L’aplomb è britannico/monferrino, e aspettarsi da Luigi Buzzi, presidente provinciale di Confindustria (e ai vertici della Buzzi Unicem, multinazionale del cemento con radici e ‘cuore pulsante’ a Casale Monferrato), un intervento ‘a gamba tesa’, rispetto alla recente polemica tra chi amministra Palazzo Rosso e gli industriali, forse sarebbe troppo. Ma Confindustria certamente non ha gradito certi toni, e sia pur con ragionamento pacato e improntato alla ragionevolezza, in un incontro a margine della presentazione dei dati trimestrali sull’andamento del mercato in provincia, il presidente Buzzi ci aiuta a fare chiarezza su ruoli e responsabilità rispetto all’ormai ultra-analizzata (ma assai poco praticata nei fatti) cabina di regia del territorio. Dedicando però soprattutto l’attenzione al ‘campo lungo’ e agli scenari economici, e alla necessità di affrontare il futuro puntando su innovazione, flessibilità, entusiasmo ma anche capacità previsionale.
Presidente, i dati dell’ultima vostra trimestrale appaiono complessivamente incoraggianti, eppure in tanti faticano a vederla, la tanto attesa ripresa. Come stanno davvero le cose?
Tutti i principali indicatori, sia nazionali che locali, e le analisi dei nostri uffici studi, centrale e territoriale, sono sostanzialmente concordi: alcuni segnali positivi ci sono, è fuori discussione. Effetto certamente anche di riforme che Confindustria ha apprezzato e condiviso, penso in primis al jobs act. Rimane però una forte incertezza di fondo, legata allo scenario mondiale ed europeo che tutti conosciamo. Per cui fare previsioni a medio lungo è estremamente complicato: si rischia inevitabilmente di essere smentiti dopo sei mesi.
L’imprenditoria alessandrina ha avuto poco coraggio in questi anni, e si sente in qualche modo compartecipe di un declino, o quantomeno di una serie di occasioni perdute, come qualcuno ha lasciato intendere anche di recente, o c’è un’altra storia da raccontare?
Gli imprenditori non fanno politica, ovviamente, e non sta a loro gestire il territorio, e la sua programmazione: quello è compito di altri. Noi dobbiamo pensare a far crescere le nostre aziende, attraverso progetti e investimenti privati, che se hanno successo generano benefiche ricadute complessive. In questi anni di oggettiva crisi, l’imprenditoria alessandrina, intesa in senso provinciale, ha complessivamente retto bene all’urto, puntando molto su innovazione, ed export. Non faccio esempi singoli, ma posso assicurare che i nostri tecnici, monitorando in maniera costante i diversi distretti del territorio, rilevano costantemente l’esistenza e lo sviluppo di vere eccellenze.
Da tempo si discute di governance del territorio, e della famosa o fantomatica cabina di regia: che manca nell’alessandrino da molto tempo, per cui ognuno tende un po’ a far per sé, e questo finisce col renderci poco competitivi e ‘attrattivi’: o così spesso ci sembra. Ma se si deve fare maggiormente ‘squadra’, a chi spetta il ruolo di primus inter pares?
La gestione del territorio, e la creazione di condizioni che consentano a tutti, imprese e cittadini, di vivere e lavorare in una realtà che funziona è compito delle istituzioni pubbliche, ai diversi livelli: regione, provincia, comuni. La riforma delle province, che pure ci ha visti favorevoli, indubbiamente sul fronte operativo qualche limite attuativo l’ha manifestato, e questo ha generato rallentamenti, disagi, vuoti di competenza. Ma farei anche un passo indietro: è dalla seconda metà degli anni Novanta, quindi da molto prima della recente riforma, che le Province in Italia hanno via via visto indebolirsi la loro importante funzione di programmazione territoriale. Ad Alessandria il Cedres (Centro Studi Statistici, ndr), anche perché guidato da una figura importante come quella di Carlo Beltrame, portò importanti elementi di innovazione. Successivamente c’è stato un tentativo di ‘surroga’, con lo sviluppo dei diversi piani strategici comunali. Qualcuno anche ben fatto: ma appunto già in una visione particolaristica, che non è quel che ci serve oggi.
In queste settimane tiene banco il caso Amazon, alla ricerca a quanto pare di una nuova (e ampia, si parla di 300 mila metri quadrati) sede piemontese, e tra le pretendenti ci sarebbe Casale Monferrato. La stessa Casale, peraltro, che ha visto recentemente una vivace polemica, su questo fronte, tra amministrazione comunale e un importante gruppo di casa nostra, mentre Bistefani se ne va. Tutto questo a Casale, ad Alessandria calma piatta…
Quel che oggi gli imprenditori cercano in un territorio sono condizioni interessanti dal punto di vista strutturale e logistico (e la nostra provincia ha una serie di caratteristiche molto appetibili), ma anche una flessibilità e rapidità burocratico/decisionale che spesso si fa fatica a cogliere. Non necessariamente per colpa di singole amministrazioni comunali: è proprio il sistema delle regole che va snellito per tornare ad essere competitivi.
In provincia esistono diversi distretti territoriali, con caratteristiche anche molto peculiari. Ce n’è uno degno di una particolare menzione per come sta reagendo alla crisi?
Mi viene in mente Valenza, con il suo distretto dell’oro. Su questo versante Confindustria ha fatto e sta facendo un investimento importante: ci siamo fatti carico delle attività dell’Aov, le cui imprese associate sono oggi nostre iscritte. E abbiamo segnali importanti che ci mostrano come la filiera orafa abbia senz’altro ampie potenzialità, e la capacità di acquisire nuovi spazi di mercato.
Il suo, presidente, è un importante gruppo internazionale, con attività in buona parte all’estero: sono così forti le differenze, per un’impresa industriale, tra operare in Italia, o in altri paesi?
Purtroppo sì: il mio gruppo ormai fattura il 90% all’estero, pur avendo intenzione di continuare ad investire anche da noi. E’ indubbio che oggi in Italia esistono però elementi, dal costo dell’energia agli impedimenti e all’incertezza della burocrazia, che rappresentano un freno per chi avrebbe intenzione di crescere, e di realizzare nuovi investimenti.
Ultima riflessione: a che punto è la riorganizzazione di Confindustria in Piemonte?
Confindustria Alessandria è una realtà forte e solida, che si sta confrontando con le altre realtà piemontesi, per muoversi in quell’ottica aggregativa che caratterizzerà in questi anni tutti i corpi intermedi. Non ci interessano scelte frettolose, ed essendo realtà privata possiamo ovviamente decidere di muoverci nella direzione che preferiamo. Rimane invece una perplessità sul fatto che la Regione Piemonte non abbia dato indicazioni stringenti ad una serie di soggetti pubblici che, in teoria, potrebbero decidere ognuno per soluzioni aggregative tra loro differenti. Per i singoli cittadini, ma anche per le imprese, questo potrebbe signifare, in prospettiva, muoversi all’interno di uno scenario ancora più articolato e confuso di oggi: anche se naturalmente speriamo che così no sia.
Ettore Grassano