“L’errore più grave che commettono molti disabili, almeno tra quelli che conosco, è di frequentarsi soltanto fra loro, per una forma di paura, e di ricerca di protezione, anche comprensibile. Io però da sempre faccio esattamente il contrario. Frequento tanti contesti e gruppi diversi, senza curarmi gran che del fatto che si tratti di vedenti o non vedenti: basta che siano persone in gamba, e con voglia di fare, e di vivere”. Con Valter Scarfìa il tempo sembra essersi fermato: lo rincontriamo di persona dopo più di vent’anni, e ci ritroviamo davanti lo stesso ragazzo di allora, con il gusto della battuta, della risata e della provocazione (“ma questa non scriverla dai, o mi tolgono il saluto”).
Soprattutto Valter, non vedente dalla nascita, ha saputo fare del suo handicap una forza, e ha sviluppato nel tempo capacità e competenze che ha messo e mette costantemente al servizio degli altri. Laureatosi in Giurisprudenza in tempi ormai lontani (e quando certamente gli ausili per un non vedente che volesse compiere studi avanzati erano assai meno di oggi), Scarfìa coltiva da sempre una forte passione per le tecnologie: lo ricordiamo alle prese, già nei primi anni Novanta, con i primi pc dell’epoca muniti di sintetizzatore vocale, e lo ritroviamo ora con una ‘consolle’ domestica multimediale, che gli consente di navigare su Internet tramite computer fisso e smartphone, di ricevere, ascoltare e inviare messaggi in tempo reale (“anche troppi: in certi giorni sono inondato, e cerco di non farmi travolgere”), e insomma di vivere pienamente il nostro tempo, davvero senza barriere e costantemente proiettato sul futuro.
“Sai com’è fatto un bastone elettronico? Vieni, che te lo mostro”. E così scopriamo che oggi, con un bastone che ha incorporato un piccolo radar, e al contempo indossando se lo desidera una cuffia connessa al web tramite cellulare, un non vedente può tranquillamente muoversi in autonomia, anche in strade che non conosce: “ma non facciamola troppo facile – sorride Valter -, perchè le tecnologie sono un supporto importante, ma la realtà poi rimane complicata e anche l’uso del bastone bianco implica un addestramento. Spostarsi da soli in territori non conosciuti non è facile: va meglio nelle vie del centro storico, naturalmente. Ma i rischi, soprattutto a causa del traffico delle auto, sono davvero tanti”.
Alessandria come è messa, sul fronte della mobilità, per un non vedente? “Direi male: credo che esista in città un solo semaforo sonoro, che non funziona neppure regolarmente. In Spagna, per dire, la segnaletica sonora è l’abc quasi ovunque. Non alle Canarie invece, dove sono stato di recente: posto splendido, ma che ignora le esigenze dei disabili”. E per chi deve spostarsi, in Alessandria, quali sono i servizi? “Personalmente, pagando una quota annuale assolutamente modesta, beneficio del pulmino ATM, che funziona bene, anche se ovviamente ha orari limitati. Al lavoro in ospedale (dove Scarfìa è centralinista da molti anni, ndr) vado e vengo in autobus tutte le volte che posso: ma ovviamente per spostamenti in orari diversi diventano fondamentali famigliari e amici. Non sarebbe male se con il servizio taxi si riuscisse a trovare un accordo su tariffe ragionevoli: attualmente, per spostamenti in città, sono un po’ troppo cari”.
Valter Scarfia è una personalità di rilievo (“e in qualche caso anche scomoda”) all’interno dell’Unione Italiana Ciechi, di cui è vice presidente regionale, con delega all’informatica e alle tecnologie. “La tecnologia è fondamentale, consente davvero di abbattere molte barriere, e di operare nella direzione di una sempre maggior integrazione. Ma ci sono ancora tanti non vedenti, e non solo tra gli anziani, che faticano a comprenderlo. Oppure ragazzi che imparano ad utilizzare solo i social, e poi si iscrivono a gruppi ‘chiusi’, riservati ai non vedenti. Ma la tecnologia deve essere usata assolutamente all’opposto: per uscire dall’isolamento, dal ghetto. Per integrarsi, non per creare nuove forme di apartheid”.
Scarfia è anche direttore dell’Irifor di Alessandria, la struttura che si occupa di ricerca, formazione e riabilitazione per la disabilità visiva: “Facciamo corsi individuali e collettivi, non solo per i non vedenti, ma per i loro famigliari, e per i volontari”. Capitolo, questo piuttosto delicato: “da quando gli obiettori di coscienza sono stati sostituiti dal volontariato sociale retribuito, occorre presentare progetti adeguati, affinché siano finanziati. E questo genera inevitabilmente squilibri: basti pensare che ci sono realtà, come Biella, che hanno una decina di operatori in servizio, e chi ne ha uno solo”.
Torino, dal punto di vista dei servizi per i non vedenti, è certamente all’avanguardia, e più avanti di Alessandria: “Quando arrivo a Porta Nuova in treno, c’è sempre un volontario ad aspettarmi alla discesa dal treno, che poi mi accompagna ai vari appuntamenti, fino al rientro ad Alessandria. Non solo: ci sono realtà culturali di eccellenza, come il Museo del Cinema (ma anche il Museo del Mare a Genova) che ormai sono interamente accessibili e fruibili per i non vedenti. Ad Alessandria su questo fronte siamo ancora arretrati, ma un gruppo di persone, che poi sono quelle che lo scorso anno diedero vita ad Abilitando, stanno lavorando a diversi progetti, tra cui una App grazie alla quale sarà possibile creare un percorso per i non vedenti nell’ambito dei prossimi eventi sulla Bici, in programma ad Alessandria. L’idea è poi di utilizzare queste applicazioni in maniera stabile, per le iniziative successive”.
Valter Scarfia ha allestito con altri soci lo stand della Uici alessandrina ad Abilitando, e anche su youtube si trovano facilmente video in cui il direttore di Irifor Alessandria svolge una preziosa attività di divulgatore tecnologico.
“Ma non basta mai – conclude -, e sono sempre più numerose le persone non vedenti che, a fronte delle nuove tecnologie web, smartphone e simili hanno necessità di consulenza personalizzata, per essere guidate all’utilizzo. Impensabile raggiungere tutti a domicilio, o pretendere che per ogni singolo minimo problema prendano appuntamento all’Irifor, o alla Uici per cui stiamo cercando di allestire, a livello regionale, un gruppo di esperti disponibili in rete, in grado di offrire supporto, e addirittura di intervenire da remoto sui singoli applicativi a casa di chi ha necessità, e sistemarli. In questo modo spero anche di ridurre un po’ le richieste di intervento a livello personale: perché confesso, certi giorni sono davvero in apnea!”
Ettore Grassano