Un quadro misterioso (firmato Leonardo e raffigurante Isabella D’Este, Duchessa di Mantova), valutato la cifra ‘monstre’ di 120 milioni di sterline, ossia circa 160 milioni di euro. Ritenuto scomparso per circa 500 anni, e tornato alla luce nel 2013, in un caveau svizzero. E, nella vicenda, il ruolo determinante di un professionista di casa nostra, l’avvocato Fabio Garaventa, a dare un tocco di alessandrinità ad una vicenda di respiro internazionale.
“Sono strani incroci del destino – sottolinea l’avvocato Garaventa -: mi sto occupando professionalmente di questo quadro per coincidenze di vita e di lavoro. E certamente è una vicenda appassionante, e di dirompente rilievo non solo economico, ma artistico e culturale: attorno ad un quadro così si può costruire un grande museo internazionale, come la Gioconda con il Louvre”.
Vediamo allora di capire un po’ meglio di cosa si tratta.
Il dipinto fu commissionato da Isabella D’Este, Duchessa di Mantova, nei primi anni del ‘500, quando la nobildonna aveva raccolto intorno alla Corte dei Gonzaga alcuni tra i migliori interpreti del Rinascimento in ogni disciplina dell’arte. Tra gli altri anche l‘Ariosto, che avrebbe dedicato proprio a lei il poema dell’Orlando Furioso.
E già all’epoca l’opera ebbe un percorso tormentato: la commissione del quadro è infatti certificata da una corposa corrispondenza nella quale Isabella giunse a minacciare azioni legali nei confronti di Leonardo se non lo avesse finito e consegnato.
Tuttavia per ‘500 anni il quadro di fatto sparisce per ricomparire solo nel 2013 nella collezione di Emidia Cecchini di Pesaro, erede di una facoltosa famiglia che risiedeva tra il Principato di Monaco e la Svizzera.
Il quadro è stato sottoposto a sequestro per rogatoria internazionale dalla Procura di Pesaro e ad oggi è custodito in via cautelare presso il caveau di una Banca Svizzera a Lugano. Sarebbe stato promesso in vendita per una cifra pari a 120 milioni di sterline (circa 160 milioni di euro) ad un fondo londinese, transazione non passata inosservata e che ha avviato un procedimento penale con l’accusa di traffico di opere di rilevante valore artistico e nazionale.
Il collegio di difesa è composto appunto dall’avvocato Fabio Garaventa (che si occupa prevalentemente degli aspetti internazionali della vicenda) e dall’avvocato Achille Castignani del foro di Roma.
La proprietaria sostiene che il quadro sia sempre rimasto in Svizzera, sin dai primi del Novecento.
“A riprova – spiega l’avvocato Garaventa – la mia cliente ha prodotto una corposa documentazione, oltre alle autentiche del quadro a firma del professor Pedretti di Parma, massimo studioso di Leonardo sulla scena internazionale e di di laboratori di analisi stratigrafica”.
I legali in questi giorni hanno chiesto incidente probatorio sull’autenticità dell’opera e, certamente, la definitiva autentica, comprovata dallo stesso procedimento dell’Autorità Giudiziaria, rappresenterebbe un vero e proprio terremoto nel mondo dell’arte, riconsegnando l’opera alla storia ed alla fruizione pubblica, posto che la proprietaria è intenzionata a vendere al miglior offerente sulla scena internazionale. E certamente le offerte da ogni capo del mondo non mancano.
L’avvocato Fabio Garaventa aggiunge: “Siamo certi che ogni accusa cadrà a fronte della documentazione prodotta: il quadro deve restare in Svizzera dove fu custodito ben prima della approvazione della legge Bottai di tutela del patrimonio artistico nazionale. La mia cliente ha diritto a disporne come meglio crederà. Il fatto di essere italiano non mi pone problemi di sensi di colpa, anzi. Posto che Leonardo è un artista senza confini sarebbe assai importante che questa opera fondasse intorno a sè un grande museo, magari in Oriente, dove resterebbe comunque testimone della grandezza del genio e dell’arte italiana e magari, dispiace dirlo, anche meglio valorizzata”.