di Enrico Sozzetti
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Mentre chi programma seriamente lavora guardando a un orizzonte lontano, per l’asfittica Fondazione Slala (Sistema logistico del nord ovest d’Italia) con sede a Palazzo Monferrato, ad Alessandria, e guidata da Bruno Binasco e diretta da Antonino Andronico (il contratto di collaborazione a progetto risulta scaduto il 31 marzo), la massima prospettiva temporale è quella del 30 giugno. E’ questo il tempo che si è presa la Fondazione per le “ultime verifiche politiche con Regione Piemonte, Rfi e Gruppo Fs, governo” per capire “se c’è ancora uno spazio per operare un intervento da parte di Slala e degli enti locali che la sostengono”. Slala è sostenuta da Porto di Savona, Camera di Commercio di Savona, Comune di Alessandria, Camera di Commercio di Alessandria, Provincia di Alessandria, Comune di Novi Ligure, Comune di Tortona, Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria. Le parole di uno dei membri del consiglio di amministrazione sono poche e chiare. E, bisogna rilevarlo, stridenti rispetto a quello che accade nel mondo che circonda la Fondazione ideata da chi, ormai anni fa, una idea di sviluppo del territorio almeno l’aveva avuta e alcuni strumenti i programmazione erano stati anche predisposti.
Slala si è data la fine di giugno come termine massimo per decidere se sopravvivere o se celebrare definitivamente il funerale. Giugno, il mese che si apre (esattamente il 1°), a diciassette anni dopo la prima esplosione nel cunicolo principale, con l’inaugurazione del tunnel del Gottardo (in Svizzera, anche se Matteo Renzi è riuscito a dire che il merito è dell’Italia) che è la galleria ferroviaria (57 chilometri) più lunga del mondo.
E mentre in territorio elvetico si concretizza l’ennesimo progetto presentato una ventina di anni fa anche alla delegazione alessandrina che proprio in Svizzera, a Basilea, aveva presentato i primi progetti logistici e intermodali del territorio, insieme al nascente sistema genovese, la Fondazione Slala tenta di organizzare almeno un incontro con Iolanda Romano, commissario del Terzo valico ferroviario. Cosa possano raccontarsi, non è chiaro.
Intanto secondo alcune indiscrezioni, Rita Rossa, nei doppi panni di sindaco di Alessandria e presidente della Provincia, avrebbe inviato al presidente del Consiglio dei ministri un messaggio per anticipare che lo vuole incontrare.
Fabrizio Palenzona, vicepresidente di Unicredit, lo aveva detto chiaramente durante un recente convegno organizzato già in funzione del voto del 2017 per il Comune di Alessandria, quando ha invitato gli amministratori locali, e Rita Rossa per prima, ad andare da Matteo Renzi e da Graziano Delrio, rispettivamente presidente del Consiglio e ministro delle Infrastrutture e trasporti, dicendo che “se si vuole programmare il futuro, bisogna sapere cosa vuole fare l’Italia con i porti e i trasporti”. Poi per fare funzionare il territorio “ci vogliono i porti liguri e una governance di grandi operatori della logistica” e sono necessarie le alleanze con gli operatori. Chiaro che ci devono essere precise condizioni di affidabilità dei territori e competenze vere messe in campo. Oltre a “una gestione integrata con le tecnologie e la interconnessione”, le stesse che la Slala di Palenzona aveva tentato di mettere in campo, ma che si sono perse con il cambio di passo della Fondazione, ora guidata da Binasco, dopo che una parte del sistema locale aveva di fatto voltato le spalle a Palenzona. La Provincia guidata da Paolo Filippi pensava di essere sufficientemente matura per andare avanti da sola. Ma non è proprio andata così. E Slala è lontanissima anni luce da quella che tempo fa ha rappresentato uno strumento autorevole della programmazione territoriale.
Come sia andata è sotto gli occhi di tutti. Il deserto di idee e di progetti, il deserto di iniziative, l’incapacità di essere un soggetto riconosciuto del ‘sistema Alessandria’ è evidente. Un ‘sistema’ che continua peraltro ad alimentarsi in modo autoreferenziale, ma la sfida con il mondo globale è un’altra cosa.