Entusiasmo francamente un po’ fuori luogo, quello del sindaco Fabbio e di qualche suo acritico sostenitore ad oltranza in merito alla vicenda della chiusura del Teatro Comunale di Alessandria,
Non entriamo qui nel merito della polemica con l’Arpa sulla tempistica di intervento.
Ci limitiamo invece a constatare che per fortuna gran parte del centro destra non segue il primo cittadino nell’arte di ribaltare una pessima frittata. Il silenzio a volte è davvero d’oro, o almeno dignitoso.
Il Teatro Comunale è chiuso da ormai un anno e mezzo a causa del pressapochismo e del dilettantismo degli stessi amministratori che ora esultano e si auto elogiano, nell’ennesimo tentativo di “coglionare” gli alessandrini. Che, peraltro, per almeno il 90% non frequentano il Teatro suddetto, per cui probabilmente la questione poco li tange, e magari credono pure alla favoletta made in Palazzo Rosso.
Ma almeno noi, che facciamo parte dell’altro 10%, cerchiamo di conservare memoria dei fatti.
Cinque anni fa Alessandria pareva essere a buon punto per arrivare ad essere la sede del secondo Teatro Stabile del Piemonte. Con tutte le ricadute positive del caso, occupazionali e di prestigio.
Di questo riparleremo presto, spero: con qualche approfondimento inedito.
Oggi comunque, grazie alla politica culturale del sindaco Fabbio e dei suoi collaboratori più stretti, la città ha una stagione teatrale da oratorio, e per fortuna sul fronte cinematografico c’è a poca distanza dalla città, a Castelceriolo, quella piccola oasi di intelligenza che è il Macallé, a compensare in parte l’insipienza della politica comunale.
Immagino che ormai l’apertura reale del Comunale sia da prevedere per settembre, e vedremo con quale tipo di proposta (e di giunta, peraltro).
Intanto però, nel leggere che all’interno dei locali in questi mesi si poteva entrare solo con tuta da astronauta, mascherina e doccia in uscita, noi continuiamo a chiederci perché, a chi nel settembre 2010 è stato probabilmente esposto alle fibre d’amianto, nulla è stato comunicato: rischi potenziali, possibilità di effettuare controlli, ecc….Giochiamo alla lotteria del mesotelioma, puntando sul fatto che potrebbero volerci venti o trent’anni, quindi tana liberi tutti?
Infine: veniamo a sapere da una conferenza stampa della Cgil, e non dagli amministratori del Tra, che sta per scattare la cassa integrazione per i 15 dipendenti, e la riduzione dei loro stipendi.
Ma vi pare possibile?
E. G.