Autorevoli osservatori dicono che è ora che i candidati sindaco promettano ‘lacrime e sangue’ per i prossimi cinque anni. E leggo di esponenti del Pd come Brusasco che si vantano della tardiva denuncia contro Fabbio di quest’estate. Facciamo un po’ d’ordine. Nel 2009 denunciammo pubblicamente la madre di tutte le successive malefatte, una fideiussione comunale di 17 milioni di euro. Fui querelato. Analoga querela ricevetti da Repetto per aver messo in dubbio il bilancio Amag. Avevamo già allora individuato il rischio di fallimento del Comune, se certe pratiche fossero continuate, dettando al Pd cittadino una politica di opposizione reale e senza sconti a Fabbio & C.
Ricordo ancora le urla nel retro dell’aula del Consiglio. Non era Fabbio o Vandone a urlare ma Brusasco, arrabbiato nero per la mia conferenza stampa. Argomentava che non era quello il modo e la sede per fare opposizione. Simili argomenti portavano esponenti come Filippi, Rossa e altri papaveri del Pd cittadino e provinciale, che mi chiedevano esplicitamente di smetterla con quelle battaglie. Denunciavamo allora le questioni di bilancio, la miriade di parenti e amici nelle amministrazioni, le relative consulenze. Dettero molto fastidio, ad esempio, a destra e a sinistra le vicende Bruna-Pelizzone, consulenti incrociati fra Alessandria e Acqui.
Di fatto fummo ostacolati e isolati e si impose la linea che tutti conoscono: lasciar fare Fabbio per quattro anni, assicurandosi quieto vivere e inciuci; opporsi negli ultimi sei mesi e incassare la propaganda elettorale. Fregandosene dei danni nel frattempo prodotti alla città. E guardandosi bene dal chiedere davvero un commissario anche negli ultimi mesi.
Un caso per tutti è di pochi giorni fa. Una pratica più che discutibile sul progetto di Santa Maria di Castello, condotta da Pelizzone, assegnata allo studio di Liza Lombardo, figlia di dirigente comunale Pd e nipote di Rita Rossa. Un insulto all’intelligenza dei tecnici e degli alessandrini su cui converrà ritornare.
Se Fabbio è la padella, questa presunta sinistra è la brace su cui cuoce Alessandria, due facce della stessa moneta falsa con cui si prendono per i fondelli gli alessandrini, da una vita. Allora dobbiamo promettere lacrime e sangue, certo. Ma non agli alessandrini, bensì a tutti coloro che da decenni succhiano la linfa della città e l’hanno resa irriconoscibile. Solo dopo potremo dire ai cittadini che il Comune è fallito e ci aspettano anni duri. Duri ma non impossibili, se saremo in grado di fare pulizia una volta per tutte. Fuori e dentro.
Corrado Parise