di Enrico Sozzetti
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Nell’Italia delle grandi opere, i treni ad alta velocità spiccano (mediamente) per qualità di servizio, ma restano una eccellenza che non trova il dovuto riscontro con il trasporto e i servizi ordinari per i pendolari. Ad Alessandria, classico capoluogo di provincia in cui i difettucci a volte sono già più acuti rispetto a quelli di realtà simili per dimensione e caratteristiche socioeconomiche, non è poi tanto diverso. Ci sono le grandi opere (per ora tutte ancora da concludere) come il ponte Meier, la Cittadella, il Teatro comunale, le rotonde, mentre la quotidianità è molto più complessa e difficile.
A un anno dalle elezioni c’è il sindaco, Rita Rossa, e tutta quella parte del Pd che per convinzione o interesse le sta intorno, che bacchetta il segretario cittadino del partito perché non la sostiene pubblicizzando tutti i meravigliosi risultati raggiunti finora (intanto l’assemblea cittadina convocata per fare chiarezza dopo le dimissioni di cinque membri è stata improvvisamente sospesa e rinviata in attesa che “gli animi si raffreddino e i saggi ricompongano” commenta Massimo Brina, segretario cittadino del Pd sotto attacco, e forse futuro candidato). Quali risultati? Queste sono le parole del primo cittadino tratte da una sua dichiarazione:”L’apertura del ponte Meier, i lavori in piazza Santa Maria di Castello, la manutenzione della città, il salvataggio Atm, il project financing sul teatro Comunale, rifacimento dei marciapiedi”.
A parte il fatto che il ponte è ancora da finire, piazza Santa Maria di Castello è un cantiere a cielo aperto, per Atm c’è Amag Mobilità che ha i sudori freddi rispetto al piano industriale, il project financing sul Teatro non c’è ancora e i marciapiedi in rifacimento si fanno fatica a trovare (qualcosa esiste, per carità) considerata la vastità e complessità degli interventi alla luce di assenza di manutenzione che dura da decenni, resta disarmante la gestione ordinaria. Quella che non comporta né spese aggiuntive, né rivoluzioni organizzative. Ma solo interventi di buon senso.
Ecco un giorno qualunque in centro: strade intasate di auto in sosta ovunque (e poi scoppiano anche le liti con feriti), i parcheggi sempre preda di abusivi con piazza Garibaldi ormai è piena e l’area di fronte all’ospedale che è costantemente terra di nessuno, assenza di gestione del traffico commerciale e del carico-scarico (perché in altre città è invece tutto regolamentato?).
E mentre “su Alessandria calano le prime ombre della sera” (sia concessa una citazione del buon vecchio caro Nick Carter) e magari va in scena qualche manifestazione, ecco l’ennesimo esempio di una valutazione non coerente con l’evento. È stato il caso della StrAlessandria. Terminate le ultime premiazioni all’interno della storica fortezza, gli alessandrini che hanno lasciato la Cittadella hanno potuto ammirare una quantità sterminata di rifiuti. E una presenza assolutamente insufficiente di cassonetti. La gente finché ha potuto li ha saturati. Poi in mancanza di spazio, sono stati lasciati a terra dove capitava. Eppure sarebbe bastato aumentare il numero di contenitori e il senso civico, elevato peraltro, delle migliaia di persone avrebbe trovato piena soddisfazione.
Agli esempi della gestione di una normale ordinaria amministrazione di servizi e organizzazione della città, si passa al fronte amministrativo. E qui le storie sono molte. Una a caso? L’interpellanza, spiegata da Maurizio Sciaudone, consigliere comunale di opposizione, che chiede al sindaco quali siano i motivi “che hanno portato l’amministrazione comunale a non definire un contratto con il Csi Piemonte (servizi informatici), prevedendo la corresponsione di un canone congruo, al fine di evitare di incorrere in ipotesi di danno erariale”. Da una ricerca resa particolarente lunga a causa della difficoltà ad accedere agli atti amministrativi è emerso che non c’è stato seguito alla lettera che la Direzione Pianificazione attuativa, Edilizia privata, Tutela dell’Ambiente, Patrimoni, Sport e tempo libero ha inviato il 7 novembre 2014 al Csi per chiedere il pagamento di un canone concessorio extracontrattuale che alla data della missiva ammontava a 12.400 euro. Da qui la provocazione politica di Sciaudone: “Il Comune di Alessandria permette l’occupazione abusiva dei suoi uffici”?
La maggioranza fa la maggioranza e l’opposizione fa l’opposizione. C’è il gioco delle parti e l’avvicinarsi al momento elettorale. Premesso tutto questo, però, continua ad apparire quanto meno strana la difficoltà per l’accesso agli atti denunciata ripetutamente da alcuni consiglieri e il costante ritardo nelle risposte. “A un mese e mezzo dalla presentazione di un’interrogazione urgente a risposta scritta rivolta al sindaco Rita Rossa per conoscere i lavori affidati da Amag, da Amag Ambiente e dal Comune di Alessandria alla cooperativa La Ruota e al consorzio di cooperative Consolidale, di cui la cooperativa La Ruota fa parte, non è ancora giunta risposta”. Emanuele Locci non è solo esponente della minoranza, ma anzi non nasconde l’aspirazione a una candidatura direttamente al vertice di Palazzo Rosso. Che spari alto è l’ovvia conseguenza. Però che non arrivino risposte su aspetti innanzitutto tecnici non suona bene. Anche perché non sono questioni di poco conto. Sulla vicenda Amag e La Ruota è emerso anche che il nome del presidente della cooperativa, Davide Truffa, è identico a quello di chi dal 23 dicembre 2014 risulta essere il registrante e il contatto amministrativo del dominio di Amag Ambiente e dal 2 maggio 2016 del dominio di Amag Mobilità. Una coincidenza tutta da chiarire. Anche perché per il Gruppo Amag, holding alessandrina controllata a maggioranza dal Comune di Alessandria, presieduta da Stefano De Capitani e con Mauro Bressan come amministratore delegato, i tempi sono complicati fra gestione acqua, gare per gas e teleriscaldamento, rifiuti, trasporto pubblico. Una volta era la cassaforte di Palazzo Rosso. Oggi sembra sempre più Fort Apache.