Castello di Tassarolo, Facchino, Franco Ivaldi, Gaggino, I Pola, La Ghibellina, Tenuta San Pietro, Saccoletto Daniele: sono tra i produttori associati Cia Alessandria che saranno presenti al Vinitaly 2016, la rassegna internazionale di riferimento del settore vitivinicolo, in svolgimento a Verona dal 10 al 13 aprile, che compie in questa edizione il cinquantesimo anno di svolgimento.
Questi produttori rappresentano i territori della nostra provincia e le DOCG più rappresentative di ciascuna zona; sono aziende non solamente di carattere familiare, tutte accomunate da un forte impegno per la qualità dei prodotti e la sostenibilità sul territorio, oltre ad avere ciascuna un’importante progettualità di sviluppo o consolidamento sui mercati internazionali, peculiarità del Vinitaly.
Un settore, quello del vino, tra i più dinamici dell’economia italiana che accanto ai segnali molto positivi dell’export non nasconde le ombre derivanti anche dalla legislazione europea sui diritti di impianto che, dal 2016, sono stati modificati con il sistema delle autorizzazioni.
Commenta Gian Piero Ameglio, presidente provinciale Cia Alessandria: “Il nostro territorio da sempre è legato ad una tradizione enogastronomica di eccellenza; il turismo in questa direzione sta sempre più aumentando e uno dei richiami principali è proprio il vino, che trova un mercato importante anche fuori dall’Italia. La nostra produzione vinicola, oltre a offrire opportunità di business, trasmette valori di storia e cultura, sapori e profumi del territorio”. Aggiunge
Carlo Ricagni, direttore provinciale: “Nella nostra provincia sono cresciute le aziende che producono direttamente la bottiglia di vino. E’ aumentata la qualità e sono stati avviati anche momenti di aggregazione da parte dei produttori: ciò rivela la volontà di crescere e di valorizzare i vini di questa parte meno conosciuta del Piemonte viticolo”.
Secondo i dati dell’Osservatorio del Vino, le aziende vitivinicole italiane sono circa 310 mila, il 21% sul totale delle imprese agricole; gli occupati sono circa un milione e 250 mila addetti in tutta la filiera; la produzione italiana del 2015 è stata di 47 milioni di ettolitri di vino, il 12% in più rispetto al 2014; gli ettari vitati in Italia sono oltre 637 mila; il fatturato complessivo nazionale delle aziende viticole si attesta sui 12,4 miliardi di euro (dato 2014).
Secondo i dati aggiornati della Regione (marzo 2016), in Piemonte ci sono 44.185 ettari di vigneto; 2.466.919 ettolitri prodotti nel 2015; 13.000 circa le aziende agricole a indirizzo vitivinicolo; 965 milioni di euro il valore dell’export di vino nel 2015: il Piemonte esporta circa il 60% di vino (in particolare, 10,7 milioni di bottiglie di Gavi su 12,7 e 1,8 milioni di bottiglie di Brachetto d’Acqui su 4,4 milioni), il 70% è assorbito dai Paesi UE, il restante 30% dai Paesi extra UE.
Vigneti e diritti reimpianto: la situazione provinciale dopo l’entrata della normativa europea
Con l’entrata in vigore, dal 1 gennaio 2016 (in vigore fino al 31 dicembre 2030), del decreto relativo al nuovo sistema di autorizzazioni per impianti viticoli – secondo l’attuazione della disciplina europea -, cambia la geografia dello scenario viticolo della provincia di Alessandria.
Questo strumento, che sostituisce il regime di limitazione agli impianti viticoli gestito attraverso il sistema dei ‘diritti di impianto e reimpianto’, permette il rilascio di autorizzazioni per l’impianto di nuovi vigneti, per i reimpianti e per convertire ed utilizzare i ‘vecchi’ diritti di reimpianto in possesso dei produttori. Si tratta di uno strumento di politica comunitaria attivato per mantenere in equilibrio domanda e offerta di vino europea.
Secondo i dati elaborati, la provincia di Alessandria ha trasferito circa 738 ettari di vigneto, 400 dei quali destinati fuori dal Piemonte e 338 rimasti all’interno della nostra regione.
Nel dettaglio, sul nostro territorio, ad esclusione del Gaviese e di una piccola parte dell’Acquese, la provincia di Alessandria è stata fortemente coinvolta nella cessione dei diritti.
La provincia piemontese cui è andata la maggior parte dei diritti ceduti è Cuneo, mentre Alessandria risulta essere quella che perso il maggior numero di ettari vitati in questa fase di cessione dei diritti.
Il territorio dell’Ovadese, insieme ad Alessandria, ha assistito ad una fuga dei diritti di reimpianto dal nostro territorio verso territori fuori regione, più “forti” ed organizzati, che godono di una situazione molto favorevole per la viticoltura, in particolare Veneto e Lombardia.
Spiega Italo Danielli, presidente del Consorzio di Tutela e Promozione dell’Ovada Docg e vicepresidente provinciale Cia Alessandria: “Le motivazioni che hanno spinto alcuni agricoltori a vendere i loro diritti di reimpianto sono date dalla mancanza di reddito soprattutto per chi vende le uve, dalla difficoltà di difesa dai danni provocati dagli ungulati e dallo scarso ricambio generazionale. Da questo momento dobbiamo ripartire: non dobbiamo perdere altre superfici a vigneto, ma ristrutturare le aziende orientate al vitivinicolo e l’intero settore”.
Dal 2016, l’unica possibilità per le aziende di incrementare la superficie vitivinicola sarà quella di attingere alla “riserva nazionale” in capo agli Stati Nazionali, che a regime avrà a disposizione l’1% rispetto alla superficie vitivinicola nazionale.
Queste autorizzazioni saranno concesse con una serie di criteri di priorità legati – ad esempio -, ai giovani, alle dimensioni aziendali, alla sostenibilità.