministro Schauble a fine 2015 nei confronti della Grecia…ma già sono pronti i “discorsi giusti” che facciano cambiare idea agli “infanti ribelli”.

Continuo a ritenere importante la sferzata di energia che ci viene dalla vittoria grillina e spero che, a breve, dal Partito Democratico e dalle altre formazioni del Centro Sinistra vengano segnali di apertura vera (e non preconcetta) a quello che è un indice di nervosismo, di insofferenza e di imbarazzo di buona parte della popolazione italiana. Non è tanto un altro modo di “interpretare il cambiamento” come dice il nostro Presidente del Consiglio…, piuttosto si tratta di una condanna senza appello per chi – nella cosiddetta Seconda Repubblica – si è comportato come ai tempi del nefasto CAF con annessi debito pubblico e distruzione del tessuto industriale italiano. Comunque avremo tempo di valutare comportamenti e reazioni.

(*) – Così ha definito Clemente Mastella, neo sindaco per la ennesima volta, il voto dato al M5Stelle.