di Enrico Sozzetti
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La provincia che crede in se stessa c’è. Eccome. C’è in agricoltura, nell’industria, nei servizi. C’è con imprese di qualità e una serie di comparti che rappresentano punte di diamante dell’innovazione. Alessandria è questa: triste e nebulosa sul fronte della gestione pubblica, vivace e ben strutturata sul fronte privato. Certo, l’analisi va fatta al netto di una economia in profondo cambiamento e che fra l’altro ha quasi spazzato via il sistema imprenditoriale privato interamente legato all’economia ‘pubblica’. Ma proprio al netto di un bilancio che ha lasciato sul campo imprenditori, lavoratori, belle realtà aziendali, si può registrare una rinnovata (e profondamente cambiata) situazione economica. Una delle forze del territorio alessandrino è il settore primario in tutte le declinazioni e quello dei servizi al turismo. C’è tutto un territorio di cui si parla poco, troppo poco. Per fortuna, da fuori, le attenzioni sono ben diverse. Due esempi dall’estremo oriente: ‘Il Nipposario’, sezione del sito http://www.ilgolosario.it, dedicata al pubblico giapponese ha superato i centomila contatti racconta Paolo Massobrio, fondatore del Club di Papillon. È un risultato importante, che potrà replicarsi il 20 aprile con l’uscita di un nuovo articolo di Paolo Massobrio, dedicato al salame crudo piemontese in particolare alla muletta e al salame cucito in onore al Monferrato che pochi giorni prima ospita Golosaria (16 e 17 aprile). Dopo la nascita della sezione dedicata al Giappone sul ‘Golosario’ e la collaborazione editoriale con la rivista ‘Ryoritsushin’, la cultura giapponese arriva a ‘Golosaria Monferrato’ grazie a Cascina Cerola, ad Altavilla Monferrato, che il prossimo fine settimana sarà animata da una serie di eventi. Anche la gastronomia sarà presente e non mancherà una degustazione dei tè giapponesi. E domenica si aggiungeranno una serie di laboratori.
E la provincia di Alessandria è stata la meta preferita dei turisti cinesi nel 2015. Lo affermano i dati resi noti dall’Osservatorio regionale che segnano un più trenta per cento, pari a 8.348 arrivi nel territorio, superando anche quelli che hanno scelto Torino. “Sono numeri significativi che premiano l’azione svolta da Alexala (Agenzia turistica locale della provincia di Alessandria) con il progetto ‘Chinese Friendly Italy’ entrato nel quarto anno” afferma Sergio Guglielmero, presidente di Alexala. Nelle ultime settimane l’attività di promozione è proseguita all’insegna del mercato cinese con la partecipazione al ‘Matching China’ di Riccione e l’organizzazione di un educational tour con Cristina Lambiase, consulente esterna di Caissa, tour operator cinese per il mercato del lusso che comprende Borsalino e Andrè Maurice, considerati “marchi di fashion esclusivi”.
Poi c’è il vino. Sono quasi settanta i produttori dell’Alessandrino che partecipano all’edizione numero 50 di Vinitaly (10-13 aprile). Una presenza che è cambiata nel tempo, seguendo l’evoluzione della più grande fiera di settore in Italia e fra quelle di maggiore riferimento a livello internazionale. Significativa la riflessione che arriva dalla Cia (Confederazione italiana agricoltori) di Alessandria con il presidente Gian Piero Ameglio:”Il turismo sta aumentando e uno dei richiami principali è proprio il vino, che trova un mercato importante anche fuori dall’Italia. La produzione vinicola, oltre a offrire opportunità di business, trasmette valori di storia e cultura, sapori e profumi del territorio”. E Carlo Ricagni, direttore provinciale Cia, sottolinea come in provincia “sono cresciute le aziende che producono direttamente la bottiglia di vino. E’ aumentata la qualità e sono stati avviati anche momenti di aggregazione da parte dei produttori: ciò rivela la volontà di crescere e di valorizzare i vini di questa parte meno conosciuta del Piemonte viticolo”. La Cia è una delle organizzazioni più attente. Non a caso la sezione provinciale di Asti ha guidato il progetto Piemonte Barbera che proprio al Vinitaly vedrà il primo esordio nazionale e internazionale. Secondo i dati aggiornati della Regione il Piemonte conta 44.185 ettari di vigneto; 2.466.919 sono gli ettolitri prodotti nel 2015; 13.000 circa le aziende agricole a indirizzo vitivinicolo; 965 milioni di euro il valore dell’export di vino nel 2015. La produzione è esportata per circa il sessanta per cento (in particolare, 10,7 milioni di bottiglie di Gavi su 12,7 e 1,8 milioni di bottiglie di Brachetto d’Acqui su 4,4 milioni, rileva la Cia). Il vino è venduto per il settanta per cento nell’Unione europea, la quota rimanente nel resto del mondo.
In provincia non mancano aziende vitivinicole che stanno riconvertendo l’attività a biodinamica. Sono ancora un piccolo gruppo, ma stanno aumentando così come crescono le superfici. Nella zona di Gavi sono interessanti le esperienze della Tenuta San Pietro di Tassarolo, che ha trentacinque ettari di vigneto, e del vicino Castello di Tassarolo che possiede 20 ettari che circondano la cantina. Il mercato che riconosce di più il biodinamico è quello straniero, mentre gli italiani fanno più fatica.
Queste sono le storie belle della provincia. Perché l’Alessandrino non è solo ‘chiacchiere e distintivo’ come purtroppo avviene su molti fronti pubblici.