Economia dai segni ‘più’, ma solo per pochi. Intanto la politica sogna…[Centosessantacaratteri]

Sozzetti Enricodi Enrico Sozzetti
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Una economia “con più luci che ombre”. Nel giorno della celebrazione della ‘Giornata dell’economia’ non manca una comprensibile iniezione di fiducia. Anche Alessandria elenca con soddisfazione i molti segni ‘+’, dalla produzione all’occupazione, dal valore aggiunto al turismo e fino all’esportazione. I pochi indicatori negativi, come la riduzione del ricorso alla cassa integrazione o del numero di protesti, sono valutati al contrario in modo positivo. Allora il 2015 è stato davvero l’anno della svolta? La provincia di Alessandria è davvero la locomotiva delle esportazioni? Il legittimo entusiasmo dei vertici dell’ente camerale è stato raccolto con altrettanto piacere dalla platea di addetti ai lavori, rappresentanti dell’associazionismo, sindacati, pubblici amministratori, parlamentari. Ma l’economia non è solo una parata di indicatori statistici da sbandierare a uso e consumo della politica o dell’opportunismo associativo. Per le imprese è al contrario una sfida quotidiana che si misura su terreni complessi, infidi, nuovi e in costante mutamento. Ecco perché i dati positivi che arrivano da Alessandria vanno letti, analizzati e ponderati.

In un periodo storico in cui il mondo è entrato in pieno in una nuova economia, tutto è in fase di cambiamento. E così i segnali positivi per l’occupazione relativi allo scorso anno, all’inizio del 2016 sono stati già messi in discussione con una serie di bilanci altalenanti nei primi mesi e piccoli aumenti che oscillano però fra lo 0,3 e lo 0,6 per cento medio. La fine degli incentivi ha causato infatti una prima contrazione degli occupati, senza dimenticare gli effetti perversi causati dall’uso spregiudicato dei voucher. Se l’inversione di tendenza c’è effettivamente stata, non lo è, e forse non lo sarà, per il mercato del lavoro. Sviluppo con poca manodopera? Questo appare lo scenario per il comparto manifatturiero, mentre quello dei servizi e delle nuove imprese può garantire uno sviluppo inatteso, ma con una ricaduta numericamente contenuta sugli occupati.

Tutti i dati vanno letti. E interpretati. È il caso dell’export. Nel 2015 il valore delleGiornata economia  esportazioni alessandrine ha raggiunto quota 5,6 miliardi di euro (+7,4 per cento sul 2014). Un risultato notevole, ma grazie a chi? L’esportazione di gioielleria e pietre preziose (primo componente dell’export manifatturiero) ha registrato un valore di 1,7 miliardi di euro e una crescita del 30,6 per cento sul 2014. La provincia di Alessandria esporta principalmente gioielleria e pietre preziose, prodotti chimici di base, articoli in materie plastiche, metalli di base preziosi che valgono da soli il 53 per cento dell’export manifatturiero nel 2015. Su un valore delle esportazioni di 5.480.968.000 euro, il gioiello pesa per 1.681.380.000, pari al 31 per cento del totale. Prodotti chimici e materie plastiche valgono 545.292.000 euro (dieci per cento) e gli articoli in materie plastiche 327.026.000, pari al sei per cento sul totale. Solo questi tre settori coprono quasi il cinquanta per cento delle esportazioni. All’interno di ognuno operano poi aziende dall’altissimo valore aggiunto. Significa che l’Alessandria ‘che esporta’ in realtà concentra l’attività in un gruppo relativamente ristretto di aziende e di comparti e non significa automaticamente che è l’intera provincia a essere vocata sui mercati esteri.

Giornata economia 2Il grado di apertura verso l’estero è il risultato del rapporto tra il valore dell’interscambio con l’estero (importazioni più esportazioni) e il valore aggiunto (differenza tra il valore finale dei beni e servizi prodotti e il valore dei beni e servizi acquistati per essere impiegati nel processo produttivo) per cento. Il dato nel 2015 è stato pari a 86,2 e ha collocato Alessandria al primo posto in Piemonte (la media regionale è 67,3 e quella italiana 53,3). Un risultato ottenuto grazie a poli di eccellenza, mentre una parte del tessuto produttivo continua a essere alle prese con crisi, contrazioni, riduzioni e purtroppo anche chiusure.

Il manifatturiero, che per fortuna nell’Alessandrino è ancora ben presente e radicato, sarà affiancato da servizi e centri di innovazione con ampi margini di crescita di volumi e di attività (ma non di occupazione), mentre l’economia ancora tradizionale e che continua a sperare in qualche aiuto pubblico sarà progressivamente marginalizzata da processi inarrestabili. La ‘Giornata dell’Economia’ ha offerto non solo dati abbondanti e statistiche aggiornate, ma anche occasioni di riflessione. Dalle prime reazioni, però, i decisori pubblici e la politica sono apparsi più impegnati ad applaudire i segni ‘più’, pronti a spenderli in qualche convegno e nelle prossime campagne elettorali piuttosto che a capire che il mondo è cambiato. I poli di eccellenza che oggi sono la spina dorsale delle esportazioni, dell’occupazione e del valore aggiunto del territorio, un domani potrebbero fare scelte radicalmente diverse se non trovano una sponda affidabile e competente nelle pubbliche amministrazioni. Quelle che oggi però sembrano più impegnate a inseguire improbabili orizzonti di gloria percorrendo ponti e cittadelle, ipotizzando nuovi stadi, cercando consensi bipartisan perché fra un anno si vota, che parlano di servizi e innovazione presentando investimenti fatti da altri, che realizzano rotonde e asfalti nel centro urbano, ma che lasciano ancora le zone industriali in balia di strade disastrate, illuminazione carente, servizi a singhiozzo. Quando ci sono.