La Borsalino ‘svizzera’ riparte dalle radici. Alessandria ci crederà? [Centosessantacaratteri]

Sozzetti Enricodi Enrico Sozzetti
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Qualunque città non avrebbe lasciato abbattere il vecchio stabilimento, oppure comprare un marchio storico da imprenditori di fuori e per giunta non del settore. O, ancora, non sarebbe stata del tutto incapace di creare un museo degno di questo nome per un prodotto celebrato in tutto il mondo. Alessandria è questo. Ma è anche la città in cui è nato il cappello Borsalino. In cui si è sviluppato un modello di One Company Town che per alcuni decenni ha legato in modo indissolubile lo sviluppo al nome dello storico cappellificio. E’ una città in cui all’interno del vecchio stabilimento Borsalino sono nate e sviluppate esperienze sindacali e di relazione fra le parti sociali che hanno poi attecchito in molte altre zone d’Italia.

Archiviate le pagine più buie di una gestione industriale da dimenticare, Camperio Borsalinooggi per l’azienda si apre una pagina nuova. Quella che vuole scrivere Philippe Camperio, 44 anni, imprenditore italo-ginevrino (la famiglia è originaria milanese), attivo nel settore del lusso. Via libera, allora. Per un marchio che vuole tornare a crescere, mantenendo il cuore pulsante ad Alessandria. Camperio ci crede. E’ svizzero, ma si sente già ‘alessandrino’. Senza dubbi. E racconta, in un italiano dalle profonde inflessioni francesi e dalla ritmica linguistica inglese, i punti fermi del piano industriale. Sviluppare la produzione perché la domanda è alta, ma l’offerta è insufficiente, e per questo ha già acquistato una macchina nuova del valore di ventimila euro. Gli investimenti punteranno ad alzare il livello della qualità del prodotto. Con gli attuali 105 dipendenti che saranno destinati a crescere, se tutto andrà bene.

Intanto l’azienda prepara feste e iniziative, proprio ad Alessandria: il 13 aprile verrà proiettato il documentario che era stato presentato l’anno scorso al Torino Film Festival e che è dedicato alla storia dell’azienda alessandrina che ha oltre 160 anni. Nell’aprile del 2017 è previsto il grande festeggiamento per il compleanno e per l’apertura del museo. Sempre l’anno prossimo, apertura di una sede con showroom a New York, nel quartiere di Soho. L’obiettivo è entrare con decisione nel mercato statunitense, per poi partire alla conquista dell’Estremo Oriente, Cina per prima. Obiettivi anche sul Nord Europa, con quest’area di mercato affidata a un manager di origine italo-tedesca che arriva da Burberry. Le stime di investimento oscillano fra i cinquecentomila e il milione di euro per una azione di marketing e di riposizionamento di mercato che intende portare il cappello Borsalino nel mondo del fashion, uscendo da quello dell’abbigliamento.

Borsalino cappelliChissà cosa farà Alessandria? Sulla carta gli impegni sono forti: sostenere l’azienda, creare il nuovo spazio museale a Palazzo Borsalino per dare una vetrina all’onore del mondo alla storica fabbrica di cappelli e assicurare lo spazio di cui ha legittimamente bisogno l’università.

Tutti si stringeranno intorno a Philippe Camperio in occasione della proiezione del film e dell’aperitivo per i duecento invitati, appositamente selezionati, che si ritroveranno a Palazzo Monferrato. Tutti saranno presenti agli eventi per i 160 anni del marchio più famoso. Quanti si faranno invece vedere quando sarà necessario risolvere i problemi quotidiani, l’ordinaria amministrazione, il lavoro che genera lavoro, ma che non garantisce ribalte mediatiche? L’avvicinarsi dell’anno elettorale per il capoluogo potrebbe essere una occasione unica da sfruttare oppure una sciagura. Dipenderà dalla serietà e dalla competenza della politica. Che purtroppo non ha mai brillato in tempi recenti in quanto a sostegno del mondo delle imprese.