Se il marketing è donna funziona meglio [Il gusto del territorio]

Donne-imprenditricidi Eleonora Scafaro

 
Marketing e donne. Commercio al femminile, un capitale che va valorizzato per restituire al paese una nuova opportunità economica.

Uno degli appuntamenti inserito tra le iniziative alessandrine di ‘Marzo donna’, organizzato da Vittoria Poggio (presidente Terziario Donna e vice direttore di Confcommercio Alessandria) ha puntato sul ‘Marketing sensoriale nel fashion store’, un seminario formativo su come utilizzare i sensi per ottimizzare i risultati di vendita.

L’obiettivo, quindi, è quello di fornire strumenti per aumentare la clientela, valorizzare il prodotto e il territorio attraverso la stimolazione dei cinque sensi. Diventano, così, importanti il profumo, la musica, i colori, il gusto e il tatto.

Attraverso i sensi si crea un’atmosfera che mette a proprio agio il consumatore.

“Chi meglio delle donne, per natura più empatiche, più sensibili e ricettive a tutti i Poggio Vittoriasegnali, capaci di carpire le emozioni in modo veloce ed efficiente, può cogliere questi aspetti e condividerli con i colleghi” – afferma Vittoria Poggio, da sempre al fianco delle donne in ogni campo.

Le donne, sia nel marketing che nel commercio e in qualsiasi campo, costituiscono capitale. Un capitale che va sicuramente valorizzato: “Fanno impresa, le donne. Soprattutto in tempo di crisi – continua Vittoria. Per noi, da sempre, è tutto più difficile. Siamo dotate di una conoscenza che genera sempre nuove idee e siamo le vere protagoniste delle imprese, sfruttando le armi dell’economia”.

E non lo dice, così, tanto per dire: le carte ci sono e i numeri anche.
Uno studio di Unioncamere, infatti, riporta che nel 2015 le imprese ‘al femminile’ erano un milione e trecento mila, circa il 21,6 per cento delle imprese iscritte, con una crescita dello 0,45 per cento rispetto al 2014.

Il settore maggiormente occupato dalle imprese rosa è il terziario: “In media più di una impresa su cinque è composta da sole donne, in alcuni ambiti e regioni il peso sale vertiginosamente – commenta Vittoria Poggio -. Un grosso contributo la crescita lo danno le aziende unger trentacinque. Molte resistono alla crisi meglio delle imprese ‘maschili’. Puntare sulle donne, quindi, conviene, perché significa crescere di più”.

Convegno donneA dare ragione alla presidente del Terziario donna sono ancora i numeri.
Le proiezioni dell’Osce (Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa) rivelano che se la partecipazione femminile al lavoro raggiungesse quella maschile nel 2030, la forza lavoro italiana crescerebbe del 22,5 per cento e il PIL procapite salirebbe di un punto percentuale l’anno.

In un momento di grave crisi, costituito da cambiamenti repentini e profondi, le donne sono la risposta.
Hanno requisiti che il mercato richiede in questo momento, propongono un nuovo modo di fare impresa, molto più attento ai dettagli.

“La nostra nuova visione di mercato e impresa porta progetti ce guardano verso il futuro, anche se la strada resta in salita. Non mi è mai piaciuto il termine ‘imprese rosa’, l’impresa è impresa e basta. E’ però evidente che sulle donne ricada un carico sbilanciato. Dieci milioni di donne rinunciano ancora alla carriera per la famiglia e il quarantaquattro per cento di loro, in Italia, nel corso della loro vita hanno rinunciato al lavoro oppure non hanno potuto investire su un impiego per farsi carico degli impegni familiari”.

Anche se le donne che lavorano sono in crescita, un dato negativo lo registra l’Italia, appunto. Il tasso di occupazione femminile in Europa sfiora il sessanta per cento, quello italiano quattro punti sotto il cinquanta.

Anche la qualità del lavoro è peggiorata a causa dell’aumento del part – time involontario e, soprattutto, per la sovra istruzione. Molte donne (ma anche molti uomini), occupano posizioni lavorative non qualificate o che non corrispondono al percorso di studi effettuato. Effetto della crisi, purtroppo.

Emerge, inoltre, ancora molta discriminazione. Secondo i dati dell’Osservatorio del credito di Confcommercio, le donne ottengono meno credito, pagano più interessi, hanno tempi di risposta più dilatati e devono fornire maggiori garanzie.

“Questa è una difficoltà che tocca tutto il mondo imprenditoriale – precisa Vittoria Poggio – le difficoltà legate all’acceso al credito risultano più evidenti quando l’azienda è femminile. L’imprenditoria femminile è in fase di espansione, le banche quindi hanno grandi opportunità per questo settore. Credo che la minore propensione al rischio che, oltre alla creatività, caratterizza le imprenditrici, potrebbe spiegare almeno in parte una gestione del credito più prudente. Inoltre le donne hanno una maggiore attenzione verso lo stile di gestione e le questioni sociali e ambientali. La crescita dell’imprenditoria femminile potrebbe davvero dare un contributo importante per uno sviluppo economico sostenibile”.

Le donne, però, fanno spesso fatiche a raggiungere la leadership, a fare il capo, perché non riescono ad essere solidali tra loro, non fanno rete: “L’affermazione, per una donna, è un percorso accidentato a causa dei tanti luoghi comuni, ostacoli mentali che rallentano la corsa. Il merito però non ha sesso e il successo non deve essere una questione di genere; occorre esercitare democraticamente il principio sacrosanto del merito, è questa la vera sfida di un paese evoluto e democratico”!

La presenza di donne nei posti di potere e decisionali ha, comunque, guadagnato incrementi complessivi, grazie anche all’introduzione di norme a tutela della rappresentanza. Le criticità rimangono, i pregiudizi sono ancora tanti, spesso ci si scontra con limiti culturali.

Alessandria ha registrato un elevato incremento di imprese al femminile, tante le consulenze richieste all’Associazione commercianti per avviare un’attività, anche da parte di giovani donne.

La parità tra uomo e donna dovrebbe essere tale in ogni campo. Ad oggi non è ancora così. La donna porta un valore aggiunto alla società e all’economia, Vittoria Poggio lo dimostra molto bene quando parla di marketing e di commercio.

L’affermazione professionale va di pari passo con la famiglia.
La parità sarà davvero raggiunta, però, quando non ci sarà più bisogno di scrivere di queste cose.