Storie italiane: risparmiare si può, se c’è la volontà. Ad Alessandria… [Centosessantacaratteri]

Sozzetti Enricodi Enrico Sozzetti
https://160caratteri.wordpress.com

 
Le ‘buone pratiche’ sono possibili. Anche nelle pubbliche amministrazioni. Il banale motore è quello della volontà. Se si vuole, si può fare. Con risultati importanti sul piano del risparmio e del miglioramento dei servizi. Questione di metodo ancora prima che di cifre, alte, ma naturalmente non certo decisive per sanare i bilanci degli enti locali. Accade ad Alessandria, dove però la smania di protagonismo dell’amministrazione comunale annega, in una comunicazione istituzionale e autoreferenziale, la notizia di un processo che sta trovando riscontri positivi in altri Comuni, per esempio quello di Bergamo, che saranno al centro del Forum Pa (Pubblica amministrazione) che si svolgerà a Roma.

Il 26 maggio vedrà protagonista il Comune di Alessandria che, insieme ad altre amministrazioni pubbliche (Bergamo, Torino, Ravenna, Massa, Venezia, Andria), presenterà uno studio sulla semplificazione dei procedimenti e dei servizi, la razionalizzazione, la riduzione dei costi, la digitalizzazione e l’ammodernamento della pubblica amministrazione. In occasione del Forum sono stati raccolti 115 casi di ‘buone pratiche’ tra i quali ne sono stati selezionati sette. E uno è quello del Comune di Alessandria. Ma a cosa siamo di fronte? A questa domanda, però, l’amministrazione di Palazzo Rosso, non risponde e parla genericamente di un lavoro “svolto nell’anno 2013, dopo la dichiarazione di dissesto dell’ente” che ha coinvolto l’amministrazione e le organizzazioni sindacali “sul tema della riduzione della spesa pubblica con la programmazione di azioni concrete volte a innescare un circuito virtuoso per il miglioramento della macchina amministrativa”. Letta così sembra che sia la solita parata di autocelebrazione della burocrazia, fra svolazzi di carte e timbri, pacche sulle spalle e tanti auguri per il lavoro svolto.

Invece no. Nel pieno della stagione del dissesto del Comune di Alessandria e dellaPubblica amministrazione revisione della spesa pubblica (per gli amanti dell’inglese, la spending review) decisa dal governo, ecco che c’è stato chi si è messo di buona volontà e, partendo dal basso, ha messo a punto un progetto per risparmiare fino a un milione di euro all’anno.

Sono state le organizzazioni sindacali a farlo. Hanno chiesto, per prima cosa, ai dipendenti dove, a loro giudizio, si poteva tagliare e riorganizzare, dove intervenire con il buon senso e la logica del ‘buon padre di famiglia’, quali erano le azioni più urgenti e a costo zero. Dopo è iniziato il confronto con i dirigenti (“In molti ci hanno ascoltato e si sono confrontati, ma c’è stato anche chi non ci ha nemmeno ricevuto” racconta un sindacalista) e con l’amministrazione. Risultato? Risparmi e miglioramenti concreti. Il taglio di centomila euro all’anno sul costo dei telefoni cellulari è diventato strutturale. Come? Trasformando i contratti da abbonamento a ricaricabile e non pagando più la tassa di concessione. Trecentomila euro è il risparmio, sempre annuale, frutto della rinegoziazione, sollecitata dal sindacato, del servizio di pulizia. La ‘dematerializzazione’ è diventata realtà in molti uffici, dando l’addio alle fotocopie e alla moltiplicazione della carta, sostituendo il tutto con scansioni e mail. Risparmiare si può, se c’è la volontà. Anche nella pubblica amministrazione. “Se si coinvolgono i dipendenti – racconta Fabrizio Ferrari della Cgil, ripercorrendo le tappe della storia virtuosa che lo ha visto impegnato insieme ad altri colleghi – si possono raggiungere risultati importanti chiedendo a chi lavora come intervenire e dove”. Un processo analogo è avvenuto a Bergamo, ma in questo caso l’iniziativa è partita dal sindaco, Giorgio Gori, che attraverso il segretario generale ha chiesto ai sindacati un piano di revisione della spesa.

Al Forum Pa, quindi, Alessandria sarà presente con una ‘buona pratica’ e un esempio, concreto, di spending review. Ma la storia è andata diversamente da come l’istituzione autocelebrante ha raccontato. Eppure a volte basta davvero poco. Solo dire come stanno le cose. Si chiama trasparenza, onestà intellettuale e sensibilità verso chi si è impegnato in una fase difficilissima per l’ente e ha preferito anteporre i risultati alla celebrazione mediatica.