Pier Luigi Cavalchini
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E così siamo alla volata finale. L’assalto (del tutto pacifico) alla Cittadella di questi giorni ci fa capire che le cose sono definitivamente cambiate e che, per qualcuno (anzi, gradatamente, per più persone singole o in gruppo) l’utilizzo di quella parte della città verso il Tanaro diventerà sempre più frequente.
L’accoppiata vincente, anche se all’inizio di questa vicenda – in pieno periodo post-alluvionale, con gli orologi al 1995 – l’attenzione era soprattutto per il futuribile ponte Meier, è quella tra “struttura Cimolai-Itinera” e rinnovata “Cittadella 1728”. Due opere contigue che, per la verità, erano già vicinissime prima anche se nella configurazione “ponte Cittadella del 1878” e “Cittadella Militare” a tutti gli effetti.
Cerchiamo, brevemente di capire cosa è successo e come questo connubio potrà moltiplicare l’interesse di cittadini e “visitatori esterni”.
La “Cittadella” ha cessato di essere operativa, dal punto di vista militare, parecchio prima dell’alluvione del 1994 anche se l’invasione di milioni di metri cubi d’acqua, una media di quasi due metri d’acqua all’interno della cinta e le cantine completamente allagate e inagibili per mesi, ne hanno accelerato l’uscita dall’operatività militare. Si è poi tergiversato con l’Ufficio del Demanio (sempre Ministero degli Interni) arrivando fino alla “svolta Franceschini”, quella che dovrebbe portare soldi, idee e futuro ad un bene inestinabile.
Il fatto di vederla, oggi, piena di persone (nelle ultime iniziative le presenze si contavano a migliaia per giorno) fa ben sperare per un suo “servizio pubblico” futuro. E su questo torneremo.
Diversa la storia dell’ex ponte Cittadella (demolito nell’agosto-settembre 2009) e del suo moderno sostituto, la “struttura Cimolai-Itinera” visto che ben difficilmente riceverà il nome del suo architetto (Meier) ma molto probabilmente assumerà quello del Sindaco che lo ha fortemente voluto: Francesca Calvo.
La storia è nota: con un Consiglio Comunale preso dall’emergenza alluvione si decide (con la supervisione del Prefetto dott. Gallitto) per la via più veloce di “liberazione” dall’incubo alluvione, riponendo poca fiducia nelle eventuali decisioni “concordate” con Autorità di Bacino e Enti Regione… “Meglio cautelarsi da noi…prima che succeda di nuovo” ed ecco che a gennaio 1995 compare l’ordinanza prefettizia di eliminazione/distruzione/rifacimento di tutti i ponti (tre, in allora, uno ferroviario e due stradali) ritenuti fonte di rischio.
Tutto bene per l’eliminazione del “Forlanini” agli Orti e per il ponte ferroviario, completamente rifatti entro il Duemila circa, meno bene per il “precedente ponte Cittadella” poiché cominciò ad affiorare in città il dubbio che non fossero quelli (o solo quelli) i motivi di rischio per la città e che le risorse dovessero essere impiegate in altro modo. Era il periodo in cui si cominciava a parlare di “casse di espansione” e “aree di laminazione controllata” e, un tecnico, fra i molti altri, – il prof. Luigi D’Alpaos – è diventato quasi una star (in altri interventi su questo giornale ne abbiamo parlato diffusamente….). Certo, se si fosse fatto subito il ponte “struttura Cimolai-Itinera” sarebbe stato probabilmente inaugurato nel 2004 a dieci anni dall’alluvione o poco dopo e, forse, la “Cittadella 1728”, ormai slegata da servitù militari, sarebbe stata alla portata della città. …. Forse… Ricordiamoci che negli stessi dieci anni (tra il 1995 e il 2005) si è discusso a lungo su dove portare il materiale del Museo Civico di Via Tripoli (chiuso dai primi anni Ottanta) con trasferimento nella bella struttura dell’ex Ospedale Militare – Chiesa di San Francesco, senza poi approdare a nulla. Per cui non è così scontato che un’ accelerazione di un’opera ne trascinerebbe un’ altra.
Comunque, oggi, siamo ad una nuova pagina, tutta da scrivere. L’inaugurazione (quella vera) della “struttura Cimolai-Itinera” è prossima e – democraticamente, visto che la maggioranza dei cittadini ha progressivamente manifestato interesse per l’opera, dimenticandosi in fretta del precedente ponte – assumendomi l’onere dell’appellativo, lo chiamerò – per primo – “ponte Calvo”. Non solo. Spero in una pronta soluzione di una serie di problemi che sono emersi proprio con l’aumento delle presenze alle varie manifestazioni. Urge un piano parcheggi al di qua e al di là del ponte con chiare indicazioni per chi viene da fuori; c’è perplessità sui due accessi alla parte viabile del ponte, ritenendo la soluzione semaforica non adatta e foriera di ulteriori problemi.
Sull’accessibilità della struttura si sono già espresse benissimo le associazioni di volontariato collegate al mondo dei “diversamente abili” e a queste mi attengo. Resta un problema di inserimento nel tessuto urbanistico globale di quella parte di città… Questa specie di “zanna di elefante” piantata nel terreno mi pare poco adatta all’insieme se non armonizzata, specie con le parti architettoniche circostanti. So che è prossimo un intervento sui locali de “La Boccia” ma mi pare poco e, a questo punto, mi verrebbe da ripensare ad una qualche valorizzazione dell’edificio “razionalistico” del Provveditorato agli Studi e di alcuni d di alcun palazzi di inizio secolo che sono ancora visibili in mezzo allo sfasciume dei palazzoni post Seconda Guerra Mondiale, modello “realismo socialista”.
Discorso simile vale per i due curiosi edifici sul lato “Cittadella”, il c.d. “Ristorante Cinese” e il “Materassaio”. Anche qui ci sarebbe da armonizzare qualcosa…ma lascio ben volentieri a ‘creativi’ architetti la possibilità di intervento più o meno libero.
Già mi sono espresso riguardo ai “tronconi” di ponte precedente. Cosa che vale – allo stesso modo – per il nuovo “ponte Orti”: non ha senso tenere uno o due spezzoni di ponte, se poi non vi è un punto di spiegazione su cosa c’era prima, sulla storia dei passaggi sul Tanaro e sul perché delle demolizioni. Un ‘punto visita’ assolutamente da pensare a breve che dia spiegazioni e renda meno “freddo” e “casuale” l’incontro con questa “schiena di stegosauro”.
Ovviamente si aspettano segnali riguardo alle “aree di laminazione” che, ormai, tutti sanno fondamentali per aumentare il livello di sicurezza della città senza far ricadere a monte e a valle le quantità d’acqua “canalizzate” nel tratto cittadino; giusto per ripassare il concetto: “proprio perché costipate e non diminuite di forza, (queste acque sono ) ancor più pericolose per le zone vicine senza mega-arginature”.
Intendiamoci… si tratta solo di un suggerimento… non si vuole insegnare niente a nessuno. Se poi accadrà qualcosa di sgradevole…pazienza.
Se, tutto sommato, è abbastanza chiaro ciò che è successo al ponte Calvo, restano alcuni interrogativi in merito al futuro della “Cittadella 1728”. Ho avuto esperienza diretta di più concerti svolti in diversi punti della Cittadella (mirabile, fra gli altri quello organizzato una decina di anni fa dall’Orchestra Italiana di Renzo Arbore) e, ne sono convinto, la Cittadella può essere un ottimo spazio per spettacoli e concerti. Ho anche avuto modo di vedere/partecipare a spettacoli teatrali più o meno tradizionali con buona affluenza di pubblico, acustica accettabile e illuminazione sufficiente, pur nelle ristrettezze pre-Franceschini.
Quindi, anche dal punto di vista ‘spettacolare’ il pollice è girato verso l’alto. Ho sentito parlare di progetti (abbastanza ‘avanzati’ nelle ipotesi di massima) riguardanti grandi arene per happening di livello nazionale (se non internazionale) con quindici-ventimila spettatori. Operazione collegata ai circuiti musicali delle band che già si possono vedere/ascoltare all’Arena di Verona o al Circo Massimo a Roma… Su questo ho qualche perplessità… ma non vado oltre per rispetto a chi avrà – a breve – l’incombenza di una scelta strategica di indirizzo che non potrà che essere di grande condivisione da parte di tutta la cittadinanza. Chiederei, addirittura, di rovesciare la prassi degli “accordi” fra forze politiche opposte, costringendo queste ultime ad uniformarsi al “sentire popolare” che, una volta condivisa una decisione e compreso il valore della scelta, non torna indietro nemmeno con le cannonate. Sul come creare le condizioni per la “condivisione” potrei avere qualche suggerimento ma lascio liberi gli amministratori di esprimersi, spero, al meglio.
Ci sono, infine, due dati di fatto da cui non si dovrebbe recedere: l’importante trasferimento della Sovrintendenza Regionale MIBACT (Piemonte Sud) presso una delle palazzine di rappresentanza, un salto di qualità di enorme valore e, spero, la possibilità di avere un vero “campus” universitario presso le molte palazzine, una volta effettuata l’operazione di messa in sicurezza degli ambienti. Come è noto c’è già un progetto di recupero di “prima sicurezza” di coperture e di infissi esterni pari a quasi quattro milioni di euro che dovrebbe essere il primo a partire. Le motivazioni stanno nello stato di grave abbandono in cui versa l’insieme del bene “Cittadella 1728” e nella necessità di intervenire complessivamente con una sola “mano tecnica” per evitare sprechi e lavori non armonici.
Lascerei stare operazioni di “immagine” come quelle ipotizzate su fossati circostanti e altre parti da destinare a parco (?). Meglio concentrare le risorse sulla messa in sicurezza della struttura e su un primo coinvolgimento concreto di chi opera da anni in Cittadella come il FAI o il corpo dei Bersaglieri, precisandone compiti e mansioni secondo un piano logico e coordinato (anche con le altre associazioni che si impegneranno in termini precisi per la tutela e la promozione del bene Cittadella).
Complimenti a chi ha portato migliaia di persone di ogni età, ciclisti, espositori vari e mastri birrai…. il percorso però è ancora lungo e necessita di idee chiare e strategie condivise…. Vedremo.