Le minacce e gli insulti indirizzati contro Giancarlo Caselli dalle frange estreme dei NO TAV tornano a evidenziare la non risolta, e grave, ambiguità di un movimento che non ha mai saputo (o voluto) risolvere il proprio rapporto con la violenza.
Ormai, è evidente che non bastano i distinguo di rito, le dissociazioni di facciata o altri palliativi cui non crede più nessuno. Se non saprà fare rigorosamente pulizia al proprio interno, il movimento NO TAV perderà quel poco di credibilità democratica che gli resta.
Accanto a ciò, colpisce il delirio insito nelle infamanti ingiurie rivolte a Caselli, addirittura qualificato come “mafioso”. Proprio lui, che alla lotta contro la mafia e per la legalità ha dedicato l’intera sua vita. E non solo nelle aule di giustizia.
A questi squallidi figuri, ricordiamo che è proprio della mafia utilizzare l’insulto e la minaccia come metodo per screditare, isolare e colpire i nemici. Se ci sono “mafiosi”, in questa vicenda, sono proprio loro.
Daniele Borioli
Segretario provinciale PD