Il Terzo Valico è una di quelle ‘grandi opere’ che inevitabilmente spaccano l’opinione pubblica: indispensabile strumento di modernizzazione (e motore dell’economia grazie all’enorme investimento di denaro pubblico) per qualcuno, scempio ambientale, e grande ‘mangiatoia’ in cui di denaro pubblico se ne sprecherà assai più del necessario, e a beneficio dei soliti noti, per altri.
In genere in questi casi vincono i primi, i modernizzatori. E però nel medio lungo periodo si dimostra che anche i secondi, i criticoni, un po’ di ragioni le avevano, eccome.
Certamente, se davvero il mega progetto partirà, e sarà realizzato nei 95 mesi più 3 annunciati (insomma, diciamo una decina d’anni e non se ne parla più), il grande business lo farà Impregilo, società del gruppo Gavio che guida il consorzio Cociv. Che del resto è un grande player del comparto infrastrutture, con tutte le carte in regola per affrontare una simile sfida.
Che poi per la comunità e il territorio il Terzo Valico valga i 7 miliardi di denaro pubblico che saranno investiti, beh questo può senz’altro essere oggetto di diverse valutazioni.
Naturalmente quel che si dice sul rapporto tra il gruppo Gavio, che ha le sue storiche radici nel tortonese, e il nostro territorio lo sappiamo tutti.
Ricordo che, parecchi anni fa, in occasione di una tornata elettorale in provincia, girava la battuta che in corsa c’erano Gavio contro Gavio, per sottolineare l’estrema vicinanza di entrambi i candidati al gruppo imprenditoriale. Va da sè che vinse Gavio.
Io non mi scandalizzo, naturalmente finché si resta nell’ambito del rispetto delle regole. Che poi in Italia, si sa, le regole sono elastiche assai, e derogabili spesso.
Però che siamo criticoni è vero: ci sono aree del Paese dove la presenza di un grande gruppo imprenditoriale viene vissuta con orgoglio, mentre da noi, a ragione o a torto, trionfa lo scetticismo, e il complottismo.
L’altro giorno, ad esempio, mi è capitato di leggere questo articolo, che vi linko.
Secondo il quale, in sostanza, l’importante è partecipare. Che poi, in qualche modo, si vince sempre.
E. G.